Er còllera mòribbus – alle pandemie reagiamo allo stesso modo (1)


Era il 1835
e il colera, che aveva devastato l’Europa, cominciava a penetrare in Italia.
Gioachino Belli scrisse, nei mesi che vanno dall’Agosto del 1835 al dicembre 1836, ben 34 sonetti, che legati insieme formavano un poemetto , a cui diede il titolo di Er còllera mòribbus.
I sonetti, erano come una lunga discussione in una osteria di Roma, e ben descrivevano le reazioni del popolo di fronte a quel morbo.
Nei sonetti le reazioni popolari che oggi possiamo ritrovare, sotto tanti aspetti, nel percorso della pandemia di Covid 19 che assilla la nostra epoca: la iniziale incredulità all’avanzare del morbo, il mettere in relazione il morbo con la collera divina e con cattivi comportamenti umani, le divergenti posizioni dei medici, le teorie del complotto, le barriere tra zone limitrofe, il biasimare i comportamenti del Potere. Pare che tutto oggi si ripeta.

 Qui di seguito il primo dei sonetti, I SUCCESSIVI ai seguenti link: (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)(9) (10) (11) (12) (13) (14) (15) (16) (17) (18) (19) (20) (21) 

Er còllera mòribbus  (1)

 

(Converzazzione a l’osteria de la ggènzola          (conversazione a l’osteria della Genzola (2)
indisposta e ariccontata                                           disposta e raccontata
co ttrentaquattro sonetti, e tutti de grinza)         con 34 sonetti, e tutti in tema) (3)

 

 

(della incredulità – qui da noi non arriva – espedienti contro il morbo -  n.d.r.)

 

Bbasta, o sse chiami còllera o ccollèra,                     Basta, o si chiami còllera o colèra,            
io sce ggiuco la testa s’un baiocco                             io ci gioco la testa di una moneta
che sta pidemeria sarvo me tocco,                             che questa epidemia salvo dove mi tocco (4),
cqua da noi nun ce viè, sippuro è vvera.                    qua da noi non ci viene, seppure e vera.
             
     Nun zentite l’editto? che cchi spera                    …Non sentite l’editto? che chi spera (5)
ne la Madon de mezz’agosto è un sciocco               nella Madonna di mezz’agosto è uno sciocco
si nn’ha ppavura? E cce vò ddunque un gnocco,     se ne ha paura? E ci vuole dunque un babbeo,
sor Marchionne, a accorasse  in sta maggnera.   sig. Marchionne, ad accorarsi in questa maniera.
              
     Disce: ma a Nninza fa ppiazza pulita.                    Dice: ma a Nizza fa piazza pulita.
Seggno che cqueli matti mmaledetti                            Segno che quei matti maledetti
nun zesanno avé ccura de la vita.                                 non si s’ hanno aver cura della vita.
              
     S’invesce de cordoni e lazzaretti                          Se invece di cordoni e lazzaretti
se sfrustassino er culo ar Caravita,                            si frustassero il culo al Caravita, (6)
poteríano bbruscià ppuro li letti.                                potrebbero bruciare pure i letti.

  4 agosto 1835

   (1 ) Negli anni trenta dell'Ottocento, quando il colera iniziò ad aggirarsi per l'Europa, le autorità sanitarie e i governi degli Stati italiani cominciarono a tutelarsi. Gli Stati impegnati nei traffici commerciali con altre nazioni, come ad esempio il Regno di Sardegna e il Regno delle due Sicilie, istituirono cordoni sanitari marittimi e definirono i giorni di quarantena  per le imbarcazioni provenienti da zone infette e sospette. Altri governi, come quello toscano, inviarono alcuni medici nei Paesi europei colpiti dall'epidemia per studiare il decorso della malattia e le misure da essi adottate. I provvedimenti presi erano i buona sostanza quelli già sperimentati ai tempi della peste. Quando l'epidemia scoppiò in Francia.  il  ducato di Parma ordinò di disinfettare tutte le lettere e i pacchi che provenivano da essa. Carlo Alberto ordinò alle truppe di stendere un cordone sanitario terrestre da Sanremo a Ventimiglia e da Cuneo a Nizza  . Furono adottate leggi che punivano con la morte tutti coloro che violavano i cordoni marittimi e terrestri e che aggiravano le disposizioni sanitarie. Nel luglio del 1835 quando il colera era ormai al confine quasi tutti gli Stati, soprattutto quelli al nord, riorganizzarono il sistema di lazzaretti  consapevoli che le misure adottate non sarebbero riuscite a risparmiare l'Italia dal colera. (da wikipedia)

2 Osteria della Giuggiola in Trastevere Roma.

3 grinza:  piega

4 toccarsi come scongiuro

5  L’editto a cui fa riferimento è quello del Cardinale Odescalchi, Vicario di Roma, con il quale si decretava una novena straordinaria in 16 chiese e negli oratori  notturni per scongiurare l’epidemia –per la festa dell’Assunta.

6  Invece di fare cordoni sanitari e lazzaretti dovrebbero andare a fare penitenza al Caravita – Oratorio notturno in Roma dove gli uomini s’infliggevano penitenze frustandosi  al buio con relativi inconvenienti.

Traduzione e note a cura di Maria Luisa Ferrantelli e Francesco Zaffuto

Immagine – Un Baiocco dello Stato Pontificio del 1835.

Post inserito il 12/11/20

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