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di Gioachino
Belli
Er
còllera mòribbus
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Er còllera mòribbus
23° (il rimedio del bevitore … n.d.r.)
Io me sò stato
zzitto inzin’adesso Io
mi sono stato zitto fino adesso
pe ffà pparlà sta bbella compaggnia. per fare parlare questa bella
compagnia.
Mó vvojjo crede che mme sii promesso Ora voglio credere che mi sia permesso
doppo quelle dell’antri er dí la mia. dopo quelle degli altri dire
la mia.
Volenno arraggionà, st’ammalatia, Volendo ragionare, questa
malattia,
ciovè sta colla-morbida, a un dipresso cioè questa colla-morbida, pressappoco
pe cquer che ssento dí pare che ssia per quel che sento dire pare che
sia
un’usscita che vvadi pe ssuccesso. (1) un’uscita che vada per il cesso.
Bbè, la diarella, ossii la cacarella, Bbè, la diarrea, ossia la
cacarella,
tutti sanno che vviè da debbolezza tutti sanno che viene da
debolezza
d’intestibbili oppuro de bbudella. d’intestini oppure di
budella.
Quanno sta verità ss’è bben capita, Quando questa verità si è ben
capita,
o er male nun ze piija, o ss’arippezza o il male non si piglia, o gli si
rappezza
co ’na bbona fujjetta d’acquavita.(1) con una buona foglietta
d’acquavite.
8 settembre 1835
· Sonetto legato al successivo 24°
1 Secesso parola arcaica per dire evacuazione qui suona come sul cesso.
2 Foglietta, misura di circa mezzo litro.
Traduzione e note a cura di Maria Luisa Ferrantelli e Francesco Zaffut
Immagine da internet: foglietta di vino
Post inserito il 30/11/20
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