Pare che una lettera di
26 donne che convivono con preti sia stata fatta recapitare al Papa.
Lasciamo il Papa alle sue
riflessioni sull’argomento e andiamoci a rileggere una spassosa poesia di G.
Belli sull’argomento. Nel sonetto del
1835 il Belli evidenzia la contraddizione tra preti cattolici di rito
greco che possono prendere moglie e preti cattolici latini che si
permettono qualche scappatella ma non possono prendere moglie. Sono le
riflessioni ad alta voce di un curato al dodicesimo bicchiere di vino.
In vino veribus
Senti questa ch’è nnova.
Oggi er curato
ch’è vvenuto ar rifresco
der battesimo,
doppo unisci bbicchieri,
ar dodiscesimo
ch’er cervello je s’era
ariscallato,
ha ddetto: «Oh ccazzo! A
un prete, perch’è nnato
in latino, è ppermesso er
puttanesimo,
e ll’ammojjasse nò!
Cquello medesimo
che ppe un Grego è
vvertú, ppe mmé è ppeccato!».
E sseguitava a ddí: «Cchi
mme lo spiega
st’indovinello cqua? cchi
lo pò ssciojje?
nemmanco san Giuseppe co
la sega.
Cosa sc’entra er parlà
cquanno se frega?
Che ddiferenza sc’è
rriguardo a mmojje
da la freggna latina a
cquella grega?».
3 aprile 1835
Qualche nota sui preti
cattolici di rito greco a cui è consentito avere moglie
Immagine - Antica incisione di
Bartolomeo Pinelli – 1820 – osteria del Gallo
(commenti
e note a cura di Maria Luisa Ferrantelli e Francesco Zaffuto)