Desecretati gli atti
segreti in possesso dagli Usa sul golpe dell’11 settembre 1973 in Cile.
NIXON: "Se c’è un modo di rovesciare Allende, è meglio farlo”
L’Nsa ha reso pubbliche le trascrizioni di colloqui e appunti che illustrano la strategia messa in atto dagli Stati Uniti per destabilizzare il leader socialista.
Adesso è ufficiale il ruolo perverso svolto dagli Stati Uniti nel golpe di
Pinochet in Cile e ormai non sono illazioni o ipotesi. Si tratta di tesi assai
probabili sostenute da una certezza e, cioè, che il presidente Nixon diede un
sostegno concreto e fattivo per ben 17 anni alla più feroce dittatura militare
del secolo scorso.
Tutto riportato in migliaia di documenti, trascrizioni, appunti,
brogliacci, indicazioni, suggerimenti che fanno parte del file “Politica sul
Cile”.
Cinquant’anni dopo l’elezione a presidente di Salvador Allende che avvenne il 5 novembre 1970, la Nsa, che è la principale di tutte le agenzie di intelligence statunitensi, ha deciso di desecretare questa mole di documenti e li ha messi a disposizione del pubblico.
Si mise in opera una raffinata strategia che evitò di esporre gli Usa a una
condanna internazionale per un’interferenza o intervento considerato
gravissimo, Allende era stato eletto in una libera e democratica elezione.
Nonostante tutto ciò, per l’amministrazione americana si trattava del primo
governo marxista in America Latina e doveva essere abbattuto anche con il
golpe.
Ecco quindi la testimonianza diretta di un intervento che venne portato
avanti con una scelta politica e strategica che consentì il successo di Augusto
Pinochet. Iniziativa atta a logorare Salvatore Allende che aveva osato rompere
il controllo Usa sull’America Latina, credendo di poter realizzare un progetto
politico nuovo e diverso.
Si iniziò a fare pressioni sulle principali multinazionali affinché
abbandonassero il Cile, facendo crollare il prezzo del rame, tra i principali
prodotti che il Cile esportava, logorando la popolazione che si impoveriva e
veniva gettata verso una condizione di povertà.
Fu l’azione, soprattutto, di Henry Kissinger, che all’epoca dal 1969-1974
svolse il ruolo di segretario alla Sicurezza nazionale, a dettare al presidente
Richard Nixon una linea d’intervento diretta, che, peraltro, non era molto
condivisa dagli altri consiglieri della Casa Bianca che erano favorevoli invece
a quella che fu chiamata la “Strategia del modus vivendi”.
Tale ultima strategia consisteva nell’appoggiare i partiti dell’opposizione
cilena, di centro e di destra, prima delle elezioni che si sarebbero tenute nel
1976.
Dalle trascrizioni degli appunti sulle convulse riunioni che fecero seguito
all’elezione di un governo socialista in Cile, si evidenziano con chiarezza le
numerose manovre di Kissinger per parlare da solo con Nixon prima di riunire
l’intero Consiglio della sicurezza nazionale.
Infatti il segretario riuscì a far spostare la riunione convocata alla Casa
Bianca per il 5 novembre, posticipandola 24 ore dopo. In tal modo ebbe il tempo
per incontrare di persona il presidente e aggiornarlo sulla situazione in Cile,
dissuadendolo infine ad intervenire con azioni “meno ortodosse”.
Infatti Nixon doveva decidere, e per Kissinger ‘decidere bene’ significava
non accettare una linea morbida e prudente degli altri consiglieri. Il
funzionario che annunciava lo spostamento della riunione riportò che Kissinger
avrebbe detto: “Il Cile finirà per essere il peggior disastro della nostra
Amministrazione: sarà la nostra Cuba del 1972”.
In tal modo mise in guardia tutti dal pericolo che costituiva il governo
Allende e che, quindi, a quel punto bisognava solo superare le titubanze e le
obiezioni degli altri componenti del Consiglio di sicurezza con gli inviti a
non esporsi con interferenze che sarebbero state condannate a livello mondiale.
Gli restava solo da convincere Nixon e l’incontro decisivo avviene nello
Studio Ovale. Per un’ora Kissinger presentò lo studio dettagliato che suggeriva
una linea dura e aggressiva di lunga durata nei confronti del governo Allende.
“Nell’arco di sei mesi-un anno – avvertiva Kissinger – gli effetti di
questa svolta marxista andranno oltre le relazioni tra Usa e Cile”. Si paventò
il pericolo dell’incubo comunista e all’influenza dell’intero continente della
via cilena al socialismo. “Uno degli esempi più vistosi”, continuava il
principale consigliere della Casa Bianca, “è l’impatto che avrà in altre parti
del mondo, specialmente in Italia. La propagazione emulativa di fenomeni simili
in altri luoghi a sua volta colpirà in modo significativo l’equilibrio mondiale
e la nostra stessa sfera di influenza”.
Alla fine Nixon si convinse e si sapeva che, un anno prima, era stato già
chiesto alla Cia di attivarsi per mettere a punto segretamente un golpe
preventivo per evitare che Allende giungesse alla guida del Cile.
Il Consiglio di sicurezza si riunì il 6 novembre ed emersero subito
posizioni diverse. Il segretario di Stato William Rogers si oppose ad azioni
aggressive e affermò: “Possiamo debilitarlo, in caso, senza essere
controproducenti”.
Il segretario alla Difesa, Melvin Laird, suggerì un’azione più decisa:
“Dobbiamo fare di tutto per danneggiarlo e poi farlo crollare”.
Il direttore della Cia, Richard Helms, si dichiarò a favore di quest’ultima
posizione. Si mostra anche un documento in cui si evidenziava che Allende ha
vinto per pochi voti in più e che il suo governo è composto da “militanti della
linea dura”, che mostrava “la determinazione dei socialisti di affermare la
loro politica più radicale sin dal principio”.
Alla fine tutti attendono in silenzio l’intervento di Nixon. Allora il
Presidente ruppe gli indugi . “Se c’è un modo di rovesciare Allende, è
meglio farlo”, ordinò perentorio .Questa è la frase riportata nei documenti
che oggi sono declassificati. Si sa come si agì e come andarono le cose. Prima
il lento logorio economico, il Paese paralizzato dagli scioperi, poi le minacce
continue, infine l’azione condotta dai militari guidati proprio da chi aveva
avuto la fiducia di Allende.
Augusto Pinochet si mise alla testa del golpe senza scrupoli. Era l’uomo
prescelto per attuare il piano con i carri armati per le vie di Santiago, il
bombardamento della Moneda, le fiamme, il presidente che ha resistito con
l’elmetto in testa e il fucile automatico.
La sua morte drammatica e l’inizio delle retate, gli stadi riempiti con
migliaia di simpatizzanti, le sparizioni, le torture, le fucilazioni di massa.
Questo truce e orrendo regime dittatoriale rimase sino al 1990. Una pagina buia
e atroce della storia oggi trova una spiegazione ufficiale da chi operò per
rovesciare un governo democratico.
Link
https://it.wikipedia.org/wiki/Colpo_di_Stato_in_Cile_del_1973
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