? La satira quando tocca la religione si può considerare come
blasfemia?
Sonetti come quelli
di Gioacchino Belli, in un contesto mussulmano, potrebbero ricevere una condanna capitale; ed
anche nello Stato Vaticano di allora i
rischi erano notevoli.
Lo stesso Belli era preoccupato sul come poteva reagire il Potere vaticano rispetto ai suoi sonetti, che erano pieni di versi talvolta audaci, licenziosi e blasfemi; ed erano destinati, nelle intenzioni del Belli, a rimanere clandestini. Infatti, il poeta incaricò l’amico Monsignor Tizzani di distruggere, dopo la sua morte, la sua produzione dialettale.
Il Monsignore, consapevole del grande valore poetico, non rispettò le volontà del Belli e salvaguardò i sonetti consegnando l’opera integrale al figlio del poeta. Quel patrimonio
poetico si salvò e la nuova società italiana liberale e laica poté ereditare 2.279 sonetti che sono
un grande capolavoro poetico.
In questo post – proponiamo la lettura dei tre sonetti che il Belli dedicò al Miracolo della trasformazione dell’acqua in vino nelle Nozze di Cana; fatto che nel Vangelo di Giovanni si considera come il primo miracolo e che è anche un miracolo di difficile comprensione.
Si riporta di seguito il testo dal Vangelo
«Tre
giorni dopo, ci fu una festa nuziale in Cana di Galilea, e c'era la madre
di Gesù. E Gesù pure fu invitato con i suoi discepoli alle nozze. Venuto a
mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino".
Gesù le disse: "Che c'è fra me e te, o donna? L'ora mia non è ancora
venuta". Sua madre disse ai servitori: "Fate tutto quel che vi
dirà". C'erano là sei recipienti di pietra, del tipo adoperato per la
purificazione dei Giudei, i quali contenevano ciascuno due o tre misure. Gesù
disse loro: "Riempite di acqua i recipienti". Ed essi li riempirono
fino all'orlo. Poi disse loro: "Adesso attingete e portatene al maestro di
tavola". Ed essi gliene portarono. Quando il maestro di tavola ebbe
assaggiato l'acqua che era diventata vino (egli non ne conosceva la
provenienza, ma la sapevano bene i servitori che avevano attinto l'acqua),
chiamò lo sposo e gli disse: "Ognuno serve prima vino buono; e quando si è
bevuto abbondantemente, il meno buono; tu, invece, hai tenuto il vino buono
fino ad ora". Gesù fece questo primo dei suoi segni miracolosi in Cana di
Galilea, e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui.»
Il Belli nei tre
sonetti, usa uno schema che più volte ha usato: il miracolo viene raccontato
tra popolani come se parlassero tra loro al tavolo di un’osteria: e il Belli si limita a una trasposizione in romanesco del
racconto del Vangelo. La trasposizione in romanesco è fedele al testo, ma
suscita il sorriso per l’uso del dialetto stesso; poi alla fine del terzo sonetto tira fuori
delle conclusioni sbrindellate proprio come avrebbe potuto fare un bevitore di un’osteria
di Roma nel 1832. Tutto qua - ma un fanatico cattolico dell’epoca avrebbe
potuto sostenere che si trattasse di blasfemia. (fr.z.)
Di seguito i 3 sonetti del 13 gennaio 1832 di Gioacchino
Belli – con una traduzione a fronte.
Le nozze der cane de Gallileo Le nozze del cane di Gallileo
1°
Ner più bbello der pasto de le nozze Nel
più bello del pasto delle nozze
venne drento a li
fiaschi a mmancà er vino; venne
dentro i fiaschi a mancare il vino;
e, ppeggio, era
serrato er bettolino e,
peggio, era chiusa l’osteria
pe ppoté rrïempí le
bbarilozze. per
potere riempire i barilotti
Che ffesce er cantignere bbirbo fino! Che
fece il cantiniere birbo fino!
Cormò d’acqua der
pozzo tre ttinozze, colmò
d’acqua del pozzo tre tinozze,
e dda sei serve
affumicate e zzozze e
da sei serve affumicate e sozze
la mannò in zala avanti
ar padroncino, la mandò in
sala davanti al padroncino,
acciò ppregassi Maria bbenedetta pertanto pregò Maria benedetta
a prennese l’impegno
cor fijjolo di
prendersi l’impegno col figliolo
de falla diventà vvin
de ripetta. (1) di farlo diventare vino di ripetta.
«Bisogna er fijjo mio pijjallo a volo», “Bisogna il figlio mio prenderlo al
volo”,
lei disse: «abbasta,
si vvò ddamme retta, lei disse: “basta,
se vuole darmi retta,
farò ffajjene armanco un quartarolo». farò fargliene almeno un quarto di
barile”.
(1)
Scalo del Tevere, dove si vende vino
ordinario de’ paesi posti lungo il fiume.
2°
Appena ebbe sentita la Madonna Appena ebbe sentita la Madonna
pregallo a vvennemmià
senza un rampazzo, pregarlo di
vendemmiare senza un grappolo,
Ggesucristo, che
ancora era regazzo, Gesucristo, che ancora era ragazzo,
soffiò istesso ch’er
zasso d’una fionna. soffiò come un sasso da una fionda.
Poi disse incecalito: «Eh quela donna, Poi disse adirato: “Eh quella
donna,
voi de sti guai che
vve ne preme, un cazzo? voi di
questi guai che ve ne preme, un cazzo?
Che cce penzi er
padrone der palazzo, che ci pensi il padrone del palazzo,
e nnun vadi a ccercà
cchi jje li monna. e non
vada a cercare chi glieli sbriga.
Pe ddà la cotta a cquarche bbeverino Per dare la sbornia a qualche ubriacone
che vvorà ppasteggià
le callaroste, che
vorrà pasteggiare le caldaroste,
io ho da fà er
miracolo der vino?! io ho da fare il miracolo del vino?!
Che?! M’hanno da toccà ggià tante groste, Che?! Mi hanno da toccare già tante rogne
senz’annamme
accattanno cor cerino senz’andarmi
a cercare col fiammifero
puro mó st’antra
odiosità dell’oste!». pure
adesso quest’altra odiosità dell’oste!”
3°
Credo però che tutta sta sparata Credo però che tutta questa
sparata
che cquà ffesce Ggesú
bbona-memoria, che qua fece Gesù
buona-memoria,
lui nu la facess’antro
che ppe bboria, lui non la
facesse altro che per boria,
o, ccome dimo noi, pe
ppallonata. o,
come diciamo noi, per pallonata.
Ma la madre, che ss’era sbilanciata Ma la
madre, che si era sbilanciata
de volé ppropio vince
sta vittoria, di volere proprio vincere questa vittoria,
disce er Vangelio -ch’è
una bbell’istoria- dice il Vangelo –
che è una bella storia -
che ddiventò
Mmadonn’addolorata. che diventò
Madonn’addolorata.
Fijji, mo ddico io, mai fussi vera Figli, adesso dico io, se mai fosse vera
st’istoria cquì,
bisogna avé ggiudizzio, questa storia qui, bisogna avere giudizio,
pe vvia c’ar tempo suo
casca ’gni pera.(1) per via
che al tempo suo casca ogni pera.
Specchiateve in Gesú, che ppe cquer vizzio Specchiatevi
in Gesù, che per quel vizio
de risponne a la madre
in sta magnera de rispondere
alla madre in tale maniera
Dio permesse c’annassi
in pricipizzio. Dio
permise che andasse in precipizio.
(1) Proverbio simile a: ogni nodo viene al pettine.
Immagine – particolare da Le Nozze di Cana di Paolo Veronese –
Da https://www.arteworld.it/nozze-di-cana-veronese-analisi/
Post inserito l’ 8/11/20
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