L’amstir piò vëcc - il mestiere più vecchio


Mentre cercavo la poesia 25 Aprile di Giuseppe Bartoli, su internet ho trovato questa intensa poesia del poeta sul mestiere di vivere
– fortunatamente nella rivista “la Ludla” era riportata  una traduzione in italiano che mi ha permesso di capirne il significato e poi ho provato a immaginare il suo suono in romagnolo.  Ve la propongo in lettura con accanto un ritratto che forse ben si adatta all’intensità poetica – (f.z.) Il ritratto è quello che Vincent Van Gogh fece a  Patience Escalier ad Arles nell’agosto1888; (Collezione Niarchos)

L’amstir piò vëcc                             Il mestiere più vecchio
di Giuseppe Bartoli

A so’ nëd                                         Sono nato
cun sté vëcc amstir                        con questo vecchio mestiere
da ôman                                          di uomo
stampê tla chêrna                           stampato sulla carne
cun l’inciòstar rós                          con l’inchiostro rosso
de dulôr                                          del dolore
Da mèl én a so’ lighê                    Da mille anni sono legato
a sté lavôr                                      a questo lavoro
masnènd la mi gósa                       macinando la mia scorza
inótila                                              inutile
fra ôn rusêri ed dê vùit                  fra un rosario di giorni vuoti
e fra stël senza calôr                      e fra stelle senza calore
Te câmp dla mi vita                       Nel campo della mia vita
a j’ò arcolt                                      ho raccolto
sol del caréz curti                           solo delle carezze brevi
’d mân chêldi                                  di mani calde
sfuiêdi sobit                                    spogliate subito
dal piôm dl’amor                            dalle piume dell’amore
A j’ò suciê                                        Ho succhiato
di tramônt etiran                              tramonti eterni
te vëdar sempre nibiê                      nel vetro sempre annebbiato
dla mi finëstra parsunira                 della mia finestra prigioniera
Adés                                                 Adesso
ca so’ arivê a la mi sëra                  che sono arrivato alla mia sera
am voi fê ôn vstì d’ôr                     voglio farmi un vestito d’oro
cun l’utma spója de sôl                   con l’ultima spoglia del sole
per turnê nud                                   per tornare nudo
bsén ai zël                                       vicino al cielo
Da lasò                                             Di lassù
avdirò la mi pedga curta                  vedrò la mia orma breve
anghes                                             annegare
tla melta dl’indiferenza                   nella melma dell’indifferenza
e alora a sarò                                    e allora sarò
finalmént                                         finalmente
un ôman lèbar.                                 un uomo libero.

 L’Amstir piò vëcc è tratto dalla raccolta  Ôna finestra averta, Edizioni del Girasole, Ravenna, 1980. - Il libro con la raccolta di poesie  è disponibile su

Notizie in rete e altre poesie di Giuseppe Bartoli detto Pino

Un link interessante su  Vincent Van Gogh

http://www.gliscritti.it/arte_fede/vgogh/vgogh.htm
post inserito il 15/05/16
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2 commenti:

  1. Il dialetto è simile al mio, bolognese, e l'ho gustato perchè i dialetti offrono sempre un di più intraducibile.
    La poesia la sento mia, di persona matura e la malinconia che la pervade non mi impensierisce.

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