In questo ritratto Jules Maurice Gaspard raffigura la filosofa alessandrina di profilo. E’
come se Ipazia si fosse seduta dinanzi al
pittore
in un pomeriggio di fine ottocento e il pittore, dopo averla osservata, ne avesse colto la grazia insieme alla severità e all’intelligenza. La sua capigliatura raccolta ci richiama ad una antica classica romanità, ma il suo volto è pieno di luce e di modernità. L’arte e la grande letteratura della fine dell’ottocento sono piene di figure femminili, ma questa volta nella storia dell’umanità non si tratta solo di figure ma di vere e proprie presenze nella società, nella cultura e nella politica.
in un pomeriggio di fine ottocento e il pittore, dopo averla osservata, ne avesse colto la grazia insieme alla severità e all’intelligenza. La sua capigliatura raccolta ci richiama ad una antica classica romanità, ma il suo volto è pieno di luce e di modernità. L’arte e la grande letteratura della fine dell’ottocento sono piene di figure femminili, ma questa volta nella storia dell’umanità non si tratta solo di figure ma di vere e proprie presenze nella società, nella cultura e nella politica.
Charles William Mitchell con la sua pittura fa un manifesto storico
su Ipazia, ci porta dentro il dramma del
sacrificio: una società tutta maschile, fondata sulle appartenenze e i credi religiosi,
può distruggere la grazia, la bellezza e
l’intelligenza. La bellezza di Ipazia, con il suo corpo nudo vicino all’altare del
sacrificio, è pari alla forza del suo pensiero e al senso profondo della
libertà del pensiero. Sta sull’altare in attesa dello strazio, i suoi lunghi
capelli donati dalla natura sono come il suo vestito e li cinge con una mano a
difesa del suo corpo che tra poco sarà straziato; l’altra mano indica l’alto,
come a mostrare la sommità delle stelle, qualcosa che non sarà compreso dai
suoi carnefici.
I due quadri di questi
pittori di fine ottocento ci consegnano una forte iconografia di Ipazia come
simbolo di quello che sarà la presenza della donna nella società moderna. Dalla
seconda metà dell’ottocento inizia un cammino per la liberazione della donna
che pare inarrestabile, eppure la prima metà del novecento segna una sosta
terribile con il nazismo e il fascismo che ridisegnano ancora una volta una società tutta coniugata sui valori della
virilità.
Abbiamo attraversato due secoli, ottocento e novecento, e la donna pare essere liberata; ma se
osserviamo i tanti paesi dove ancora imperano culture fondamentaliste, e se osserviamo
le tante sacche di marginalità della società occidentale, il cammino si rivela ancora
lungo. La figura di Ipazia è una
necessaria guida per questo cammino; Ipazia è stata una donna ed anche la
conoscenza e la libertà di pensiero.
Alcune note biografiche della filosofa di Alessandria
reperibili in rete
Fa ancora inorridire questa antico fatto di sangue e porta a pensare che il potere dell'intelletto ha fatto, fa e farà sempre paura ai poteri "altri".
RispondiEliminaMi è piaciuto ritrovare Ipazia qui.
L'emancipazione della donna è un dilemma complicato: semplice se si intraprende la via giusta, difficile se si va dalla parte opposta. La parità della donna si può ottenere se non si fanno gli stessi errori che fa l'uomo: tra cui la "discriminazione". Spesso mi sono avvicinato ai "gruppi femminili" per perorare le loro cause e mi hanno rifiutato perché uomo. Può darsi che hanno ragione: ma perché allora stanno al potere con gli uomini dove si legifera? Perché non fanno un solo partito o vari partiti di sole donne? Eppure in questo periodo di confusione politica potrebbero farlo benissimo... perché siamo governati da politicanti "deficienti" di qualsiasi partito!
RispondiEliminaIl periodo di confusione politica di cui parla Calogero lo possiamo osservare proprio in questi giorni sulla approvazione della legge elettorale. La domanda posta la Calogero mi pare appropriata.
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