I
poeti non sono più sensibili o meno sensibili degli altri uomini; hanno solo
una responsabilità in più: stare attenti alle parole, averne cura, perché
possono diventare pietre.
Srebrenica:
oltre ottomila musulmani, per
lo più uomini e ragazzi, furono sterminati in pochi giorni.
Sarajevo: la città venne colpita in media
da 329 granate d’artiglieria al giorno: furono uccisi 11.541 civili, di cui
1.601 bambini, e ferite 50.000 persone.
L'AIA 24 marzo 2016 - Settant'anni dopo la
conclusione del processo di Norimberga ai gerarchi nazisti, ora anche l'eccidio di
Srebrenica, il più grave episodio di genocidio avvenuto in Europa dopo
l'Olocausto, ha un suo responsabile. Radovan Karadzic, ex
psichiatra divenuto nel corso della guerra della ex Jugoslavia (1992-1995)
leader dei serbi di Bosnia, è stato riconosciuto oggi colpevole del reato di
genocidio e condannato a scontare una pena di
40 anni di carcere dallo speciale tribunale penale internazionale delle Nazioni.
A Karadzic non manca la cultura, è uno psichiatra e quindi ha
avuto a che fare con riflessioni sull’uomo, ha avuto a che fare anche con la
possibilità di curare la sofferenza degli uomini, la psichiatria è pur sempre
una scienza medica
Karadzic, oltre ad essere uno psichiatra, è anche un poeta. Tra il 1968 e il 2005 ha scritto almeno otto
raccolte di poesie. Un poeta, siamo abituati a credere che possa avere un animo
sensibile, e per tale animo sensibile poteva essere in grado di riconoscere la
sofferenza.
Karadzic era presidente dell’autoproclamata repubblica
serba di Bosnia, era il comandante supremo e non aveva nessuno sopra di lui. La
sua responsabilità è totale. La sua coscienza poteva fermarlo.
Da che cosa è stato guidato Karadzic? Dallo “spirito di appartenenza” e con questa
guida riuscì a giustificare ogni possibile delitto. Gli esseri umani di
un’altra etnia non erano corpi umani capaci di sentire come lui sofferenza,
erano solo ostacoli da distruggere.
Non c’è un sentire
degli altri. C’è solo il suo sentire, il riconoscimento del sé. In questo
meccanismo sicuramente in tanti, vicini
a lui, l’hanno spinto a gonfiare il suo
io, e portano una parte di colpa. Gli avranno detto nel percorso: “fai bene, tu difendi il nostro popolo, siamo
con te” - “come è bello il nostro popolo
capace di provare sentimento e nostalgia”. E quel medico, che pure poteva avere
strumenti di conoscenza, ha preferito
conoscere solo la “verità parziale dell’appartenenza”; che nega l’esistenza dell’umanità e nega la
sofferenza del singolo uomo.
Considerando lo “spirito
dell’appartenenza”, non è tanto diverso Karadzic da quei terroristi islamici
che hanno fatto saltare l’aeroporto e la metropolitana del Beligio; un solo
aggravante, era un capo.
Karadzic
scriveva poesie e poteva commuoversi su sé, sulla sua famiglia, sui suoi amici,
sul suo popolo; poteva osservare e sentire la nostaglia, l’amore, ed altro ed
ancora altro, pur navigando nel sangue dei nemici.
Si
dimostra che i poeti non sono sempre buoni, non sono sempre sensibili, non sono
sempre giusti; sono uomini come tutti gli altri e pieni di abissi, di vortici
che possono condurre verso il male e verso il bene.
I
poeti non sono più sensibili o meno sensibili degli altri uomini; hanno solo
una responsabilità in più: stare attenti alle parole, averne cura, perché
possono diventare pietre.
Francesco
Zaffuto
Immagine
– foto del ritrovamento di parte dei cadaveri degli uomini trucidati a Srebrenica
Ho sentito fare accostamenti con Hitler, ma costui aveva un macabro ideale di pulizia etnica in questo incoraggiato da chi traeva beneficio dal crollo del potere bancario ebraico in Germania. Karadzic faceva ammazzare musulmani in quanto tali, per far tabula rasa nella Bosnia e creare uno stato non musulmano in quella terra. Non vorrei che qualcuno però tra qualche anno facesse di Karadzic un martire della lotta contro i musulmani.
RispondiEliminaPer ora siamo abituati a credere che solo i terroristi siano marci, mentre la stragrande massa dell'Islam sia pulito e pacifico. Ma cosa vogliono i pacifici islamisti residenti in Norvegia da oltre due generazioni? Non vogliono uno stato isamico norvegese autonomo dallo stato della Norvegia?
Come la mettiamo?
l'appartenenza nella nostra epoca confligge con il fenomeno della mondializzazione. Considerato che la mondializzazione capitalista ha prodotto danni l'appartenenza pare un fenomeno positivo. E' invece se guardiamo alla storia, come ben dici, è gravida di tragedie. E' come la paglia secca in agosto, può partire in fuoco con un mozzicone abbandonato. Sarebbe necessario un un movimento internazionalista, umanitario, laico, giusto, rispettoso delle diversità, ma sopratutto rispettoso di ogni singolo uomo che non vuole appartenere altro che a se stesso. Un saluto.
EliminaQuella foto è tremenda, ma ci vuole. Del resto Karadzic è la dimostrazione che l'essere umano ha in sé ogni e qualsiasi sentimento o istinto e nel suo animo si può avvicendare tutta la sinfonia dei sentimenti, da quelli più generosi a quelli più perfidi. Cambierà mai l'uomo? Non credo-
RispondiEliminaContinuo a sperarci? Anche se sono sicuro, per il tempo che avanti mi resta, che io non potrò vedere il suo cambiamento. Ciao Ambra e Buona Pasqua.
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