L’assegno unico e universale non partirà a luglio 2021, si dovrà attendere gennaio 2022 affinché la misura entri pienamente a regime.
La delusione è molta, considerato da quanto tempo si aspetta una riforma dei sostegni per la famiglia, e soprattutto se si pensa che tra i tanti benefit avviati in questi anni, l’unico a slittare è proprio quello che riguarda i figli.Troppo pochi tre mesi a disposizione dal via libera alla
legge delega il 30 marzo 2021, per riuscire a fare tutte le cose necessarie:
smontare l’impianto delle detrazioni per i figli a carico, cancellare gli
assegni familiari in vigore, pensare a una clausola di salvaguardia e stanziare
le risorse aggiuntive, calcolare gli esatti importi dell’assegno unico,
decidere se pagarlo con credito di imposta o bonus erogato dall’Inps, chiedere
a 7 milioni e mezzo di famiglie di rivolgersi ai Caf per calcolare il reddito
Isee, preparare i decreti legislativi e approvarli... La macchina da avviare
per l’assegno unico, insomma, è talmente complessa che il ritardo dovrà portare
un supplemento di riflessione. E questo può essere un’opportunità.
La cosa sicura, al momento, è che entro luglio il governo
deciderà comunque di erogare un contributo alle famiglie, una misura-ponte. Un
assegno per 6 mesi.
Aggiornamento Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge "ponte" del 4 giugno 2021
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/figli-famiglia-assegno-unico-slitta-problemi-isee
L’assegno unico e universale mensile era stato approvato
con via libera definitivo dell’Aula del Senato al Ddl delega già
approvato dalla Camera il 21 luglio 2020: i «sì» sono stati 227, nessun voto
contrario, 4 gli astenuti. Pubblicato
in Gazzetta ufficiale (n. 82 del 6 aprile) la legge 46 del 2021 .
La nuova legge delega deve istituire l’assegno unico e universale
per i figli fino a 21 anni, riordinando la giungla di benefit e detrazioni
attualmente in essere.
Si parla di ben 250 euro al mese per ogni figlio
minore di anni 21.
L’assegno sarà rapportato all’ISEE e quindi alla
situazione economica e patrimoniale della famiglia.
I 20 miliardi necessari per questo assegno provengono
per il 70% dalla soppressione delle di misure vigenti. L’investimento
aggiuntivo è quindi di 6 miliardi di euro.
L’assegno unico vuole concentrare in un’unica soluzione i vari aiuti già
esistenti per le famiglie che, tra assegni, bonus e detrazioni, negli anni
hanno disperso le risorse in troppi rivoli. Secondo le simulazioni fatte
nell’autunno scorso, gli importi degli assegni (che le famiglie
riceveranno dal settimo mese di gravidanza fino al compimento dei
18 anni di età dei figli; estendibili ai 21 anni, sei i figli sono studenti
o disoccupati) oscilleranno tra i 50 euro e i 250 euro circa,
mentre la direttrice che regola questo nuovo impianto normativo è il principio
universalistico.
Il nuovo assegno,
sotto forma di credito d’imposta o di denaro, non è solo per i lavoratori
dipendenti, pubblici e privati: nella misura rientrano, infatti, anche gli
autonomi, i liberi professionisti e i disoccupati. I beneficiari devono essere
soggetti al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia , dove devono
risiedere, con i figli a carico, per l’intera durata dell’assegno.
L’assegno unico è rivolto a tutti i cittadini italiani, a
quelli dell’Unione europea e agli extracomunitari con permesso di soggiorno di
lungo periodo, di lavoro o di ricerca, residenti in Italia da almeno due anni
anche non continuativi e, ovviamente, con figli a carico (dal settimo mese di
gravidanza fino ai 21 anni di età).
L’assegno è
riconosciuto ad entrambi i genitori, tra i quali viene ripartito in egual
misura. In loro assenza, spetta a chi esercita la responsabilità genitoriale.
In caso di separazione o divorzio, l’assegno viene generalmente erogato al
genitore affidatario, mentre se l’affidamento è congiunto o condiviso,
l’assegno è ripartito tra i genitori
dell’assegno.
L’assegno unico sarà maggiorato per ciascun figlio con disabilità fino a 21
anni fi età per un’aliquota compresa tra il 30% e il 50%, graduata secondo la
classificazione della disabilità. L’assegno è riconosciuto anche ai figli
disabili con età superiore ai 21 anni senza però alcuna maggiorazione.
Il beneficio è cumulabile sia col reddito di cittadinanza che con la pensione di cittadinanza e viene corrisposto congiuntamente ad essi. L’assegno è compatibile anche con eventuali misure in denaro a favore dei figli a carico erogate dalle Regioni, dalle province autonome e dagli enti locali.
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