Oggi, 9 gennaio 2017, il filosofo e sociologo polacco Zygmunt Bauman, all'età di 91 anni, ci
ha lasciato.
Era noto in tutto il mondo per essere il teorico della postmodernità e della cosiddetta "società liquida". Per Bauman, infatti, il tessuto della società contemporanea, sociale e politico, era "liquido", cioè sfuggente ad ogni categorizzazione del secolo scorso.
Un altro tema fondamentale del pensiero di Bauman era quello dei migranti; dal suo libro "La terra desolata". "Questi migranti, non per scelta ma per atroce destino, ci ricordano quanto vulnerabili siano le nostre vite e il nostro benessere. Purtroppo è nell'istinto umano addossare la colpa alle vittime delle sventure del mondo. E così, anche se siamo assolutamente impotenti a imbrigliare queste estreme dinamiche della globalizzazione, ci riduciamo a scaricare la nostra rabbia su quelli che arrivano, per alleviare la nostra umiliante incapacità di resistere alla precarietà della nostra società. E nel frattempo alcuni politici o aspiranti tali, il cui unico pensiero sono i voti che prenderanno alle prossime elezioni, continuano a speculare su queste ansie collettive, nonostante sappiano benissimo che non potranno mai mantenere le loro promesse. Ma una cosa è certa: costruire muri al posto di ponti e chiudersi in 'stanze insonorizzate' non porterà ad altro che a una terra desolata, di separazione reciproca, che aggraverà soltanto i problemi".
Era noto in tutto il mondo per essere il teorico della postmodernità e della cosiddetta "società liquida". Per Bauman, infatti, il tessuto della società contemporanea, sociale e politico, era "liquido", cioè sfuggente ad ogni categorizzazione del secolo scorso.
Un altro tema fondamentale del pensiero di Bauman era quello dei migranti; dal suo libro "La terra desolata". "Questi migranti, non per scelta ma per atroce destino, ci ricordano quanto vulnerabili siano le nostre vite e il nostro benessere. Purtroppo è nell'istinto umano addossare la colpa alle vittime delle sventure del mondo. E così, anche se siamo assolutamente impotenti a imbrigliare queste estreme dinamiche della globalizzazione, ci riduciamo a scaricare la nostra rabbia su quelli che arrivano, per alleviare la nostra umiliante incapacità di resistere alla precarietà della nostra società. E nel frattempo alcuni politici o aspiranti tali, il cui unico pensiero sono i voti che prenderanno alle prossime elezioni, continuano a speculare su queste ansie collettive, nonostante sappiano benissimo che non potranno mai mantenere le loro promesse. Ma una cosa è certa: costruire muri al posto di ponti e chiudersi in 'stanze insonorizzate' non porterà ad altro che a una terra desolata, di separazione reciproca, che aggraverà soltanto i problemi".
su Arpa eolica
post inserito il 09/01/2017
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