Preludio ad una dichiarazione dei doveri verso l'essere umano.” SE, Milano 1990. L’intero testo lo si può trovare in rete con questo link http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/weil/laprimaradice.pdf
Simone Weil LE ESIGENZE DELL'ANIMA
La nozione di obbligo sovrasta quella
di diritto, che le è relativa e subordinata. Un diritto non è efficace di per
sé, ma solo attraverso l'obbligo cui esso corrisponde; l'adempimento effettivo
di un diritto non proviene da chi lo possiede, bensì dagli altri uomini che si
riconoscono, nei suoi confronti, obbligati a qualcosa.
L'obbligo è efficace
allorché viene riconosciuto. L'obbligo, anche se non fosse riconosciuto da
nessuno, non perderebbe nulla della pienezza del suo essere. Un diritto che non
è riconosciuto da nessuno non vale molto. Non ha senso dire che gli uomini
abbiano dei diritti e dei doveri a quelli corrispondenti. Queste parole
esprimono solo differenti punti di vista. La loro relazione è quella da oggetto
a soggetto. Un uomo, considerato di per se stesso, ha solo dei doveri, fra i
quali si trovano certi doveri verso se stesso. Gli altri, considerati dal suo
punto di vista, hanno solo dei diritti. A sua volta egli ha dei diritti quando
è considerato dal punto di vista degli altri, che si riconoscono degli obblighi
verso di lui. Un uomo, che fosse solo nell'universo, non avrebbe nessun
diritto, ma avrebbe degli obblighi. La nozione di diritto, essendo di ordine
oggettivo, non è separabile da quelle di esistenza e di realtà. Essa appare
quando l'obbligo entra nel campo dei fatti; di conseguenza essa comprende
sempre, in una certa misura, la considerazione degli stati di fatto e delle
situazioni particolari. I diritti appaiono sempre legati a date condizioni.
Solo l'obbligo può essere incondizionato. Esso si pone in un campo che è al di
sopra di ogni condizione, perché è al di sopra di questo mondo. Gli uomini del
1789 non riconoscevano la realtà di un simile campo. Riconoscevano solo quella
delle cose umane. Per questo hanno cominciato con la nozione di diritto. Ma,
nello stesso tempo, hanno voluto porre dei principi assoluti. Questa
contraddizione li ha fatti cadere in una confusione di linguaggio e di idee che
in gran parte ritroviamo nella attuale confusione politica e sociale. Il campo
dell'eterno, dell'universale, dell'incondizionato è altro da quello delle
condizioni di fatto ed è popolato da nozioni differenti, che sono legate alla
parte più segreta dell'anima umana. L'obbligo lega solo gli esseri umani. Non
c'è obbligo per le collettività come tali. Ve ne sono invece per tutti gli
esseri umani che compongono, servono, comandano o rappresentano una collettività,
tanto per la parte della loro vita che è legata alla collettività quanto per
quella che ne è indipendente. Obblighi identici legano tutti gli esseri umani,
benché essi corrispondano ad atti differenti secondo le diverse situazioni.
Nessun essere umano, quale che sia, in nessuna circostanza, può sottrarvisi
senza colpa; eccetto nel caso in cui, due obblighi reali essendo di fatto
incompatibili, un uomo sia costretto ad abbandonarne uno. L'imperfezione di un
ordine sociale viene misurata dalla quantità di situazioni di questo tipo che
reca in sé. Ma persino in questi casi c'è colpa se l'obbligo abbandonato non è
soltanto abbandonato di fatto, ma anche negato. L'oggetto dell'obbligo, nel
campo delle cose umane, è sempre l'essere umano in quanto tale. C'è obbligo
verso ogni essere umano, per il solo fatto che è un essere umano, senza che
alcun'altra condizione abbia ad intervenire; e persino quando non gliene si
riconoscesse alcuno. Quest'obbligo non si fonda su nessuna situazione di fatto,
né sulla giurisprudenza, né sui costumi, né sulla struttura sociale, né sui
rapporti di forza, né sull'eredità del passato, né sul supposto orientamento
della storia. Perché nessuna situazione di fatto può suscitare un obbligo.
Quest'obbligo non si fonda su alcuna convenzione. Perché tutte le convenzioni
sono modificabili secondo la volontà dei contraenti, mentre in esso nessun
cambiamento nella volontà degli uomini può nulla modificare. Quest'obbligo è
eterno. Esso risponde al destino eterno dell'essere umano. Soltanto l'essere
umano ha un destino eterno. Le collettività umane non ne hanno. Quindi,
rispetto a loro, non esistono obblighi diretti che siano eterni. E' eterno solo
il dovere verso l'essere umano come tale. Quest'obbligo è incondizionato. Se
esso è fondato su qualcosa, questo qualcosa non appartiene al nostro mondo. Nel
nostro mondo, non è fondato su nulla. E' questo l'unico obbligo relativo alle
cose umane che non sia sottomesso a condizione alcuna. Quest'obbligo non ha un
fondamento, bensì una verifica nell'accordo della coscienza universale. Esso è
espresso da taluni dei più antichi testi che ci siano stati conservati. Viene
riconosciuto da tutti e in tutti i casi particolari dove non è combattuto dagli
interessi o dalle passioni. Il progresso si misura su di esso. Il
riconoscimento di questo obbligo è espresso in un modo confuso e imperfetto, ma
più o meno imperfetto secondo i casi, nel cosiddetto diritto positivo. Nella
misura in cui i diritti positivi sono in contraddizione con esso, nella stessa
misura sono colpiti da illegittimità. Benché quest'obbligo eterno risponda al
destino eterno dell'essere umano, esso non ha per suo diretto oggetto quel
destino. Il destino eterno di un essere umano non può essere oggetto di nessun
obbligo, per il fatto che non è subordinato ad azioni esterne Il fatto che un
essere umano possieda un destino eterno impone un solo obbligo, il rispetto.
L'obbligo è adempiuto soltanto se il rispetto è effettivamente espresso, in
modo reale e non fittizio; e questo può avvenire soltanto mediante i bisogni
terrestri dell'uomo. La coscienza umana, su questo punto, non ha mutato mai.
Migliaia di anni fa, gli egiziani pensavano che un'anima non possa
giustificarsi dopo la morte se non può dire: "Non ho fatto patire la fame
a nessuno ". Tutti i cristiani sanno di dover udire, un giorno, Cristo dir
loro: "Ho avuto fame e tu non mi hai dato da mangiare". Tutti si
rappresentano il progresso come il passaggio a uno stato della società umana
nel quale, prima di tutto, la gente non soffrirà la fame. Nessuno, cui la
domanda venga posta in termini generali, penserà che sia innocente chi, avendo
cibo in abbondanza e trovando sulla soglia della propria casa un essere umano
mezzo morto di fame, se ne vada senza dargli aiuto. Far sì che non soffra la
fame quando si ha la possibilità di aiutarlo è dunque un obbligo eterno verso
l'essere umano. Essendo quest'obbligo il più evidente esso dovrà servire come
esempio per comporre l'elenco dei doveri eterni verso ogni essere umano. Per
essere stabilito col massimo rigore, questo elenco deve procedere, per via di
analogia, da questo primo esempio. Quindi l'elenco degli obblighi verso
l'essere umano deve corrispondere all'elenco di quei bisogni umani che sono
vitali, analoghi alla fame. Tra questi bisogni, alcuni sono fisici, come la
fame. E' abbastanza facile annoverarli: la protezione contro la violenza,
l'abitazione, il vestiario, il caldo, l'igiene, le cure in caso di malattia.
Altri invece, fra questi bisogni, non sono in rapporto con la vita fisica,
bensì con la vita morale. Eppure sono terrestri come quegli altri e non
posseggono una relazione diretta, che sia accessibile alla nostra intelligenza,
con il destino eterno dell'uomo. Sono, come i bisogni fisici, necessità della
vita terrena. Cioè, se non sono soddisfatti, l'uomo cade a poco a poco in uno
stato più o meno analogo alla morte, più o meno simile a una vita puramente
vegetativa. Questi bisogni sono molto più difficili da riconoscere e da
enumerare di quelli del corpo. Ma ognuno ne riconosce l'esistenza. Qualsiasi
crudeltà un conquistatore possa esercitare su popolazioni sottomesse, massacri,
mutilazioni, carestia organizzata, schiavitù o deportazioni in massa, sono
considerati in genere come riferiti a quelli, benché la libertà o il paese
natale non siano necessità fisiche. Ognuno ha coscienza che vi sono crudeltà
che toccano la vita dell'uomo senza toccare il suo corpo. E sono queste che
privano l'uomo di un certo nutrimento necessario alla vita dell'anima. Gli
obblighi, incondizionati o relativi, eterni o mutevoli, diretti o indiretti
rispetto alle cose umane, derivano tutti, senza eccezione, dai bisogni vitali
dell'essere umano. Quelli che non riguardano direttamente questo o quell'altro
essere umano determinato, hanno tutti per loro oggetto cose che in rapporto
all'uomo hanno una funzione analoga a quella del nutrimento. Dobbiamo rispetto
a un campo di grano non in se stesso ma perché è nutrimento per gli uomini.
Allo stesso modo dobbiamo rispetto a una collettività, qualunque essa sia -
patria, famiglia o altro - non in se stessa ma in quanto nutrimento di un certo
numero di anime umane. Quest'obbligo impone in realtà atteggiamenti e atti
differenti secondo le differenti situazioni. Ma considerato di per sé, è
assolutamente identico per tutti. In modo particolare è assolutamente identico
per coloro che sono fuori della collettività. Il grado di rispetto dovuto alle
collettività umane è molto elevato; e per vari motivi. Anzitutto, ognuna di
esse è unica, e non può essere sostituita se viene distrutta. Un sacco di grano
può sempre essere sostituito a un altro sacco di grano. Il nutrimento che una
collettività fornisce all'anima dei suoi membri non ha equivalente in tutto
l'universo. Poi, con la sua durata, la collettività penetra già nell'avvenire.
Contiene nutrimento non solo per le anime dei vivi, ma anche per quegli esseri
non ancora nati che verranno al mondo nei secoli avvenire. E finalmente, per la
sua stessa durata, la collettività ha le sue radici nel passato. Essa
costituisce l'unico organo di conservazione per i tesori spirituali accumulati
dai morti, l'unico organo di trasmissione mediante il quale i morti possano
parlare ai vivi. E la sola cosa terrestre che abbia un legame diretto con il
destino eterno dell'uomo è lo splendore di coloro i quali hanno saputo prendere
coscienza completa di quel destino, trasmesso da generazione a generazione. Per
tutto ciò può accadere che l'obbligo verso una collettività in pericolo vada
fino al sacrificio totale. Ma non ne risulta che la collettività sia al di sopra
dell'essere umano. Avviene anche che l'obbligo di soccorrere un essere umano
nel bisogno debba andare fino al sacrificio totale, senza che questo implichi
nessuna superiorità da parte di chi viene soccorso. Un contadino, in date
circostanze, può essere costretto, per coltivare il suo campo, ad esporsi allo
sfinimento alla malattia o persino alla morte. Ma al suo spirito è sempre
presente che si tratta unicamente di pane. Allo stesso modo, persino nel
momento del sacrificio totale, non dobbiamo mai, a qualsiasi collettività, se
non un rispetto analogo a quello che dobbiamo al nutrimento. Molto spesso
succede che le funzioni siano invertite. Certe collettività divorano le anime
invece di nutrirle. Esiste, in questo caso, una malattia sociale, e il primo
obbligo è allora quello di tentare una cura; in certe circostanze può essere
necessario ispirarsi ai metodi chirurgici. Anche in questo caso, l'obbligo è
identico tanto per chi è all'interno della collettività quanto per chi ne è al
di fuori. Avviene anche che una collettività fornisca un nutrimento
insufficiente alle anime dei suoi membri. In questo caso occorre migliorarla.
Ci sono infine collettività morte che, pur senza divorare le anime, non le
nutrono più. Se si è proprio certi che sono veramente morte e che non si tratta
di un letargo passeggero - e solo in questo caso - bisogna allora annientarle.
Il primo studio da farsi è quello dei bisogni che sono per la vita dell'anima
l'equivalente dei bisogni di nutrimento, di sonno, di calore per la vita del
corpo. Occorre tentare di enumerarli e di definirli. Non bisogna mai
confonderli con i desideri, i capricci, le fantasie, i vizi. Occorre anche
discernere l'essenziale e l'accidentale. L'uomo ha bisogno, non di riso o di
patate, ma di nutrimento; non di legna o di carbone, ma di riscaldamento.
Egualmente, per i bisogni dell'anima, occorre riconoscere le soddisfazioni
differenti, ma equivalenti, che rispondono ad un medesimo bisogno. Occorre
anche distinguere, dai nutrimenti dell'anima, i veleni, che, per qualche tempo,
possono dare l'illusione di farne le veci. L'assenza di un simile studio
obbliga i governi, quando sono ben intenzionati, ad agitarsi casualmente.
L’intero testo lo si
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Note biografiche
Post inserito il 09/01/2019
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