Russia 1917, quell’estate di cento anni fa - Quell’estate che preparò la rivoluzione d’ottobre (immagine: 4 luglio 1917 foto degli spari sugli insorti)
Post della
serie L’
Europa circa cento anni fa
Kerenskij,
nei giorni successivi, visitò il fronte per rilanciare nelle truppe lo spirito
di patria; l'offensiva, dopo alcuni successi
iniziali, si trasformò in una nuova disfatta.
La
situazione nelle città russe peggiorava di giorno in giorno, i rifornimenti di
viveri erano sempre più difficili ed i prezzi dei pochi viveri disponibili
crescevano a vista d'occhio provocando una pesante inflazione.
Nelle
campagne le occupazioni di terre aumentavano, nel mese di giugno si
registrarono 875 espropri illegali.
Il
governo, nel tentativo di aumentare il suo controllo sulla capitale Pietrogrado,
decise, nel frattempo, di trasferire al fronte, poco alla volta, per non
destare sospetti, le unità della guarnigione che avevano partecipato alla
rivoluzione di febbraio, per sostituirle con truppe maggiormente fedeli.
I
soldati di stanza a Pietrogrado si resero conto di questo tentativo ed
insorsero contro il governo; il 3 luglio, dopo aver ottenuto l'appoggio degli
operai dei grandi complessi industriali della città. L’insurrezione di luglio
di Pietrogrado fu spontanea e colse impreparati gli stessi bolscevichi, che pur
ritenendo prematura l'azione non
intendevano opporsi alle masse in rivolta.
Il
4 luglio reparti dell’esercito fedeli al Governo provvisorio sparano sugli
insorti.
Il
rifiuto del Soviet di Pietrogrado di
scavalcare il governo provvisorio accentrando su di sé tutto il potere
determinò la stessa conclusione del processo rivoluzionario di luglio.
Il
4 luglio 1917 la città di Pietrogrado è nei fatti nelle mani di una rivoluzione
spontanea e disordinata; le gigantesche manifestazioni non furono fermate dagli
spari sugli insorti ma bensì da fortissimi scrosci di pioggia che si erano
abbattuti a più riprese sulla capitale. “I
dimostranti rientrarono in casa intirizziti e bagnati fino alle ossa. La città
si era completamente calmata.” (La rivoluzione russa di G. Boffa).
In
seguito a questi fatti il partito bolscevico venne messo praticamente fuori
legge ed i suoi dirigenti arrestati o costretti alla fuga; Lenin riparò in Finlandia , ad Helsinki. Venne montata su Lenin e sul suo partito l’odiosa calunnia
di essere finanziati dai tedeschi.
Il Governo provvisorio, per portare avanti un’azione contro i
contadini che occupavano illegalmente le terre dei latifondisti pretese le immediate dimissioni di Cĕrnov, socialrivoluzionario
e ministro dell'agricoltura, affermando che invece di reprimerle incoraggiava
tali azioni. La resistenza degli altri ministri appartenenti alla sinistra a
forzare Cĕrnov alle dimissioni porta il governo allo scioglimento.
Presentandosi come l'unico in grado di salvare il paese Kerenskij ebbe buon gioco a farsi attribuire
l'incarico di primo Ministro con ampi poteri su varie giurisdizioni.
Nello stesso tempo le forze più reazionarie e
conservatrici incominciarono a pensare che fosse giunto il momento per una più
incisiva manovra di normalizzazione. Nei circoli politici di destra sempre più
frequentemente si faceva il nome del generale Kornilov , che Kerenskij aveva
nominato come dittatore militare. Il 3 agosto 1917 Kornilov presentò al Governo
un piano di riforma che prevedeva i seguenti punti: restaurazione della pena di
morte nell'esercito; completa restaurazione dell'autorità degli ufficiali e
restrizione dei poteri dei commissari politici; arresto e processo sommario
degli individui ritenuti colpevoli di disfattismo al fronte; divieto di
assemblea dei soldati al fronte; censura dei giornali distribuiti tra le
truppe; dissoluzione dei reparti militari più rivoluzionari.
Il 12 agosto, nel Teatro Grande di Mosca, si riunì, per volere del
governo, un'assemblea di circa 2000 persone, scelte dal governo stesso, a cui
venne attribuita il nome di “Consiglio di Stato”. Erano presenti tutti i
partiti tranne quello bolscevico e più della metà dei presenti erano grossi
proprietari terrieri, industriali, commercianti e banchieri. L'intervento di
Kornilov fu uno dei momenti culminanti. Egli chiese apertamente poteri
dittatoriali allo scopo di salvare la Russia dai
bolscevichi rinfacciando al governo di non rifornire a sufficienza
l'esercito e di non essere capace di riportare la calma nel paese.
Dopo i fatti di luglio i bolscevichi avevano
tenuto, segretamente, il loro sesto congresso a Pietrogrado, e riuscirono ad
indire a Mosca, come risposta alle parole di Kornilov al Consiglio di Stato,
uno sciopero che portò in piazza quattrocentomila persone.
Il 19 agosto Kornilov abbandonò, praticamente
senza combattere,Riga all'esercito tedesco,
mettendo così in pericolo la stessa capitale Pietrogrado, e cominciò a
raccogliere, alle spalle del fronte, truppe ritenute fedeli con lo scopo di
farle marciare sulla capitale.
Kerenskij a questo punto, resosi conto delle
intenzioni del generale lo destituì atteggiandosi a salvatore della
rivoluzione, Kornilov non accettò gli
ordini di Kerenskij ed ordinò al generale Krymov di far marciare un corpo di
cavalleria cosacca su Pietrogrado.
La città cadde nel caos più assoluto, il
governo provvisorio non aveva truppe con cui difendersi e furono i bolscevichi
ad organizzare la difesa: venne creato un “Consiglio di guerra per la difesa di
Pietrogrado” che organizzò venticinquemila operai nella Guardia Rossa. I lavoratori delle officine Pulitov prolungarono volontariamente l'orario a sedici ore ed in due
giorni costruirono duecento cannoni; le unità dell'esercito coinvolte nelle
giornate di luglio, che erano state disarmate, tornarono ad essere operative ed
a loro si unirono alcune migliaia di marinai provenienti dalla base navale di
Kronstadt. Tutta la rete ferroviaria
venne sabotata e resa inutilizzabile dagli stessi ferrovieri. Mentre le unità
al comando di Krymov erano nel caos più completo, emissari del “Consiglio di
guerra” presero contatto con alcune di esse, riuscendo a staccarle dall'azione.
Era la fine del tentativo contro rivoluzionario di Kornilov.
Kerenskij
riuscì a mantenersi al governo ma senza più alcuna credibilità verso le classi
popolari mentre il partito bolscevico si affermava come forza trainante.
I
fatti di quell’estate del 1917 a Pietrogrado determinarono i presupposti per la
rivoluzione d’Ottobre.
FONTI
La
rivoluzione russa di Giuseppe Boffa editori riuniti 1966
Nota su Pietrogrado
Il nome Sankt-Peterburg venne visto
come troppo germanico e la città all’entrata della Russia nella prima guerra mondiale
fu cambiato, venne quindi ribattezzata Petrograd su iniziativa dello zar Nicola II (18 agosto del Calendario Giuliano 1914) – Dopo la
rivoluzione russa dal 26 gennaio 1924 la città prese il nome di Leningrad in
onore di Lenin. Mantenne il nome di Leningrado fino al 6 settembre 1991: dopo la caduta dell’Unione Sovietica un
referendum ripristinò il vecchio nome di San Pietroburgo.
post inserito il 14/06/2017
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