La mia Primavera Indiana





La mia Primavera Indiana

poesia di Francesco Zaffuto

letta


La mia Primavera Indiana

Il mio cavallo è vecchio,

lo lascio a brucare

la nascente erba sul prato,

non lo cavalco più.

 

Ho attaccato ad un chiodo

il mio copricapo di penne colorate.

Ormai

combatto solo con me stesso,

a volte mi accompagna la saggezza

e a volte si schernisce.

 

Mi hanno chiesto:

quante sono le mie primavere?

Non mi aspettavo così tante.

 

Con occhio astratto,

guardo

le lente primavere passate

per costruirmi

e le veloci primavere che passo

per distruggermi.

 

Ora la primavera del mondo

torna  

ed è la stessa,

ma non sento più

i forti gli odori di un tempo.

Forse non sono io lo stesso.

E l’essere se stessi

è come un sssibilo

che si perde per la prateria.


Aprile 2017 - Francesco Zaffuto

immagine da internet

4 commenti:

  1. Lieve malinconia struggente avvolge questi tuoi straordinari versi.

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  2. amo molto, come probabilmente tu, gli indiani e questa poesia semplice e forte nello stesso tempo rende onore ad una gente che è scomparsa, o quasi, per la stupidità di un'altra. Un modo dolce per chiedere scusa

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    1. grazie Luisa. C'è una parte indiana dentro di noi che va cercata. ciao

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