Un ricordo in due poesie:
Un mare di gente
Un mare di gente
a flutti disordinati
s'è riversato nelle piazze,
nelle strade e nei sobborghi.
E' tutto un gran vociare
che gela il sangue,
come uno scricchiolo di ossa rotte.
Non si può volere e pensare
nel frastuono assordante;
nell'odore di calca
c'è aria di festa
Un mare di gente
Un mare di gente
a flutti disordinati
s'è riversato nelle piazze,
nelle strade e nei sobborghi.
E' tutto un gran vociare
che gela il sangue,
come uno scricchiolo di ossa rotte.
Non si può volere e pensare
nel frastuono assordante;
nell'odore di calca
c'è aria di festa
Peppino Impastato, viene assassinato il 9 maggio 1978,
qualche giorno prima delle elezioni e qualche giorno dopo l'esposizione di una
documentata mostra fotografica sulla devastazione del territorio operata da
speculatori e gruppi mafiosi: il suo corpo è dilaniato da una carica di tritolo
posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani. Le indagini sono, in un
primo tempo orientate sull'ipotesi di un attentato terroristico consumato dallo
stesso Impastato, o, in subordine, di un suicidio "eclatante".
"La matri di Pippinu"
Questa è la drammatica poesia che
scrisse Umberto Santino, è dedicata alla madre , Felicia Bartolotta Impastato. - La poesia è in sicilano; viene qui inserita una traduzione accanto, curata da Arpa eolica, è inserita per chi ha difficoltà a
leggere il siciliano. Arpa eolica si scusa per l'iniziale erronea attribuzione della
poesia alla madre di Peppino - e ringrazia Roberto Ardizzone che con il suo commento ci ha permesso di
rettificare.
poesia alla madre di Peppino - e ringrazia Roberto Ardizzone che con il suo commento ci ha permesso di
rettificare.
Chistu unn’è me figghiu. Questo non è mio figlio
Chisti un su li so manu queste non sono le sue mani
chista unn’è la so facci. questa non è la sua faccia.
Sti quattro pizzudda di carni Questi quattro pezzetti di carne
un li fici iu. non li ho fatti io
Chisti un su li so manu queste non sono le sue mani
chista unn’è la so facci. questa non è la sua faccia.
Sti quattro pizzudda di carni Questi quattro pezzetti di carne
un li fici iu. non li ho fatti io
Me figghiu era la vuci Mio
figlio era la voce
chi gridava ’nta chiazza che gridava nella piazza
eru lu rasolu ammulatu era il rasoio affilato
di li so paroli delle sue parole
era la rabbia era la rabbia
era l’amuri era l’amore
chi vulia nasciri che voleva nascere
chi vulia crisciri. che voleva crescere.
chi gridava ’nta chiazza che gridava nella piazza
eru lu rasolu ammulatu era il rasoio affilato
di li so paroli delle sue parole
era la rabbia era la rabbia
era l’amuri era l’amore
chi vulia nasciri che voleva nascere
chi vulia crisciri. che voleva crescere.
Chistu era me figghiu
Questo era mio figlio
quannu era vivu, quando era vivo
quannu luttava cu tutti: quando lottava a tutti:
mafiusi, fascisti, mafiosi, fascisti,
omini di panza uomini di pancia
ca un vannu mancu un suordu che non valgono neanche un soldo
patri senza figghi padri senza figli
lupi senza pietà. lupi senza pietà.
quannu era vivu, quando era vivo
quannu luttava cu tutti: quando lottava a tutti:
mafiusi, fascisti, mafiosi, fascisti,
omini di panza uomini di pancia
ca un vannu mancu un suordu che non valgono neanche un soldo
patri senza figghi padri senza figli
lupi senza pietà. lupi senza pietà.
Parru cu iddu vivu
Parlo con lui vivo
un sacciu parrari non so parlare
cu li morti. con i morti.
L’aspettu iornu e notti, L’aspetto giorno e notte,
ora si grapi la porta ora si apre la porta,
trasi, m’abbrazza, entra, mi abbraccia,
lu chiamu, è nna so stanza lo chiamo, è nella sua stanza
chi studìa, ora nesci, che studia, ora esce,
ora torna, la facci ora torna, la faccia
niura come la notti, nera come la notte,
ma si ridi è lu suli ma se ride è un sole
chi spunta pi la prima vota, che spunta per la prima volta,
lu suli picciriddu. Il sole bambino.
un sacciu parrari non so parlare
cu li morti. con i morti.
L’aspettu iornu e notti, L’aspetto giorno e notte,
ora si grapi la porta ora si apre la porta,
trasi, m’abbrazza, entra, mi abbraccia,
lu chiamu, è nna so stanza lo chiamo, è nella sua stanza
chi studìa, ora nesci, che studia, ora esce,
ora torna, la facci ora torna, la faccia
niura come la notti, nera come la notte,
ma si ridi è lu suli ma se ride è un sole
chi spunta pi la prima vota, che spunta per la prima volta,
lu suli picciriddu. Il sole bambino.
Chistu unn’è me figghiu. Questo non è
mio figlio.
Stu tabbutu chinu questa bara piena
di pizzudda di carni di pezzetti di carne
unn’è di Pippinu. non è Peppino.
Stu tabbutu chinu questa bara piena
di pizzudda di carni di pezzetti di carne
unn’è di Pippinu. non è Peppino.
Cca dintra ci sunnu Qui
dentro ci sono
tutti li figghi tutti i figli
chi un puottiru nasciri che non poterono nascere
di n’autra Sicilia. di un’altra Sicilia.
tutti li figghi tutti i figli
chi un puottiru nasciri che non poterono nascere
di n’autra Sicilia. di un’altra Sicilia.
La madre di Peppino Impastato,
lottò per tanti anni per la memoria di suo figlio e solo nel 2001 e 2002 si
conclusero i due processi che portarono alla condanna dell’assassino e del
mandante - il 6 Dicembre 2000 fu approvata una relazione sulle
responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle
indagini.
Il 5 marzo 2001 la Corte d'assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo
ha condannato a 30 anni di reclusione. L'11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è
stato condannato all'ergastolo. Badalamenti e Palazzolo sono successivamente
deceduti.
Il 7 dicembre 2004 è morta Felicia Bartolotta, madre di Peppino.
Per la biografia di Peppino Impastato il sito a lui dedicato
https://it.wikipedia.org/wiki/Peppino_Impastatopost inserito il 08/05/16
Questo ragazzo e questa mamma non saranno mai dimenticati.
RispondiEliminaGrazie per questo post.
Nou
Strazianti i versi di mamma Felicia Impastato e quanti soli sono stati smorzati in quella terra disgraziata quanto bella, la Sicilia.
RispondiEliminaCristiana
La poesia sopracitata è stata scritta e dedicata alla mamma di Peppino, da Umberto Santino nel 1979. Questa splendida poesia è intitolata "La matri di Pippinu". Senza nulla togliere alla grande mitica Felicia che ho avuto l'onore di conoscere! Per la precisione! Dare a Cesare quel che è di Cesare! Cordiali saluti!
EliminaLa poesia sopracitata è stata scritta e dedicata alla mamma di Peppino, da Umberto Santino nel 1979. Questa splendida poesia è intitolata "La matri di Pippinu". Senza nulla togliere alla grande mitica Felicia che ho avuto l'onore di conoscere! Per la precisione! Dare a Cesare quel che è di Cesare! Cordiali saluti!
RispondiEliminaTi ringrazio per l'importante precisazione, e vado a fare la correzione al post. Francesco Zaffuto
EliminaGrazie a te!
RispondiElimina