Caporetto e i giorni che seguirono

La sconfitta di Caporetto portò alla sostituzione del generale Luigi Cadorna  (che cercò di nascondere i suoi errori tattici imputando le responsabilità alla presunta viltà di alcuni reparti).
 Altro che viltà, dolore, tanto dolore! 
 Il bilancio dei morti italiani, austriaci, e tedeschi  di quei giorni fu enorme, (non si riesce ad avere un bilancio esatto delle vittime forse centomila);  ci furono uomini che per paura fecero atti eroici ed uomini che morirono per paura mentre si dettero alla fuga;  ci furono anche tanti morti tra i civili, e quasi un milione di profughi;  tutti accomunati dal dolore provocato da una guerra assurda che dilaniava l’Europa.   Oggi dopo 100 anni, con quel ricordo,  abbiamo il dovere salvaguardare la pace che esiste in Europa.

Vediamo sinteticamente ciò che accadde.


 Lo scontro a Caporetto cominciò alle ore 2:00 del 24 ottobre 1917;  le artiglierie austro-germaniche cominciarono a colpire le posizioni italiane dal monte Rombon  all'alta Bainsizza alternando lanci di gas a granate convenzionali, colpendo in particolare tra Plezzo e l’Isonzo con un gas sconosciuto che decimò i soldati dell'87º Reggimento lì dislocati. Alle 6:00 il tiro cessò e riprese mezz'ora dopo stavolta contrastato dai cannoni del IV Corpo d'armata. Nel frattempo i fanti tedeschi, protetti dalla nebbia, si avvicinarono notevolmente alle posizioni italiane, e alle 8:00, senza neanche aspettare la fine dei bombardamenti, andarono all'assalto delle trincee italiane.

Durante il primo giorno di battaglia gli italiani persero all'incirca, tra morti e feriti  40.000 soldati.

Il generale Cadorna, sin dalla mattina del 25 ottobre, passò al vaglio l'idea di ordinare una ritirata generale, e ne discusse nel pomeriggio stesso con il generale Montuori. Avendo constatato l'impossibilità di riprendere l'iniziativa, i due alti ufficiali diramarono l'ordine di ritirata nella serata, ma dopo poco tempo Cadorna ebbe un ripensamento e propose a Montuori di tentare una resistenza.

 All'alba del 26 ottobre c’era una situazione d’incertezza, lo dimostra quello che accadde alla brigata “Salerno”:  al capo della brigata giunse l'ordine da un tenente di abbandonare la posizione entro la mattina del 27; sorpreso per una ritirata ordinata ben un giorno prima, il nuovo capo della Salerno (Antonicelli) chiese informazioni al portaordini il quale disse che probabilmente si trattava di un errore del comando di divisione; volendo essere sicuro obbligò il tenente a ritornare con l'ordine corretto, ma quando questo arrivò a destinazione Rommel (allora al comando delle truppe tedesche) nel frattempo aveva circondato il Matajur. Dopo duri scontri, la Salerno si arrese e Rommel chiuse la giornata dopo aver avuto solo sei morti e trenta feriti a fronte dei 9.150 soldati e 81 cannoni italiani catturati.

 La maggioranza delle postazioni italiane comunque non tennero e già il 27 ottobre il comandante supremo del Regio Esercito diede disposizioni alla 2ª e 3ª Armata di riparare dietro il Tagliamento, mentre alla 4ª Armata, disse di spostarsi sulla linea di difesa a oltranza del Piave.   Senza troppi ostacoli  i tedeschi occuparono Cividale del Friuli il 27 ottobre e Udine il giorno dopo (abbandonata in favore di Treviso da Cadorna).

 In generale la ritirata dell’esercito italiano avvenne in una situazione caotica, caratterizzata da diserzioni e fughe che sfoceranno in alcune fucilazioni, mista a episodi di valore e disciplina. Un episodio tragico per i soldati italiani si verificò nei ponti vicino a Casarsa della Delizia  il 30 ottobre, quando soldati tedeschi della 200ª Divisione piombarono sulle colonne di mezzi e uomini che intasavano le strade facendo 60.000 prigionieri e catturando 300 cannoni.

 L'ultimo episodio di resistenza italiana sul Tagliamento accadde il 30 ottobre presso il comune di Ragogna.  Gli austro-ungarici, temporaneamente bloccati dal fuoco avversario, non riuscirono a impadronirsi dell'importante ponte di Pinzano al Tagliamento, ma il 3 novembre riuscirono ad attraversare il ponte di Cornino poco più a nord, rimasto solamente danneggiato, e non distrutto del tutto, dalle cariche esplosive dei genieri italiani.

 Cadorna, venuto a sapere della caduta di Cornino e di Codroipo il 4 novembre, ordinò all'intero esercito di ripiegare sul fiume Piave, sul quale nel frattempo si erano fatti significativi passi avanti nell'impostazione di una linea difensiva proprio grazie agli episodi di resistenza sul Tagliamento.

 All’inizio di questo post dicevamo che la tragedia  di Caporetto portò alla sostituzione del generale Luigi Cadorna  (che cercò di nascondere i suoi errori tattici imputando le responsabilità alla presunta viltà di alcuni reparti).  Motivi  della disfatta di Caporetto potevano essere imputati a più fattori:
-       La decima e undicesima battaglia dell’Isonzo volute da Cadorna  avevano già sfiancato l’esercito italiano senza alcun risultato fin dal maggio 1917 e con grandi perdite di vite e tantissimi feriti.
-       L’alleggerimento del fronte russo dove la crisi dovuta alla rivoluzione permise ad Austria-Ungheria e Germania di trasferire consistenti truppe dal fronte orientale a quelli occidentale e italiano. Il 18 settembre, Cadorna venne a sapere che il generale russo Kornilov  aveva fallito nel suo intento di ribaltare il governo Kerenskij, favorevole a un'uscita del suo paese dalla guerra, e quindi, prevedendo uno spostamento di forze austriache e tedesche verso altri fronti, ordinò tassativamente alla 2ª e alla 3ª Armata di stabilire posizioni difensive. Il giorno dopo il duca d'Aosta (capo della 3ª Armata) inoltrò l'ordine ai suoi uomini, ma specificò di prepararsi al contrattacco se questo si fosse reso necessario per prevenire le mosse del nemico, imitato in questo da Capello (al vertice della 2ª Armata) il quale però, a differenza di lui, non fece arretrare in misura ragionevole le artiglierie. Cadorna si rese conto dell'errore di Capello solamente il 18 ottobre, e il giorno seguente lo ricevette a Udine  ribadendogli di eseguire il suo ordine con più decisione e velocità, mentre nel frattempo inviò due ufficiali  Cavaciocchi e Badoglio per un aggiornamento della situazione e per verificare la necessità di inviare rinforzi, ma entrambi i comandanti risposero che non ve ne era bisogno, data la loro fiducia di mantenere le posizioni.

 Pare, inoltre,  che la tragedia fosse stata già preannunciata. Il 23 ottobre il generale Capello aveva ripreso il controllo della 2ª Armata mentre continuavano a essere avvistate truppe nemiche in lontananza. Alle 13:00 venne intercettata una comunicazione tedesca in cui si fissava l'avvio dell'offensiva per le ore 2:00 del giorno dopo; così alle 14:00 Cadorna, Capello, Badoglio, Bongiovanni, Cavaciocchi e Caviglia (XXIV Corpo d'armata) si riunirono per chiarire la situazione, ma l'atmosfera fu positiva in quanto il brutto tempo fece sperare in un rinvio dell'attacco nemico.

Un insieme di elementi andarano a determinare la tragedia di Caporetto, come in ogni guerra,  ma la tragedia era già iniziata con quella assurda guerra che sconvolgeva l’Europa, e sarebbe ancora continuata fino al novembre del 1918.

Per altri elementi si rinvia al link di

immagine -  soldati italiani catturati dalle truppe tedesche in una trincea durante le fasi iniziali della battaglia - da

post inserito il  26/10/2017
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