1° Maggio 2013 “Aspettando il lavoro”



Era dal pane che dovevamo partire.

Stiamo qua

laceri di pioggia

con i nostri volantini inzuppati.

Proviamo a bussare a tutte le porte

nel tentativo

di vendere un’aspirapolvere.

Era dal pane che dovevamo partire

e ci siamo persi nelle parole crociate

rese stupide dalle caselle del gioco dell’oca.

Avevate studiato tutte le regole

per dimostrare  che eravamo inutili.

Avete detto

che occorreva essere vincenti

e noi non lo eravamo.

Intanto il pane

è scomparso dalle nostre mense

e l’acqua

che pur ci bagna

è acida

e non possiamo berla.

Dobbiamo vendere

quell’aspirapolvere.

Stringere i denti

sopportare le vostre lamentele

Perché

siete capaci di lamentarvi

delle tasse

degli orpelli di una vita vuota

mentre cercate una meta

per le vostre vacanze

Siete capaci di lamentarvi

della felicità.

Perché?

Perché siete ossessionati dal lavoro

dalla vostra realizzazione

che uccide il nostro pane quotidiano.

Era dal pane che dovevamo partire.

E stiamo qua

con l’aspirapolvere che ormai non volete più

perché ce ne avete un’altra

e in cantina ce ne sta ancora un’altra.

E voi stessi

siete

un’aspirapolvere

e noi siamo la materia

sedimentata

distrutta.

E’ dal pane che dobbiamo partire


immagine - descrizione per disabili della vista -  su un piccolo foglietto di carta a quadretti, disegnata a biro, una ruota dentata e un uomo avvolto a tale ruota, nudo, senza sesso,  ma con in bocca un fiore rosso. 


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6 commenti:

  1. Sei grande Francesco! E' molto bella la lirica. Mi piace l'apertura e la chiusura, anzi, direi che è uno slogan per questi tempi di crisi. Dario

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  2. Hai ragione, non è poesia, è amarezza.
    Leggevo, e nella mente mi scorreva, sovrapponendosi una canzone del Ventennio, la "Saga di Giarabub", sai quella che faceva:
    «Colonnello non voglio il pane, / voglio piombo per il moschetto, / ho la terra del mio sacchetto / che per oggi mi basterà...».
    Altri tempi; per il poco che allora ne capivo, la terra era commestibile...
    Oggi, è dal pane che dobbiamo partire, poiché quella che stiamo mangiando non è più terra, ma altra materia...
    E di piombo per i moschetti ce n'è fin troppo.
    Ciao.

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  3. E si spera che l'attesa sia finita o quasi.
    In ogni modo angosciante quel disegno, con l'uomo torturato dai denti della ruota, col fiore tra le labbra, rosso sangue.

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  4. Cari Amici
    PRIMO MAGGIO 2013 "Sfesta dei disoccupati"
    Ormai ogni cosa che ci manca immancabilmente ci conduce alla gravissima crisi ETICA, MORALE ED ECONOMICA. I poeti spesso si occupano di "Politica" che non si vede neanche a guardarla col più sofisticato mezzo oculistico.
    Da tempo il "pane non è più quotidiano". La mafia è nelle due camere" e speriamo che ci lascia almeno l'acqua per poi partire per il pane.
    Che dire... io sono in crisi e non so più che "pesce pigliare"... anche se il pane ce l'ho: quasi quasi mollo tutto e mi lasio morire di dispiacere. Opportuna la Poesia e il disegno. Ciao Calogero Di Giuseppe

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  5. Invece e purtroppo, per molti il pane è un punto d'arrivo.
    Bellissimi versi.
    Cristiana

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  6. Versi aspri per una sacrosante denuncia sociale!

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