a Nicodemo
Preambolo
….Una
vita non investigata non è degna di essere vissuta….(Platone)
Oggi, non ci si parla più, si corre nel silenzio che rumoreggia come un’ onda
morta, quando senza vento si posa sulla spiaggia. Si parla, e se si parla di
tutto, non si dice di sé stessi, non si fa il racconto del proprio vissuto e si
da la colpa agli altri, a un Dio che non ha misura con le aspirazioni smodate
della gente che si accalca alle porte dei beni di consumo.
La
rete che vorremmo costruire ha lo scopo di fare verificare ad ognuno le
mancanze che coltiviamo dentro, e se la civiltà può essere edificata non
pensando che è nell’uomo, nella sua individualità, la possibilità della
crescita collettiva.
Il
tema che propone la rete è l’incontro, e il potere di non rimanere nascosti e,
soprattutto, di avere come oggetto la propria dignitosa esistenzialità. Le
risposte sono nella ricerca e nel rompere con l’idea del consenso che il potere
vuole facendo di tutto un unico pensiero. La rete non sarà uno sfogatoio, ma il
tentativo di spiegare la propria individualità con la schiacciante povertà
della propria vita che non incide su nulla.
I
laici, i religiosi, gli intellettuali liberi, sono pronti a parlare del loro
male e delle loro colpe, in un momento in cui antropologicamente l’uomo è
cambiato e ha preferito l’acquiescenza al male?
Vittorio
Stringi – 6 marzo 2015
componimento di
Vittorio Stringi
Come circondati
Faccio
la solenne promessa:
mai
più avrò da interpretare
la
mia vita, con l’ausilio
della
trama umana che,
mi
sta intorno come asfissia.
Essa
non è la causa né
la
guida allo svolgersi
di
tutte le mie vicende.
Si
è spezzato il filo
il
tempo dell’empietà
si
è rivelato, ha capovolto
ogni
analisi, ogni prospettiva:
è
un fantasma che inganna e
seduce
e in tutto si è
come
circondati, dalla
propria
impotenza ed è grave e
mortale
che non ci si ascolta
né
si vede chi dalle tenebre
alza
bandiera bianca.
La
mia vita
è
il mio silenzio, il volo
incerto
sulle alture e
sulle
piane d’erba, dove
mordono
le serpi assetate.
Io
chiamo, nessuno ascolta,
io
grido nessuno risponde.
Con
la mia forzata, imposta
cattività,
anch’io sostengo
l’empio
e edifico la torre di babele.
Cogliere
l’altro che è in noi,
significherebbe
morire e poi vivere.
Ma
quale miracolo potrà sollevare
la
polvere che ci coprirà?
Chi
verrà è sicuro
se
è già compiuto il detto
dell’evento
che si presenterà
senza
preavviso, come il ladro
che
non saprai quando
ruberà
nella tua casa.
Finito
ogni contesto di
riferimento
dentro cui si
svolgeva
la storia è
l’uomo
ora, e solo lui che
dovrà
voltare pagina.
Senza
più scusanti, senza
più
gli annunci assembleari
o
le piazze. Siamo nell’epoca
che
ha un solo muro da
abbattere:
ogni uomo
dovrà
abbattere sé stesso,
dichiararsi
sconfitto.
La
cupidigia del male è
un
giardino fiorito, dove tutti
vanno
disanimati e soli.
E’
il loro Eden di mirabolanti
tecnologie
che li fa carne e pensieri:
come
l’orizzonte eccitato
promette
il giorno che verrà e
già
prima di sera, non si spengono
le
luci, nel continuo, senza sosta
neanche
nei divieti dove si impatta
la
domanda di Nicodemo incerto,
che
vuole capire e sapere come
rinascere
per la seconda volta.
per richiamare tutti i post su Arpa eolica
del poeta clic su Stringi Vittorio
Il testo della sua intervista
sull’ultima raccolta pubblicata Oltre l’accaduto
Interessante lettura. Una lettura poetica della desolazione. Mi ha particolarmente intrigato il preambolo.
RispondiEliminaGrazie del commento, la lettura di una riflessione sull'uomo di oggi è sempre motivo di approfondimento per vincere la congiura del silenzio che tutti attuano, per questo è sempre utile il passa parola. ...."il tamburo batta anche di notte!"....Vittorio Stringi
EliminaL’ultima infornata a Firenze: regali, abiti su misura, rolex, un buon lavoro per i figli, e denaro, denaro di tutti che si trasformava in privato.
Elimina“Sappiamo che siamo tutti peccatori, però la novità che venne introdotta nell’immaginario collettivo è che la corruzione sembrava far parte della vita normale di una società, una dimensione denunciata e tuttavia accettabile nella convivenza sociale.” Jorge Mario Bergoglio – Francesco
Siamo circondati, cosa fare? “il tamburo batta anche la notte” dice Vittorio. Ci vuole un tamburo in ogni quartiere, sentirsi fieri dei propri stracci, delle difficoltà affrontate. Ci vuole un Comitato in ogni quartiere, un comitato di Salute pubblica, che non deve distribuire violenza, ma un necessario sonoro pernacchio al corrotto quando passa.