A prescindere da un giudizio di bontà o meno sulla Riforma
del Ministro Cartabia occorre considerare l’effetto imbuto
che si determina con l’arrivo di tutti i processi in Cassazione.
Dopo una sentenza di appello, nel nostro ordinamento, ci sta
la possibilità di ricorrere in Cassazione. Certo il ricorso
in Cassazione è previsto per motivi di legittimità
e per pochi altri motivi,
https://www.altalex.com/documents/altalexpedia/2020/03/31/ricorso-per-cassazione#par2
ma normalmente si vengono a
verificare due casi:
° se il condannato non ha dei
buoni avvocati ed è già scottato per le spese e le conseguenze
dei primi due gradi di giudizio, accetta la
sentenza d’appello;
° ma se il condannato è grado
di pagare un buon avvocato (che sa
attaccarsi ad ogni
virgola) sicuramente prova a ricorrere in
Cassazione.
Considerato che tutti i processi svolti in appello su tutto il
territorio nazionale
possono essere impugnati con un ricorso in
Cassazione; e considerato che la Corte di
Cassazione è una sola con sede
a Roma, è evidente che si viene a
formare
un vero e proprio imbuto dal
cui stretto collo deve passare tutto il liquido processuale,
ed è normale la lentezza dei
tempi.
Quindi quando la Riforma
Cartabia prevede dei tempi definiti entro i quali si deve concludere
il procedimento in Cassazione
c’è d’aspettarsi per l’effetto imbuto, che per molti processi potrà
scattare l’improcedibilità
prevista dalla Riforma.
Forse, nell’ambito della
Riforma era opportuno riformare le procedure della Cassazione, ma
mi pare che il tasto imbuto non sia stato toccato.(fr.z)
post inserito il 11/07/2021
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