il terremoto e le parole




47 anni fa scrissi questo appunto in occasione del terremoto del Belice; ascoltando le cronache di fine agosto 2016 mi pare che ben poco sia cambiato (f.z.)-


Valle del Belice

Panico
misto a dolore
che umilia lo sguardo
di colui che cerca il suo
tra cose che marciscono distrutte
Il suo delle cose
il suo degli amori
dei pianti
delle ansie
dei pochi momenti felici
delle illusioni che scompaiono
dietro mucchi di pietre cadute
E noi siamo vecchi
e il magma della terra
ancora ribolle
assesta colline e monti
in nuovi ordini
in un corollario disumano
ignorando le genti
Poi le jene
i corvi
i falchi
gli spolpatori di cadaveri
le genti dall’occhio furbo
i migliori che abbiamo
i più onorati nei pregi
pronti a saltare sulle ultime membra
che rimangono ancora a brandelli sulle ossa
e spolpare con foga indigesta
E noi restiamo stupidamente vecchi
mentre il magma della terra ribolle
assesta colline e monti


tratta dalla raccolta raccolta di poesie “Vento da queste parti”  di Francesco Zaffuto (1966/1969)

post inserito il 04/09/2016

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3 commenti:

  1. Vivere, dunque, non serve, non servirà, a niente?

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  2. direi che serve, e all'uomo serve la memoria

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  3. Sì, intendevo dire che l'essere umano non sa fare tesoro della memoria e perciò non impara la lezione data dal passato.
    Ciao.

    RispondiElimina

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