Piazza Fontana e quel che restava del ‘68

Il ’68 si fermò in Francia, ma in Italia non si fermò: le lotte del movimento studentesco si legarono per tutto il 1969 alle lotte del movimento operaio e continuavano a nascere gruppi politici che volevano portare avanti una opposizione  più dura di quella che esprimevano le forze politiche parlamentari; lo slogan “fuori l’Italia dalla Nato” era comune a tutte le forze extraparlamentari di opposizione.

  Lo scenario internazionale era di grande contesa: continuava la guerra fredda USA-URSS – la Cecoslovacchia era stata piegata dall’intervento sovietico -    in Grecia si consolidava il regime dei colonnelli – la guerra nel Vietnam era lontana da una soluzione di pace – in Cina si stava concludendo quella che veniva chiamata “rivoluzione culturale”.

Alle 16:37, di venerdì 12 Dicembre 1969, un ordigno contenente 7 chili di titolo esplose nel salone centrale della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano: 13 persone morirono sul colpo, altre tre successivamente, l’ultima vittima morì un anno dopo per problemi di salute legati all’esplosione. Nell’insieme 17 morti e 87 feriti. 

Qualche minuto prima della esplosione, un altro ordigno venne rinvenuto nella sede della Banca commerciale di piazza della Scala sempre a Milano. Tra le 16.55 e le 17.30, altre tre esplosioni si verificarono a Roma: una, all'interno della Banca nazionale del lavoro di via San Basilio; altre due, sull'Altare della Patria di piazza Venezia. Questi attentati provocarono feriti e danni.
 Da Milano il prefetto Linero Mazza  nell’avvisare il Presidente del Consiglio Mariano Rumor  formula la seguente ipotesi:  «L'ipotesi attendibile che deve formularsi indirizza le indagini verso gruppi anarcoidi».
  La sera stessa della strage, intervistato da Tv7, Indro Montanelli espresse dei dubbi sul coinvolgimento degli anarchici, e vent'anni dopo ribadì quella tesi affermando: «Io ho escluso immediatamente la responsabilità degli anarchici per varie ragioni: prima di tutto, forse, per una specie di istinto, di intuizione, ma poi perché conosco gli anarchici. Gli anarchici non sono alieni dalla violenza, ma la usano in un altro modo: non sparano mai nel mucchio, non sparano mai nascondendo la mano. L'anarchico spara al bersaglio, in genere al bersaglio simbolico del potere, e di fronte. Assume sempre la responsabilità del suo gesto. Quindi, quell'infame attentato, evidentemente, non era di marca anarchica o anche se era di marca anarchica veniva da qualcuno che usurpava la qualifica di anarchico, ma non apparteneva certamente alla vera categoria, che io ho conosciuto ben diversa e che credo sia ancora ben diversa...»
Il teorema di accusare gli anarchici prese subito l’avvio, e la tragica morte di Giuseppe Pinelli del 15 Dicembre 1969 aggiunge un’altra vittima al lungo elenco dei morti.

Il teorema di accusa agli anarchici proseguì, venne arrestato Pietro Valpreda che rimase chiuso in carcere più di tre anni – e dopo  decenni di processi -  la conferma della sua definitiva assoluzione avverrà nel 1987.

 Sul piano delle indagini cominciarono ad emergere i coinvolgimenti della destra fascista e degli apparati dei servizi segreti – con il primo arresto di Freda e Ventura dell’aprile del 1971. Tutto l’iter processuale si concluderà nel giugno del 2005

Nell'avvicendarsi delle indagini emergevano le infiltrazioni che servizi segreti riuscivano a fare negli stessi gruppi fascisti e in quelli anarchici; riuscivano a stravolgere atti e persone.

Sulle conclusioni della vicenda giudiziaria qui una intervista a Guido Salvini, giudice che condusse l’ultima istruttoria, che  ricostruisce gli elementi chiave …

Nonostante tutti i processi non si arrivò a individuare e condannare i colpevoli della strage di Piazza Fontana; ma emerse nei processi, con evidenza, che l’Italia in quegli anni era diventata un crocevia di una guerra segreta tra servizi segreti.

Continuarono le stragi in Italia:
·         22 luglio 1970strage di Gioia Tauro (6 morti e 66 feriti).

·         31 maggio 1972strage di Peteano a Gorizia (3 morti e 2 feriti).

·         17 maggio 1973strage della Questura di Milano (4 morti e 52 di feriti).

·         28 maggio 1974strage di piazza della Loggia a Brescia (8 morti e 102 feriti).

·         4 agosto 1974strage dell'Italicus (strage sull'espresso Roma-Brennero, 12 morti e 105 feriti).

·         2 agosto 1980strage della stazione di Bologna (85 morti e 200 feriti).


 Dopo quel 12 dicembre 1969 venne criminalizzato il movimento di opposizione e si radicalizzò una parte del movimento fino a determinare il lungo periodo degli anni di piombo.
  Il tempo pare avere sepolto quegli eventi, ma solo con una consapevole riflessione su quel periodo storico si possono trovare gli anticorpi per evitare che quella storia possa ripetersi.

Immagini dei resti dell'esplosione a Piazza Fontana da wikipedia

Post inserito il 11/12/2018
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