Lo scenario internazionale era di grande
contesa: continuava la guerra fredda USA-URSS – la Cecoslovacchia era stata
piegata dall’intervento sovietico - in
Grecia si consolidava il regime dei colonnelli – la guerra nel Vietnam era
lontana da una soluzione di pace – in Cina si stava concludendo quella che veniva
chiamata “rivoluzione culturale”.
Alle 16:37, di venerdì 12 Dicembre 1969, un
ordigno contenente 7 chili di titolo esplose nel salone centrale della Banca
Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano: 13 persone morirono sul
colpo, altre tre successivamente, l’ultima vittima morì un anno dopo per
problemi di salute legati all’esplosione. Nell’insieme 17 morti e 87
feriti.
Qualche minuto prima della esplosione,
un altro ordigno venne rinvenuto nella sede della Banca commerciale di piazza
della Scala sempre a Milano. Tra le 16.55 e le 17.30, altre tre esplosioni si
verificarono a Roma: una, all'interno della Banca nazionale del lavoro di via
San Basilio; altre due, sull'Altare della Patria di piazza Venezia. Questi
attentati provocarono feriti e danni.
Da Milano il prefetto Linero Mazza nell’avvisare il Presidente del Consiglio
Mariano Rumor formula
la seguente ipotesi: «L'ipotesi attendibile che deve formularsi
indirizza le indagini verso gruppi anarcoidi».
La sera
stessa della strage, intervistato da Tv7, Indro Montanelli espresse dei
dubbi sul coinvolgimento degli anarchici, e vent'anni dopo ribadì quella tesi
affermando: «Io ho escluso immediatamente
la responsabilità degli anarchici per varie ragioni: prima di tutto, forse, per
una specie di istinto, di intuizione, ma poi perché conosco gli anarchici. Gli
anarchici non sono alieni dalla violenza, ma la usano in un altro modo: non
sparano mai nel mucchio, non sparano mai nascondendo la mano. L'anarchico spara
al bersaglio, in genere al bersaglio simbolico del potere, e di fronte. Assume
sempre la responsabilità del suo gesto. Quindi, quell'infame attentato,
evidentemente, non era di marca anarchica o anche se era di marca anarchica
veniva da qualcuno che usurpava la qualifica di anarchico, ma non apparteneva
certamente alla vera categoria, che io ho conosciuto ben diversa e che credo
sia ancora ben diversa...»
Il
teorema di accusare gli anarchici prese subito l’avvio, e la tragica morte di Giuseppe
Pinelli del 15 Dicembre 1969 aggiunge un’altra vittima al lungo elenco dei
morti.
Il
teorema di accusa agli anarchici proseguì, venne arrestato Pietro Valpreda che
rimase chiuso in carcere più di tre anni – e dopo decenni di processi - la conferma della sua definitiva assoluzione
avverrà nel 1987.
Sul piano delle indagini cominciarono ad
emergere i coinvolgimenti della destra fascista e degli apparati dei servizi
segreti – con il primo arresto di Freda e Ventura dell’aprile del 1971. Tutto l’iter
processuale si concluderà nel giugno del 2005
Nell'avvicendarsi delle indagini emergevano le infiltrazioni che servizi segreti riuscivano a fare negli stessi gruppi fascisti e in quelli anarchici; riuscivano a stravolgere atti e persone.
Sulle conclusioni della vicenda giudiziaria
qui una intervista a Guido Salvini, giudice che condusse l’ultima istruttoria,
che ricostruisce gli elementi chiave …
Nonostante tutti i processi non si arrivò a individuare e condannare i
colpevoli della strage di Piazza Fontana; ma emerse nei processi, con evidenza,
che l’Italia in quegli anni era diventata un crocevia di una guerra segreta tra
servizi segreti.
Continuarono le stragi in Italia:
Dopo quel 12 dicembre 1969 venne
criminalizzato il movimento di opposizione e si radicalizzò una parte del
movimento fino a determinare il lungo periodo degli anni di piombo.
Il tempo pare avere sepolto quegli
eventi, ma solo con una consapevole riflessione su quel periodo storico si
possono trovare gli anticorpi per evitare che quella storia possa ripetersi.
Immagini dei resti dell'esplosione a Piazza Fontana da wikipedia
Post inserito il 11/12/2018
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