Con il recente Terremoto di Ischia
apprendiamo di non avere appreso nulla dalle lezioni della Storia.
Si sapeva che in quei luoghi
occorreva stare molto attenti al modo di costruire le case.
Benedetto
Croce nel suo “Contributo alla critica di me
stesso” del 1915, narra gli attimi durante
e dopo quel terremoto di Casamicciola che nel 1883 gli portò via tutta la sua famiglia.
“Eravamo a tavola per la cena io la mamma, mia sorella
ed il babbo che si accingeva a prendere posto. Ad un tratto come alleggerito,
vidi mio padre ondeggiare e subito in un baleno sprofondare nel pavimento
stranamente apertosi, mia sorella schizzare in alto verso il tetto.
Terrorizzato cercai con lo sguardo mia madre che raggiunsi sul balcone dove
insieme precipitammo e così io svenni..”
“Rinvenni a notte alta, e mi trovai sepolto fino al
collo, e sul mio capo scintillavano le stelle, e vedevo intorno il terriccio
giallo, e non riuscivo a raccapezzarmi su ciò ch’era accaduto, e mi pareva di
sognare. Compresi dopo un poco, e restai calmo, come accade nelle grandi
disgrazie. Chiamai al soccorso per me e per mio padre, di cui ascoltavo la voce
poco lontano; malgrado ogni sforzo, non riuscii da me solo a districarmi.”
“Verso la mattina (ma più tardi), fui cavato fuori, se
ben ricordo, da due soldati e steso su una barella all’aperto. Lo stordimento
della sventura domestica che mi aveva colpito, lo stato morboso del mio
organismo che non pativa di alcuna malattia determinata e sembrava patir di
tutte, la mancanza di chiarezza su me stesso e sulla via da percorrere,
gl’incerti concetti sui fini e sul significato del vivere, e le altre congiunte
ansie giovanili, mi toglievano ogni lietezza di speranza e m’inchinavano a considerarmi
avvizzito prima di fiorire, vecchio prima che giovane.”
“Quegli anni
furono i miei più dolorosi e cupi: i soli nei quali assai volte la sera,
posando la testa sul guanciale, abbia fortemente bramato di non svegliarmi al
mattino, e mi siano sorti persino pensieri di suicidio….”.
post inserito il 24/08/2017
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