15 e 16 luglio del 1917, due giorni terribili

Dopo diverse battaglie sul Carso nell’estate del ’17 la Brigata Catanzaro venne mandata in riposo a Santa Maria la Longa; si sparse la notizia che sarebbe stata mandata di nuovo in prima linea e ne scaturì una protesta che si tramutò in ammutinamento la sera del 15 luglio. A sedare la rivolta fu inviata una compagnia di Carabinieri e si registrarono una decina di morti e una trentina di feriti. 
Il 16 luglio vennero fucilati i soldati considerati ammutinati presso il muro del Cimitero di Santa Maria La Longa.  12 di quei soldati fucilati lo furono per decimazione, estratti a sorte  tra la brigata degli ammutinati.


D’Annunzio, poeta teorico dell’interventismo italiano, fu presente al momento della fucilazione

 La ricostruzione storica  di Giulia Sattolo

Ammutinamenti e fucilazioni della Grande Guerra

In tutti gli eserciti belligeranti la giustizia militare riuscì generalmente a tenere sotto controllo gli episodi di insubordinazione, diserzione e ammutinamento tra le truppe, ricorrendo spesso a giudizi severi e scarsamente rispettosi dei diritti degli imputati. Particolarmente caustica fu la giustizia militare italiana, che durante la guerra condusse 350.000 processi per 150.000 condanne, di cui più di 4.000 alla pena capitale]: il numero dei fucilati italiani (in seguito ad un processo, per quanto poco garantista) si attestò a 729, cui vanno aggiunti oltre 300 casi di esecuzioni sommarie sul campo secondo il metodo della decimazione   (una pratica seguita nel solo Regio Esercito). A titolo di paragone, l'esercito britannico (con un numero di mobilitati più o meno pari a quello italiano) fucilò 350 soldati durante la guerra e quello francese (con un numero doppio di effettivi) 600, con solo rarissimi casi di esecuzione sommaria.
Nel 1917, dopo quasi tre anni di scontri sanguinosi con risultati modesti, iniziò a serpeggiare nelle file di molti eserciti un forte malcontento che assunse diverse forme, dai casi di semplice indisciplina fino all'insubordinazione, per arrivare a vere e proprie sommosse e ammutinamenti in particolare dopo la diffusione delle prime notizie sulla rivoluzione in Russia, dove i soldati si schierarono in massa con i dimostranti bolscevichi.
Nel maggio 1917 vari reparti francesi reduci dalla fallimentare offensiva Nivelle iniziarono una vasta serie di ammutinamenti e sommosse, tornando nelle retrovie e rifiutandosi di obbedire agli ordini; il fenomeno si estese poi a circa metà dell'esercito francese, coinvolgendo circa 50 divisioni.    Il 1º giugno a Missy-aux-Bois   un reggimento di fanteria francese si impadronì della città e nominò un "governo pacifista"; per una settimana regnò il caos in tutto il settore del fronte mentre gli ammutinati si rifiutavano di tornare a combattere. Le autorità militari agirono tempestivamente e sotto il pugno di ferro di Pétain cominciarono gli arresti di massa e si insediarono le corti marziali, che giudicarono colpevoli di ammutinamento 23.395 soldati, dei quali più di 400 furono condannati a morte (sentenza poi ridotta a 50 fucilati e lavori forzati nelle colonie penali per gli altri). Contemporaneamente Pétain, per ricondurre sotto controllo le truppe, concesse ai soldati periodi di riposo più lunghi, congedi più frequenti e rancio migliore: dopo sei settimane gli ammutinamenti erano cessati.
Tutti i principali eserciti belligeranti (con l'eccezione di quello statunitense) vissero episodi di ammutinamento e indisciplina collettiva più o meno estesi nel periodo tra il 1917 e il 1918. Nel luglio 1917 una brigata italiana acquartierata vicino Palmanova si ammutinò e anche se l'episodio si esaurì nel giro di pochi giorni, le autorità reagirono severamente con 32 uomini fucilati di cui 12 tratti a sorte secondo il sistema della decimazione; il morale pessimo fu poi una delle cause dello sgretolamento di molti reparti durante la ritirata di Caporetto a novembre. L'esercito britannico ebbe un unico caso di indisciplina collettiva, quando nel settembre 1917 truppe acquartierate nel campo di riposo di  Étaples si scontrarono con la polizia militare a causa delle dure condizioni cui erano sottoposte; la cosa fu effimera e non lasciò particolari conseguenze. L'esercito austro-ungarico fu afflitto da continui episodi di diserzione e nelle ultime fasi del conflitto i reparti si divisero su base etnica rifiutandosi di eseguire gli ordini. L'esercito tedesco si dimostrò molto più resistente, ma dopo il fallimento delle ultime offensive a occidente nell'agosto 1918 sperimentò anch'esso episodi di disobbedienza e di resa in massa. A novembre fu l'intera flotta tedesca di superficie ad ammutinarsi: bloccati in porto dall'inattività, con poco cibo e disciplina ferrea, i marinai insorserocontro la decisione dei loro ufficiali di sacrificarli in un ultimo attacco suicida contro la Royal Navy, dando un contributo importante al crollo del regime monarchico.

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Foto da internet

post inserito il 15/07/2017
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