ELEGIE SANSTEVANESI - di Melo La Licata










ELEGIE SANSTEVANESI


La battigia è scomparsa
tronchi e ramaglie
trascinati con la piena
l’hanno invasa
Rio della Torre[1] ha
rotolato ogni cosa al mare
giù dal Pian delle Vigne
sino alle ninfe Gavino e Bevein
ragazzacci e rinselvatichiti hanno
scosso i canneti, divelto pietre
hanno invaso e superato gli alvei
e poi sfiniti dal gran carico
hanno lasciato ogni cosa al mare.

Rio Aregai si è precipitato da Cipressa
per la sua ripida ma breve corsa
sino alla torre fatata[2]
quella che allontana pensieri,
poi per la corrente di levante
e sotto la grande torre a San Stéva
che nelle notti d’estate
nascondeva donne ed infanti
si rimescola nell’interminato mare.

Dalla torre degli Aregai
si fissava il mare.
Per ogni feluca barbaresca
si accendeva un fuoco
e si gridava all'armi.
Le torri si incendiavano tutte
la Gallinara[3] alla volta di Prarola

e Torri a San Lorenzo e Porto Maurizio
mentre a ponente
il torrione ottagonale di San Stéva

accoglieva paesani.
Accorrevano armati.
In processione Alla Madonna Bambinela
si pregava il vento,
il maroso, la tempesta.

La corrente che carezza il golfo
porta merci, saraceni, relitti e
annegati
Aregai! Aregai!
si sentiva gridare dalla torre
e riversi, spiaggiati e stracciati
trasfigurati e gonfi da esplodere
i corpi degli annegati.

Questa notte è un cinque Luglio
di luna piena.
Questo mare è divenuto mortale.
A Lesbo un bambino siriano
spiaggiato, con la sua maglietta rossa.
Un ragazzo maliano
con la pagella cucita nella giacca.
Una bimbetta nel pigiamino con
cagnolino dagli occhiali.
E madri sono morte e figli
e padri barbareschi.
Strana invasione sulle nostre spiagge
batuffoli di zostera o posidonia
nidi flottanti di sogni e desideri.
C’è un raro Giove splendente
e c’è silenzio
e non si accendono fuochi
ma sulla torre degli Aregai
si vede un faro puntato contro il cielo,
poi dalla Gallinara e da Prarola
e Torri a San Lorenzo e Porto Maurizio
mentre a ponente
il torrione di San Stéva
accende tutti quelli della Francia
e sempre avanti sino alla costa barbaresca
sino alle torri cantate da Omero
a tornare indietro
dalla costa adriatica fin sopra
a Tor Cucherna e i castellari[4]
a Tergeste[5]
riflessa nella volta celeste
c’è una nuova costellazione
“Mediterraneo in luce”, per ricordare.

Tutti abbiamo avuto navigazioni difficili
Tutti notti buie
Torri e castellari, luoghi
di rifugio e di terrore
siano fari d'accoglienza per una notte
lampioni sulle vie del mare
per chi ha fame, per chi ha paura
perché noi siamo tutto quello che offriamo





[1] corsi d’acqua a carattere torrentizio insistenti nel comune di Santo Stefano al Mare (IM):
-rio della Torre, e i suoi affluenti rio Gavino (o Garino) a sinistra e il rio Bevitore a destra; quest’ultimo procedendo verso monte prende il nome di rio Conioli e rio Bevein;
[2]  Torre degli Aregai : Questo nome deriva da ‘annegati’ perché le correnti, oltre i vascelli barbareschi, portavano a riva in questa spiaggia anche i cadaveri degli annegati. Secondo la leggenda, per la comunità locale, la torre, oltre la sua funzione difensiva, era considerata un talismano miracoloso, capace di tenere lontano il malocchio e le forze del male. Gli abitanti confidavano infatti che tenesse lontane le forze del male. In questo senso vanno interpretate le cinque grandi pietre murate in forma di croce presenti al centro della parete di sud-est.
[3]  Torre degli Aregai era in contatto visivo con la torre Gallinara e ciò consentiva di comunicare con le altre torri in caso di pericolo: da Aregai si accendeva un fuoco che veniva visto dalla Gallinara, che a sua volta inviava il segnale alla Torre di Prarola e, da quest'ultima, si avvertivano le torri di San Lorenzo e di Porto Maurizio.
[4] Tra Veneto e Friuli esiste un imponente sistema di castellari che va dal Garda fino all'Istria, come villaggi fortificati. Purtroppo essendo costruzioni dell'Età del Bronzo, molto spesso se ne sono perse le tracce poiché riutilizzati come borghi, castelli romani e poi medievali, o anche come chiesette votive o cimiteri. Spesso la memoria è stata tramandata nei toponimi locali: p.es. "Castello", "Castellaro", "Castelon", "Castelik", "Rocca", "Torri", "Motte".  Varie tracce di castellari sono state trovate anche in Liguria, specialmente sulle colline della Riviera di Ponente (ad esempio sulle sommità del Monte Bignone e del vicino Monte Colma sopra Sanremo, e del Monte Faudo sopra Imperia), dove hanno a lungo rallentato l'espansione greca proveniente dalla colonia focea di Massalia (Marsiglia) e poi dei Celti. Altri castellari si trovano nella zona della Spezia, dove hanno invece contenuto l'espansione etrusca. Più tardi i castellari hanno costituito un serio ostacolo anche alla conquista della Liguria da parte di Roma.
[5] Antico nome di Trieste e Tor Cuchera è una delle poche torri delle mura romane ancora visibili.

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post inserito il 09/07/2020

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