Scuola: mensa, una minestra per tutti

E’ stata addirittura Save the children, nei primi di settembre 2017,  a denunciare lo stato di disagio in cui si vengono a trovare gli alunni nelle scuole italiane al momento del pasto nelle mense scolastiche.
Quasi metà degli alunni (il 48%) delle scuole primarie e secondarie di primo grado non ha accesso alla mensa scolastica. L’assenza di regole condivise, inoltre, contribuisce all’ampia disparità nelle modalità di accesso e di erogazione del servizio.
(Non) tutti a mensa è il rapporto di monitoraggio sul servizio di refezione scolastica che curiamo da quattro anni.
Un’analisi delle politiche e prassi relative alla mensa in Italia, con focus sui 45 comuni capoluoghi di provincia con più di 100.000 abitanti, sui quali si sviluppa un’indagine comparata di diverse variabili come la percentuale di accesso degli alunni al servizio, quella dei costi previsti da bilancio a carico delle famiglie, le tariffe, i criteri di agevolazione ed esenzione, le restrizioni e le eventuali esclusioni dei bambini dal servizio in caso di morosità dei genitori.
Il testo completo in pdf dello studio di Save the children
Certo esiste un problema di costi sociali, ma è impensabile ed assurdo istituire un servizio di mensa scolastica senza prima pensare a come renderlo accessibile a tutti i bambini.
Consumare il pasto insieme significa imparare a condividere con altri la storia della propria vita; si può considerare come un momento educativo che tocca l’uguaglianza e la fraternità e il rispetto di vivere insieme condividendo costumi e libertà di altri. Un momento educativo anche difficile da gestire perché nella società complessa di oggi attorno al cibo si stanno condensando un insieme d’ idee diverse e di costumi diversi: nella scuola abbiamo bambini con genitori che ritengono indispensabile il pasto proteico a base di carne e latticini, altri con genitori vegani, ed altri con genitori mussulmani; tirare una tangente che accontenta tutti non è facile. Eppure se si parte dalle necessità essenziali si può arrivare a una scelta che accontenta tutti e  può perfino contenere i costi. In fin dei conti i bambini hanno necessità di un pasto caldo e poi in qualche modo ceneranno con i propri genitori. Partendo dalle considerazioni più essenziali si può arrivare a un piatto di minestra o di pasta, più un buon frutto di stagione e si trova un pasto che va bene per tutti. La scelta di dividere i bambini al momento del pasto è sicuramente una scelta di esclusione e diseducativa.  (fr. z.)

post inserito il  21/09/2017

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