IL GRANDE SONNO


IL GRANDE SONNO – editoriale di Luigi Giurdanella - Da: I POETI DELL’ARIETE NEWS n° 143 novembre 2018


Il 2 Novembre, commemorazione dei defunti, ci fornisce l’occasione per una riflessione sul mistero della morte. Il culto dei morti è l'espressione della pietà che gli esseri umani provano verso i defunti e risponde al desiderio profondo di comunione e di appartenenza. La pietà verso i morti si esprime nel dolore che si prova per la perdita della persona cara e nella volontà di mantenerne il ricordo, conservare la memoria. La vita dei morti, ha scritto Marco Tullio Cicerone, è riposta nel ricordo dei vivi, che vita sarebbe senza i ricordi? La sopravvivenza di una comunità è dovuta anche alla capacità di allacciare un rapporto spirituale con il defunto: vivere la propria ed altrui morte in modo cosciente, è fonte di maturazione. Questi atteggiamenti verso i defunti sono propri dell'essere umano, fin dai tempi più remoti molte forme di arte e di poesia, sono nate proprio per l'esigenza di mantenere il ricordo dei morti. L’esempio più notevole ce lo dà padre Dante che nel ricordo dell’amata Beatrice ha elaborato un meraviglioso e insuperabile poema: “La Divina Commedia”. La storia dell’umanità, come quella dei singoli individui, è caratterizzata dall’esperienza della morte, che ci permette di maturare come individui e come comunità. La validità della frase: “Ogni morte mi appartiene” è provata da una serie di testimonianze, che vanno dal poeta latino Terenzio a John Donne, fino a Hemingway, che mette all’inizio del suo libro “Per chi suona la campana”, questi versi del poeta John Donne: “Dunque non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: suona per te”, sottolineando, così, che con la persona che se ne va da questa esistenza terrena, una parte di noi è sepolta con lei: dal momento che siamo parte dell’umanità, tutto ciò che è umano ci appartiene.
Ma ai giorni nostri, la ribellione contro la fugacità dei giorni che fuggono, come acqua tra le dita, ha portato alla rimozione della morte: siamo fatti per la vita, sosteniamo illudendoci, e la morte profondamente ci scandalizza. Così la morte, da fenomeno privato, è diventato evento anonimo relegato agli addetti ai lavori: medici, pompe funebri ecc. I mass-media hanno concorso a rendere più inconcepibile e più assurda l’immagine della morte: ne hanno accresciuto la disistima proiettando una serie di spettacoli di morte, assuefacendo gli spettatori alla violenza, banalizzando vita e morte con film macabri, irrispettosi e desacralizzanti. Alla rimozione e spersonalizzazione della morte ha contribuito il mito del successo, che dà spazio solo alle persone belle, forti, vincenti, non ai corpi decadenti, inefficienti, ingombranti. Ma il colpo più pesante che viene inferto all’immagine della morte proviene dalla cultura del consumismo, che mentre ci da l’illusione di farci vivere un’esistenza felice, ci incatena e ci sclerotizza in una situazione di dipendenza di bisogni indotti. Asservito alla logica dell’avere, della produzione e della carriera, l’uomo moderno ha abolito il pensiero creativo e la fantasia; ha cancellato dal proprio linguaggio le espressioni legate ai sentimenti, ha dimenticato che esistono il sogno, l’utopia e la poesia; ha rinunciato a rinascere, è morto prima di essere nato del tutto. Pier Paolo Pasolini ha dimostrato come il consumismo sia “un’esperienza di morte” in quanto svuota dei valori etico morali la nostra esistenza. Nonostante tutto sono propenso a pensare che, lo scoccare della scintilla dell’intelligenza nell’uomo, è in parte legata alla ricerca sul perché della morte. Pertanto, anche se viviamo in un tempo che fa di tutto per non farci pensare, per farci dimenticare la morte, io temerariamente, voglio aiutare a farvi ricordare ... A ricordare gli amici poeti che sono passati al grande sonno, consapevole, come dice Mertz, che un poeta non muore, non muore mai, assume un’altra dimensione. Questo che segue non è un semplice elenco di nomi, come fossero incisi in una lapide, ma per richiamare alla memoria di noi tutti gli amici poeti scomparsi, per così trasformare la loro assenza in presenza. Incomincio con l’indimenticabile Caterina Parisi Mehr, ideatrice della formula “Lettura libera di poesia a tema”, formula che ha determinato il successo delle nostre manifestazioni e Alberto Martelli, uno dei padri fondatori del gruppo “I Poeti dell’Ariete”. Poi l’ammirevole Dante Bambozzi, il più affezionato ai nostri appuntamenti; Luisa Colnaghi, estimatrice e difensore della nostre manifestazioni. E ancora. Angela Parenti che come ci ha scritto il figlio: “con noi è stata felice”; Ingrid che ci era infinitamente grata per averla accolta amorevolmente tra di noi. E ancora un ricordo, con lo stesso affetto, per i tantissimi poeti che sono transitati da noi e ora sono passati al grande sonno. Ci fa piacere pensare che scrivendo poesie non moriranno completamente.

Foto – Pasolini e le ceneri di Gramsci – da wikipedia


post  del 15/11/2018
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