Quest’anno cinquantenario del primo allunaggio di un
essere umano sulla luna – il 20 luglio 1969 –
Arpa sta realizzando dei post dedicati alla LUNA con cadenza quasi
settimanale; non tanto per la ricorrenza in sé, ma per tentare di esaminare
l’immaginario umano prima e dopo quell’evento.
Questo post è
dedicato al culto di DIANA e la LUNA
Contiene: note sul mito, l’incontro di Diana con Atteone dalle Metamorfosi
di Ovidio, l’affresco di Giulio omano dell’incontro del carro del sole con il
carro della luna
In epoca romana Diana è la dea Luna che guida il carro
lunare, ed anche dea della caccia, della verginità, del tiro con l'arco, dei
boschi. Spesso a questa dea romana si fa corrispondere la dea Artemide della mitologia greca, ma
secondo alcuni studiosi la fusione fra le due figure avvenne solo in un secondo
momento.
Diana è gemella di Apollo o Febo ed è figlia
di Giove e Latona. Secondo la leggenda,
Diana - giovane vergine abile nella caccia, irascibile quanto vendicativa - era
amante della solitudine e nemica dei banchetti; era solita aggirarsi in luoghi
isolati. Il nome sarebbe quella che filtra dalle
fronde degli alberi nelle radure boschive, l’associazione con la Luna è stata più tarda.
E’ possibile vedere anche una associazione
della figura di Diana con quella della divinità lunare Selene: in molti riti dei romani, inoltre,
Diana viene venerata come divinità trina, punto di congiunzione della Terra e
della Luna per personificare il Cielo (in contrasto a Ecate cui
era riservato il Regno dei Morti).
Gelosa della sua
verginità non sopportava di essere guardata mentre faceva nuda il bagno alla
fonte del bosco, ed ecco cosa accadde ad Atteone che pose gli occhi su di lei: DALLE
METAMORFOSI DI OVIDIO
Mentre Diana si bagnava così alla sua solita fonte,
ecco che il nipote di Cadmo, prima di riprendere la caccia,
vagando a caso per quel bosco che non conosceva,
arrivò in quel sacro recesso: qui lo condusse il destino.
Appena entrò nella grotta irrorata dalla fonte,
le ninfe, nude com'erano, alla vista di un uomo
si percossero il petto e riempirono il bosco intero
di urla incontrollate, poi corsero a disporsi intorno a Diana
per coprirla con i loro corpi; ma, per la sua statura,
la dea tutte le sovrastava di una testa.
Quel colore purpureo che assumono le nubi se contro
si riflette il sole, o che possiede l'aurora,
quello apparve sul volto di Diana sorpresa senza veste.
Benché attorniata dalla ressa delle sue compagne,
pure si pose di traverso e volse il volto indietro.
Non avendo a presa di mano le frecce, come avrebbe voluto,
attinse l'acqua che aveva ai piedi e la gettò in faccia all'uomo,
inzuppandogli i capelli con quel diluvio di vendetta,
e a predire l'imminente sventura, aggiunse:
"Ed ora racconta d'avermi vista senza veli,
se sei in grado di farlo!". Senza altre minacce,
sul suo capo gocciolante impose corna di cervo adulto,
gli allungò il collo, gli appuntì in cima le orecchie,
gli mutò le mani in piedi, le braccia in lunghe zampe,
e gli ammantò il corpo di un vello a chiazze.
Gli infuse in più la timidezza. Via fuggì l'eroe, figlio di Autònoe,
e mentre fuggiva si
stupì d'essere così veloce. Quando
poi
vide in uno specchio d'acqua il proprio aspetto con le corna,
"Povero
me!" stava per dire: nemmeno un fil di voce gli uscì.
Emise
un gemito: quella fu la sua voce, e lacrime gli scorsero
su
quel volto non suo; solo lo spirito di un tempo gli rimase.
Che
fare? Tornare a casa, nella reggia, o nascondersi
nei
boschi? Quello glielo impediva la vergogna, questo il timore.
Mentre
si arrovellava, lo avvistarono i cani. …
Dal terzo libro delle
METAMORFOSI
Mentre Apollo guidava il carro solare Diana guidava
il carro lunare, a volte si incrociavano. In un
curiosissimo affresco Giulio Romano fa
incontrare i due dei alla guida dei rispettivi carri
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viaggio sulla LUNA
Post inserito il 02/02/2019
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