La matassa di spago
Romanzo breve – inedito di Francesco Zaffuto
Copyright © Francesco Zaffuto
La storia con il
Mazzetti, dopo la vicenda del supermercato, aveva avuto un seguito.
Quella volta Tumiati non era in servizio, e
verso sera il parroco della Chiesa del
…. , molto vicina al Tevere, chiamò
il commissariato. Era molto agitato e disse che era accaduto in
chiesa un furto stranissimo. In
commissariato ci stavo io e l’ispettore Ripa, e a sirena urlata ci recammo
presso quella chiesa.
L’agitazione del parroco non era per niente
cessata; appena entrammo ci condusse sul luogo del misfatto. Sul lato sinistro della chiesa ci stava
ancora la cassetta delle elemosine scassata e buttata per terra, con qualche monetina piccola dispersa nelle
vicinanze, che il parroco non aveva
raccolto perché voleva farci vedere le prove dell’accaduto. “Vedete, è accaduto qua, neanche un’ora fa. Ero molto
indeciso sul telefonare a voi o no, perché il fatto era estremamente insolito e
inspiegabile. Non facile da raccontare,
roba da sembrar matti a dirlo.” Lo
tranquillizzai dicendo che poteva
raccontarci tutto quello che voleva e che noi eravamo già matti per il lavoro
che ci toccava fare ogni giorno.
Disse che lui aveva sentito un rumore mentre
stava nella vicina sacrestia e si era precipitato a ritornare in chiesa per
vedere cosa stava accadendo. Il rumore proveniva proprio dalla zona della
cassetta delle elemosine. La cassetta traballava da sola in alto e in basso,
poi si apriva, sembravano uscire fuori delle banconote e poi la cassetta cadeva
per terra con tutti gli spiccioli,
subito dopo la porta di entrata a sinistra si apriva e si richiudeva. In
pratica c’era stato il furto in sua presenza ma lui non aveva visto il
ladro. “Certo il ladro c’era ma io non
l’ho visto. Derubava dinanzi ai miei
occhi e io non lo vedevo. Come può essere una cosa di questo genere?” Finì con
questa domanda desolata.
“Se è accaduto vuol dire che può essere”,
dissi io in tono quasi consolatorio. Il prete aggiunse, che nonostante fosse atterrito, considerato
che la porta della chiesa si era aperta e richiusa con tale rapidità, lui volle
correre fuori per vedere se c’era qualcuno che scappava.
“Sono arrivato fino al punto dove c’è il viale
che costeggia il Tevere e c’era uno che si stava allontanando con aria sospetta
e imboccava il punto della scalinata che scende al fiume.”
“In che senso aria
sospetta?”
“Sospetto, si guardava
in giro, almeno così mi parve, era uno
di quei barboni”.
Prendemmo la cassetta per farla esaminare a
qualcuno della scientifica, dicemmo al parroco di raccogliere pure le monetine
che stavano per terra. Lo rassicurammo ancora, gli dicemmo di passare per la
denuncia il giorno dopo al commissariato, e andammo via.
Appena usciti il Ripa scoppiò: “Ma come si
può, quello non vede da vicino il ladro e vede uno con l’aria sospetta da
lontano. Lei ha potuto notare,
commissario, che razza di occhiali tiene sul naso il parroco, due veri e propri
fondi di bottiglia. Chissà cosa ha visto
e cosa non ha visto. “
Convinsi Ripa che era opportuno dare
un’occhiata sulla riva del Tevere. Mi venne dietro borbottando per via che la
macchina l’avevamo proprio lasciata messa male: “Se passano i vigili diranno
che siamo i soliti prepotenti della polizia”.
“Lasciali dire, vieni”. Scesi i
gradini verso il fiume in fretta e lui mi veniva dietro lento e riluttante.
Il sole era completamente tramontato e poco
distante c’era un uomo che aveva acceso due legnetti e stava seduto accanto al
fuoco, il solito barbone, forse quello che aveva visto il parroco allontanarsi
con aria sospetta. Vedendomi arrivare si
alzò in piedi, lo riconobbi subito, era
il Mazzetti, quello del furto al supermercato.
“Non sarai tu che hai
scassato la cassetta delle elemosine della chiesa qua vicina?” Dissi io
lentamente appena gli fui di fronte.
“Ho chiesto il
permesso” disse con un filo di voce.
Intanto il Ripa si era avvicinato dicendo:
“Che fa commissario, se ne sta qua a parlare da solo come i matti. Con la
macchina lasciata in mezzo alla strada in quel modo.”
Un brivido mi aveva percorso la schiena, un evento inspiegabile è capace di segare le
gambe anche agli uomini più forti, ed io
non mi ero mai considerato un uomo forte.
Guardai Ripa negli
occhi dicendo: “Ma tu vedi bene quello che hai di fronte?”
“E .. e certo
commissario!” disse un po’ meravigliato.
“Allora fai una cosa,
vai a prendere la macchina e torna in commissariato. Tanto io faccio un altro
piccolo giro qua e poi torno a piedi. Tanto … non è lontano.” Lo dissi in tono
un po’ agitato per il timore che mi stava assalendo, ma il Ripa non se ne
accorse; e a me premeva non essere preso per matto. Il Ripa mi salutò e mi
lascio di fronte a quell’uomo che gli era stato vicino senza essere visto.
post inserito il 07/01/2018
Aspetto la nona puntata, soprattutto adesso che le cose si sono misteriosamente complicate.
RispondiEliminaFinalmente sono riuscita a mettermi in pari.
RispondiEliminaL'entrata dell'ectoplasma rende il tutto ancora più avvincente.
Cristiana
Se perdete qualche puntata potete sempre ritrovarla nella pagina che riassume tutti i link. Scusatemi per l'eccessivo spezzettamento; ma si trattava anche di vedere se oggi è possibile mettere in rete qualcosa a puntate come l'antico metodo del romanzo d'appendice.
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