La matassa di spago - 8° puntata


La matassa di spago
Romanzo breve – inedito di Francesco Zaffuto
Copyright  © Francesco Zaffuto


8° puntata
La storia con il Mazzetti, dopo la vicenda del supermercato, aveva avuto un seguito. 
 Quella volta Tumiati non era in servizio, e verso sera  il parroco della Chiesa del ….  , molto vicina al Tevere,   chiamò  il  commissariato.  Era molto agitato e disse che era accaduto in chiesa un furto stranissimo.  In commissariato ci stavo io e l’ispettore Ripa, e a sirena urlata ci recammo presso quella chiesa. 
  L’agitazione del parroco non era per niente cessata; appena entrammo ci condusse sul luogo del misfatto.  Sul lato sinistro della chiesa ci stava ancora la cassetta delle elemosine scassata e buttata per terra,  con qualche monetina piccola dispersa nelle vicinanze,  che il parroco non aveva raccolto perché voleva farci vedere le prove dell’accaduto. “Vedete,  è accaduto qua, neanche un’ora fa. Ero molto indeciso sul telefonare a voi o no, perché il fatto era estremamente insolito e inspiegabile.  Non facile da raccontare, roba da sembrar matti a dirlo.”  Lo tranquillizzai  dicendo che poteva raccontarci tutto quello che voleva e che noi eravamo già matti per il lavoro che ci toccava fare ogni giorno.
 Disse che lui aveva sentito un rumore mentre stava nella vicina sacrestia e si era precipitato a ritornare in chiesa per vedere cosa stava accadendo. Il rumore proveniva proprio dalla zona della cassetta delle elemosine. La cassetta traballava da sola in alto e in basso, poi si apriva, sembravano uscire fuori delle banconote e poi la cassetta cadeva per terra con tutti gli spiccioli,  subito dopo la porta di entrata a sinistra si apriva e si richiudeva. In pratica c’era stato il furto in sua presenza ma lui non aveva visto il ladro.  “Certo il ladro c’era ma io non l’ho visto.  Derubava dinanzi ai miei occhi e io non lo vedevo. Come può essere una cosa di questo genere?” Finì con questa domanda desolata.
 “Se è accaduto vuol dire che può essere”, dissi io in tono quasi consolatorio. Il prete aggiunse,  che nonostante fosse atterrito, considerato che la porta della chiesa si era aperta e richiusa con tale rapidità, lui volle correre fuori per vedere se c’era qualcuno che scappava.
 “Sono arrivato fino al punto dove c’è il viale che costeggia il Tevere e c’era uno che si stava allontanando con aria sospetta e imboccava il punto della scalinata che scende al fiume.”
“In che senso aria sospetta?”
“Sospetto, si guardava in giro, almeno così mi parve, era  uno di quei barboni”. 
 Prendemmo la cassetta per farla esaminare a qualcuno della scientifica, dicemmo al parroco di raccogliere pure le monetine che stavano per terra. Lo rassicurammo ancora, gli dicemmo di passare per la denuncia il giorno dopo al commissariato, e andammo via.
 Appena usciti il Ripa scoppiò: “Ma come si può, quello non vede da vicino il ladro e vede uno con l’aria sospetta da lontano. Lei  ha potuto notare, commissario, che razza di occhiali tiene sul naso il parroco, due veri e propri fondi di bottiglia.  Chissà cosa ha visto e cosa non ha visto. “
 Convinsi Ripa che era opportuno dare un’occhiata sulla riva del Tevere. Mi venne dietro borbottando per via che la macchina l’avevamo proprio lasciata messa male: “Se passano i vigili diranno che siamo i soliti prepotenti della polizia”.  “Lasciali  dire, vieni”. Scesi i gradini verso il fiume in fretta e lui mi veniva dietro lento e riluttante.
 Il sole era completamente tramontato e poco distante c’era un uomo che aveva acceso due legnetti e stava seduto accanto al fuoco, il solito barbone, forse quello che aveva visto il parroco allontanarsi con aria sospetta.  Vedendomi arrivare si alzò in piedi, lo riconobbi subito,  era il Mazzetti, quello del furto al supermercato.
“Non sarai tu che hai scassato la cassetta delle elemosine della chiesa qua vicina?” Dissi io lentamente appena gli fui di fronte.
“Ho chiesto il permesso” disse con un filo di voce.
 Intanto il Ripa si era avvicinato dicendo: “Che fa commissario, se ne sta qua a parlare da solo come i matti. Con la macchina lasciata in mezzo alla strada in quel modo.” 
 Un brivido mi aveva percorso la schiena,  un evento inspiegabile è capace di segare le gambe anche agli uomini più forti, ed  io non mi ero mai considerato un uomo forte.
Guardai Ripa negli occhi dicendo: “Ma tu vedi bene quello che hai di fronte?”
“E .. e certo commissario!” disse un po’ meravigliato.
“Allora fai una cosa, vai a prendere la macchina e torna in commissariato. Tanto io faccio un altro piccolo giro qua e poi torno a piedi. Tanto … non è lontano.” Lo dissi in tono un po’ agitato per il timore che mi stava assalendo, ma il Ripa non se ne accorse; e a me premeva non essere preso per matto. Il Ripa mi salutò e mi lascio di fronte a quell’uomo che gli era stato vicino senza essere visto.

 Copyright  © Francesco Zaffuto



post inserito il  07/01/2018


3 commenti:

  1. Aspetto la nona puntata, soprattutto adesso che le cose si sono misteriosamente complicate.

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  2. Finalmente sono riuscita a mettermi in pari.
    L'entrata dell'ectoplasma rende il tutto ancora più avvincente.
    Cristiana

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  3. Se perdete qualche puntata potete sempre ritrovarla nella pagina che riassume tutti i link. Scusatemi per l'eccessivo spezzettamento; ma si trattava anche di vedere se oggi è possibile mettere in rete qualcosa a puntate come l'antico metodo del romanzo d'appendice.

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