A margine di un drammatico caso di suicidio

Da una notizia di cronaca del 9 marzo 2018
Un uomo di 44 anni si è lanciato dal terzo piano dell'ospedale Fatebenefratelli all'Isola Tiberina, a Roma, dove la moglie era ricoverata in seguito al parto avvenuto solo pochi giorni fa. 
L’uomo dicono che  in passato era stato vittima di crisi depressive, e da poco aveva perso il lavoro. Il Tgcom ha riportato così la notizia:  "alcuni testimoni lo avrebbero visto salire sulla terrazza, dove c'è un'area fumatori, e parlare al telefono. Poi, una volta terminata la chiamata, scavalcare la balaustra e gettarsi nel vuoto … http://www.ilgiornale.it/news/cronache/roma-va-trovare-moglie-e-figlio-appena-nato-disoccupato-si-1503304.html
 Se sentiamo che il suicida era un uomo che da poco aveva perso il lavoro, possiamo ipotizzare che ciò abbia contribuito; se sentiamo che da poco era diventato padre vediamo come il suo malessere gli impedisse di godere di uno dei momenti più belli ed esaltanti della vita; e forse il carico delle responsabilità del futuro ha prevalso sulla sua debole resistenza.
 Cosa passa nella testa di un uomo l’attimo prima di una scelta così drammatica resta un mistero che porta via con sé; ai familiari resta un dolore forte per la morte del congiunto e la particolare angoscia che il suicidio comunica; alla società dovrebbe restare una domanda: “Quanto ha contribuito all’evento il malessere sociale?”.  
  Durkheim, che dedicò al suicidio gran parte dei suoi studi sociali, disse che: pur sembrando in apparenza un atto soggettivo, imputabile a incurabile infelicità personale mostra come ci possano essere dei fattori sociali che esercitano un'influenza determinante; soprattutto ciò che egli chiamò anomia,  rottura degli equilibri della società e sconvolgimento dei suoi valori. Durkheim  ammetteva che vi potesse essere una predisposizione psicologica di certi individui al suicidio, ma la forza che determina il suicidio non è psicologica, bensì sociale.  
  L’Italia ha attraversato un lungo periodo di crisi economica depressiva e ora sta attraversando un periodo di dopo crisi lento e pieno di difficoltà per gli strati sociali più poveri. Il periodo di crisi è stato costellato da tanti casi di suicidio di lavoratori disoccupati ed anche d’imprenditori sull’orlo del fallimento economico; e lo stato di malessere economico  ancora oggi continua.  Non si hanno dati statistici ben definiti sui sucidi di questi anni di crisi;  e spesso le notizie dei casi di suicidio sono state poste senza rilievo dagli organi d’informazione, come se la stampa tendesse a rimuovere un atto che colpevolizza l’intera società. D’altra parte una eccessiva enfatizzazione dei casi di suicidio può anche portare a processi imitativi.
  Se le ristrettezze economiche possono essere una delle motivazioni sociali che portano a quell’emarginazione che può perfino portare al suicidio, una via per affrontare i problemi sociali più spinosi di sopravvivenza economica dei disoccupati è quella di un reddito di cittadinanza, ed è sicuramente un aiuto economico che li può sollevare dalle drammatiche ristrettezze. Ma occorre, altresì, puntare sull’incremento delle possibilità di lavoro, perché attraverso il lavoro si concretizzano un salario ed  il riconoscimento di una propria autonomia, questo secondo aspetto va contribuire al  riconoscimento dell’Io necessario a vivere.
Francesco Zaffuto

Durkheim note biografiche

Un’introduzione sintetica sullo studio di Durkheim

Il libro disponibile nelle librerie e tramite internet

immagini – foto dell’ospedale Fatebenefratelli dell’Isola tiberina Roma dal Giornale.it
Copertina libro Durkheim

Post inserito il 11/03/2018
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6 commenti:

  1. La conclusione che il "denaro" possa alleviare questo male mi destabilizza !

    Esiste una responsabilità sociale verso chi compie un gesto estremo?

    Io credo di si ...è tutto è dovuto alla mancanza di Amore.Da questo scaturisce ogni forma di male fisico e psicologico.E se è pur vero che esiste una responsabilità sociale esiste un irresponsabilità individuale,abbiamo fatto in modo che il "denaro" ci guarisca e non l'amore!!

    Grave responsabilità abbiamo su noi stessi e su tutto il resto!

    Il reddito di cittadinanza è un palliativo a questo male non la soluzione!

    Grazie Francesco

    L.

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  2. Non so se gli mancasse l'amore; certo aveva un centro possibile a cui rivolgere il suo amore un bambino appena nato.
    Le ristrettezze economiche possono condurre alla disperazione, lo sono state in diversi casi; anche se non so quanto hanno pesato in questo caso.
    Qualche soldo, del reddito di cittadinanza, può aiutare anche a sopravvivere nell'immediato, e poi è necessario un lavoro.
    Questa misura non scongiurerà i suicidi, ma penso come Durkheim che possa diminuirli. Ciao

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    1. Beh se questo studio dei fenomeni sociali arriva a questo risultato !

      Dal decalogo di Naom Comaski



      9- Rafforzare l’auto-colpevolezza.

      Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione...

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    2. effettivamente la colpevolizzazione di chi ha fallito agisce come un tarlo che distrugge ulteriormente chi è caduto in disgrazia

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  3. Credo che la responsabilità sociale ci sia anche a vario titolo non solo economica, anche solo di accettazione di sé. Una notizia drammatica e studi importanti che invece oggi molti ignorano e vogliono ignorare per non vedere la disperazione in cui versa gran parte del Paese.

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    1. mi ha meravigliato qualche settimana fa apprendere che gli inglesi hanno istituito in ministero per la solitudine - istituito sulla base di una proposta di quella giovane deputata laburista che fu uccisa - in qualche modo si stanno rendendo conto che è necessario studiare i fenomeni sociali del malessere -

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