Maurizio Vitta
I
Nostalgie di furori, d’accensioni
che
fanno delle idee una carne calda,
stillando
sangue, parole, convinzioni
infitte
dentro un mondo che si sfalda.
Dov’è il tempo dei fatti e delle azioni
sbandierate in un’anima spavalda,
rossa
di canti e di rivoluzioni
che
un sole immoto a oriente surriscalda?
Non
c’è più verità tagliata a mezzo
da
perentorie lame di pensieri
né
diritto di opporsi con disprezzo
ad
avversari pavidi e insinceri.
Non
c’è più verità: pezzo per pezzo
s’è spenta coi propositi più fieri.
II
Che parole, che immagini o figure,
che turbinio di cosmi arabescati,
quali
contorti fili di scritture
trapassano gli spazi interminati!
La vita si rapprende nelle oscure
cavità
del linguaggio, nei cifrati
disegni
che dissolvono le dure
formule
di pensieri innominati.
S’intrecciano fluenti ragnatele
di ragioni, teoremi, intendimenti:
un incorrotto velo, un infedele
schermo
tra il mondo e i vacui sentimenti
s’innalza come inesplicata stele
sull’attonita fuga degli eventi.
III
Mio
corpo, guscio fragile e indifeso,
fiamma
paziente, tenera energia,
liquido
labirinto, blocco teso,
spira
di sentimenti e fantasia,
urto
perenne di universi, offeso
dal
crudo tempo, lucida alchimia,
dove
il mondo s'incunea rappreso
in
un mosaico d'ansie e di magia.
Scuote
la forza astratta delle cose
questo
incerto groviglio d'esistenza
che
s'arruffa alle raffiche furiose
e
si piega con nobile movenza,
pronto
a involarsi sopra le insidiose
vertigini
del tempo e dell'assenza.
Mosca, Pinacoteca Statale Tret'jako