La matassa di spago
Romanzo breve – inedito di Francesco Zaffuto
Copyright © Francesco Zaffuto
12° puntata
C’era una fila strepitosa. La gente in fila, arrivava al botteghino e
tornava indietro delusa, molti erano solo riusciti a prenotare per lo
spettacolo del giorno successivo, per quella sera non c’erano posti.
Arrivammo lo stesso al botteghino:
“Non c’è posto, non potete prenotare neanche
per lo spettacolo di Domenica. Se volete, lo potete fare per lunedì sera”,
disse bruscamente l’omone del botteghino.
“No, niente affatto. Io sono il Commissario
Biagini e questo è l’ispettore Tumiati, e siamo in servizio. Noi entriamo, stiamo
in piedi, ma entriamo”. Dissi con
fermezza mostrando il tesserino.
“E quanti siete stasera
voi della polizia? Quei due che ci sono vicino la tenda d’entrata hanno detto
anche loro che sono della polizia. “
Reagii prontamente dicendo: “Sì, lo so siamo
diversi, non si preoccupi.”
“Va bene, fate come volete ma in piedi”, disse
ancora più bruscamente.
Mi girai a guardare verso i due che mi aveva
indicato, mai visti in vita mia, e dissi a bassa voce al Tumiati: “Saranno dei
servizi, noi ignoriamoli”.
In quel momento vidi che dalla porta
principale d’accesso al teatro, destreggiandosi tra la folla, entrava con la
sua giacca cenciosa il Mazzetti. Arrivava come un fantasma e dopo avere attraversato la sala si
avviava verso la tenda di velluto di entrata in platea. Dovevo seguirlo.
Dissi al Tumiati che era meglio che stavamo
separati per controllare i due lati della platea, e che lui doveva tenere il cellulare acceso
con la sola vibrazione, e che io gli avrei mandato un messaggio.
Entrai nella grande platea del teatro, già in
tanti spettatori stavano seduti e tanti altri cercavano indaffarati i loro
posti.
Il
Mazzetti l’avevo perso di vista, vidi però che i due dei servizi segreti
prontamente erano venuti dietro di me, decisi di muovermi con precauzione. Seguono me, seguono me, continuavo a pensare
abbastanza arrabbiato.
In quella situazione avvicinare il Mazzetti
diventava un’impresa impossibile, lo
cercavo i tutti gli angoli dove si potevano disporre le poche persone in piedi,
tutti gli altri avevano il posto prenotato. Doveva pur essere in piedi da
qualche parte, arrivai vicino al palco. Il Mazzetti, invece, stava seduto in prima fila, dal lato del
corridoio centrale sulla destra; in uno di quei posti che abitualmente si
lasciano riservati. Stava ben comodamente seduto e con le gambe ben
distese, e più di una volta chi passava
vicino a lui inciampava. Chissà cosa poteva succedere se qualcuno gli si sedeva
di sopra?
Continuavo ad osservarlo, ma nessuno si
sedette in quattro posti di prima fila e il Mazzetti rimase comodo nella sua
posizione. Lo spettacolo iniziò, il
mirabolante e soddisfattissimo Rasputin ce la mise tutta, ma era deludente, un
insieme di cose vecchie e ritrite e gli applausi erano ben pochi.
Quel che movimentò lo spettacolo fu il momento
dei conigli che uscivano dal cilindro, la trovata non era male, il mago tirava
fuori un coniglio bianco e lo lasciava correre sul palco e scompariva tra le
quinte e poi ne continuava a tirare fuori un altro, e poi un altro, e poi
ancora un altro. Una corsa continua di conigli per il palco e finalmente
arrivarono tanti applausi dal pubblico.
Fu in quel momento che i due dei servizi
segreti, stanchi di stare in piedi
ebbero la bella idea di andarsi a sedere in quei posti di prima fila rimasti
vuoti, si avvicinarono chinati per non disturbare il pubblico e raggiunsero i
posti. Uno di loro si andò a sedere sopra il Mazzetti che ebbe la reazione
istintiva di spingerlo per evitare di trovarselo addosso. L’agente segreto
cadde per terra trascinando anche i suo compagno che si era impaurito per
quello che stava accadendo, sul palco furono influenzati per l’accaduto alcuni
conigli che deviarono la loro corsa e al posto di andare verso le quinte
saltarono in platea provocando uno scompiglio generale con grida isteriche di
qualche dama e spettatori che si alzarono.
Alla confusione contribuirono notevolmente i due agenti segreti che cercavano
di prendere qualcosa che non vedevano.
Il Mazzetti si era prontamente allontanato ed
aveva già guadagnato l’uscita mentre i due dei servizi segreti avevano bloccato
un altro spettatore e l’avevano ammanettato velocemente mentre sua moglie
gridava come impazzita per quello che stava accadendo.
Rasputin invitava alla calma, i conigli
continuavano a gironzolare portando scompiglio, bianchi bellissimi, le luci si
erano riaccese e svelavano un trambusto generale, io ridevo e anche qualche
altro spettatore rideva, ma la paura e il disordine prese il sopravvento.
Non so cosa stesse
facendo il Tumiati, ma lo chiamai e gli dissi di raggiungere l’uscita.
Tumiati era stralunato, mi guardava e non si
persuadeva per il sorriso che ancora tenevo stampato in fronte. “lo spettacolo
è finito Tumiati, andiamo via”.
“Ma che è successo,
commissà?”
“Quei due cialtroni dei
servizi segreti hanno ammanettato uno spettatore solo perché aveva dato nella
confusione una spinta a uno di loro. E noi è meglio che andiamo perché se la
vedono loro a giustificarsi per le loro cazzate.”
“Ottimo, commissà!”
disse il Tumiati e mi seguì.
Il teatro si stava svuotando velocemente,
molta gente usciva impaurita ed altra indignata per l’accaduto. C’era una gran
confusione dinanzi alla porta principale del teatro, io cercavo di vedere il
Mazzetti, ma niente, proprio niente.
“Andiamo a prendere la
nostra macchina Tumiati”
“Commisà, lei
sicuramente sa parecchie cose su questo fatto. Un giorno me le racconterà?”
“Se sarai disposto ad
ascoltare le mie stupidate, un giorno te le racconterò”.
Copyright © Francesco Zaffuto
post inserito il 04/02/2018
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