Le anime morte


di Giuseppe Mucciante  (http://camminareleggendo.blogspot.it/)
È un libro che è stato, almeno in italiano, tradotto e ritradotto. L'ultima prova è del 2009 ed è opera di Paolo Nori per Feltrinelli.
Io ho la versione di Agostino Villa, pubblicata nel 1953 da Mondadori. L'ho riletta recentemente e devo dire che mi è sembrata una traduzione un po' desueta. È strano come si abbia l'impressione di leggere una lingua un po' polverosa che a volte diventa ostica in termini che, senza dubbio furono popolari, ma che oggi pochi utilizzano. Non lodo la mia ignoranza ma che cosa sono i calzoni di bambagino, e perché uno dei servi comprati è soprannominato Non perdona a trògoli? E che cos'è un capo scarico?
Ma, scanso alle pignolerie, veniamo al fatto.
Uno strano personaggio arriva nella città di N. modesto capoluogo di governatorato. Né grasso né magro, né alto né basso, né bello né brutto, Pavel Ivanovic Cicikov ha l'aspetto di un banale gentiluomo in viaggio con due dei suoi servi a bordo di un modesto calesse.
Un viaggio senza meta, nella Russia del XIX secolo, diventa pretesto per lo scrittore per osservare e analizzare situazioni e peronaggi disparati, insoliti o banali; per rappresentare infine il semplice scorrere della vita.
Le Anime morte fu quasi interamente scritto da Gogol durante il suo soggiorno a Roma tra il 1837 e il 1839. Sul modello dellaDivina Commedia, il progetto dello scrittore era di comporre non un romanzo ma ciò che lui chiamava un poema in tre parti, descrivendo gli aspetti morali della società dell'epoca, dai più bassi ai più elevati. Solo la prima parte fu conclusa. Il libro non sarà mai terminato. Tornato a Roma nel 1845, Gogol continuò la scrittura della seconda parte del romanzo (quella che avrebbe dovuto corrispondere al Purgatorio) ma, sempre più ossessionato da un'infatuazione religiosa, bruciò poi le pagine scritte, lasciando incompiuta l'opera.
Le anime morte di cui si parla sono quei contadini, servi della gleba, morti tra un censimento e l'altro e per i quali i possidenti dovevano continuare a pagare il testatico al governo fino all'aggiornamento del censimento successivo. L'idea di Cicikov era di comperare per pochi soldi queste anime a dei proprietari ben contenti di sbarazzarsi di un carico inutile, per realizzare così un patrimonio fittivo da poter ipotecare, incassare un prestito e poi sparire dalla circolazione. Il progetto sembra facile ma innesca una serie di quiproquo e di reazioni a catena che finiscono per mettere nei guai Pavel Ivanovic.
I critici si sono divisi nell'analisi del romanzo. Per alcuni si tratta di un quadro realista della Russia dell'epoca. Una società arcaica nella quale i servi, legati alla terra e al possidente, erano considerati alla stregua degli altri animali domestici, venduti, comprati e sfruttati. Un mondo in cui l'aristocrazia e la burocrazia zarista dominavano senza intralci un popolo che viveva nella miseria. Quadro di critica sociale dunque, rigoroso atto di accusa contro un sistema profondamente iniquo.
Sotto il titolo Le Anime morte bisognava quindi riconoscere non i servi deceduti ma i gretti personaggi della buona società, incapaci di umanità.
Per altri, la chiave di lettura del romanzo è piuttosto nella volontà satirica che porta alla caricatura, all'accentuazione delle linee di carattere, spinte fino al grottesco.
In realtà Gogol era lontano dalla volontà di cambiamento stutturale della società russa che pure a quel tempo cominciava a esprimersi negli ambienti più avanzati. Non vedeva la necessità di modificare il sistema sociale. Era piuttosto un conservatore che considerava le tare individuali: grettezza, avarizia, ambizione, responsabili della miseria in cui viveva il popolo. I necessari cambiamenti dovevano essere per lui la conseguenza di una rigenerazione morale più che politica.
Resta il fatto che questo libro, senz'altro il più significativo della sua pur notevole opera, è forse l'affresco più riuscito della società russa del XIX secolo. Morto a 43 anni, Gogol sarà considerato dai suoi successori come il padre di una nuova letteratura russa. I grandi autori che continueranno a scrivere dopo la sua morte Dostojevski, Tolstoi, Turgenev (che fece un mese di carcere e due anni di esilio per un necrologio dedicato a Gogol e pubblicato malgrado il divieto della censura) riconosceranno in lui un maestro e un esempio.
Scritto nella lontananza, Le Anime morte è soprattutto un omaggio alla terra russa anche -e soprattutto- quando il paesaggio si fa, per contappunto, italiano.

Qui una pagina – nella traduzione di *Traduzione di Agostino Villa

Terra di Russia, terra di Russia! Io ti vedo; dalla mia incantevole, meravigliosa lontananza, io ti vedo. Tutto è povero in te, disordinato, inospitale; non rallegrano, non atterriscono lo sguardo gli arditi miracoli della natura, coronati dagli arditi miracoli dell'arte: le città con gli alti castelli dalle mille finestre, radicati sui dirupi; le pittoresche piante ed edere radicate sulle case, fra lo scroscio e l'etreno vaporio delle cascate. Non si rovescia indietro la testa a guardare il sovrapporsi senza fine, nelle altezze, dei blocchi di pietra; non brillano attraverso gli oscuri archi gettati uno sull'altro, rivestiti di tralci di viti, d'edere e di milioni e milioni di rose selvatiche, non brillano in lontananza gli eterni profili dei monti radiosi, alzati agli argentei, limpidi cieli. Tutto è aperto, desolato e uniforme in te; come piccoli punti, come piccoli segni, visibili appena, spiccano tra le distese le piatte tue città: nulla che accarezzi o che affascini lo sguardo. Ma che inaccessibile forza è dunque questa che attira a te? Perché riecheggia e di continuo risuona al'orecchio, malinconica, come si diffonde su tutta l'ampiezza tua, da mare a mare la tua canzone? Che c'è in essa, in codesta canzone? Che cosa chiama così, e singhiozza e afferra il cuore? Che suoni son questi che morbosamente si insinuano e penetrano nell'anima, e s'attorcigliano al mio cuore? Terra di Russia! Che cosa vuoi dunque da me? Quale inaccessibile legame esiste tra noi? Che hai da guardarmi così e perché tutto quello che c'è in te si rivolge a me con quest'occhi pieni di aspettazione?... E ancora pieno di stupore, rimango immoto, e già sul capo ho l'ombra di una nube minacciosa, gravida di piogge incombenti, e il pensiero ammutolisce dinnanzi alla tua vastità illimitata? Forse qui, forse in te sorgerà uno sconfinato pensiero, giacché tu stessa sei senza fine? Non potrebbe avere qui l'avvento un eroe gigante, giacché c'è spazio abbastanza perché si sviluppi e si muova? E minacciosamente mi abbraccia la possente vastità, riverbandosi con terribile forza nel profondo del moi essere; d'una potenza arcana s'illuminano i miei occhi... Oh, sfolgorante, fascinosa, ignota al mondo sconfinatezza! Terra di Russia!...*

immagine - copertina del libro di Gogol dell'ultima edizione di Feltrinelli - traduzione Paolo Nori - nelle librerie o su IBS al link http://www.ibs.it/code/9788807822025/gogol-nikolaj-zzz99-nori/anime-morte.html

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1 commento:

  1. Uh, sì, senz'altro desueta! Le traduzioni invecchiano, a differenza degli originali che rimangono identici in eterno.

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