È un libro che è stato, almeno in italiano, tradotto e
ritradotto. L'ultima prova è del 2009 ed è opera di Paolo Nori per Feltrinelli.
Io ho la versione di Agostino Villa, pubblicata nel 1953 da
Mondadori. L'ho riletta recentemente e devo dire che mi è sembrata una
traduzione un po' desueta. È strano come si abbia l'impressione di leggere una
lingua un po' polverosa che a volte diventa ostica in termini che, senza dubbio
furono popolari, ma che oggi pochi utilizzano. Non lodo la mia ignoranza ma che
cosa sono i calzoni di
bambagino, e perché uno dei
servi comprati è soprannominato Non
perdona a trògoli? E che cos'è un capo scarico?
Ma, scanso alle pignolerie, veniamo al fatto.
Uno strano personaggio arriva nella città di N. modesto
capoluogo di governatorato. Né grasso né magro, né alto né basso, né bello né
brutto, Pavel Ivanovic Cicikov ha l'aspetto di un banale gentiluomo in viaggio
con due dei suoi servi a bordo di un modesto calesse.
Un viaggio senza meta, nella Russia del XIX secolo, diventa
pretesto per lo scrittore per osservare e analizzare situazioni e peronaggi
disparati, insoliti o banali; per rappresentare infine il semplice scorrere della vita.
Le Anime morte fu
quasi interamente scritto da Gogol durante il suo soggiorno a Roma tra il 1837
e il 1839. Sul modello dellaDivina Commedia, il progetto dello scrittore
era di comporre non un romanzo ma ciò che lui chiamava un poema in tre parti, descrivendo gli aspetti
morali della società dell'epoca, dai più bassi ai più elevati. Solo la prima
parte fu conclusa. Il libro non sarà mai terminato. Tornato a Roma nel 1845,
Gogol continuò la scrittura della seconda parte del romanzo (quella che avrebbe
dovuto corrispondere al Purgatorio)
ma, sempre più ossessionato da un'infatuazione religiosa, bruciò poi le pagine
scritte, lasciando incompiuta l'opera.
Le anime morte di cui si parla sono quei
contadini, servi della gleba, morti tra un censimento e l'altro e per i quali i
possidenti dovevano continuare a pagare il testatico al governo fino
all'aggiornamento del censimento successivo. L'idea di Cicikov era di comperare
per pochi soldi queste anime a dei proprietari ben contenti di sbarazzarsi di
un carico inutile, per realizzare così un patrimonio fittivo da poter
ipotecare, incassare un prestito e poi sparire dalla circolazione. Il progetto
sembra facile ma innesca una serie di quiproquo e di reazioni a catena che finiscono
per mettere nei guai Pavel Ivanovic.
I critici si sono divisi nell'analisi del romanzo. Per alcuni si
tratta di un quadro realista della Russia dell'epoca. Una società arcaica nella
quale i servi, legati alla terra e al possidente, erano considerati alla
stregua degli altri animali domestici, venduti, comprati e sfruttati. Un mondo
in cui l'aristocrazia e la burocrazia zarista dominavano senza intralci un
popolo che viveva nella miseria. Quadro di critica sociale dunque, rigoroso
atto di accusa contro un sistema profondamente iniquo.
Sotto il titolo Le
Anime morte bisognava quindi
riconoscere non i servi deceduti ma i gretti personaggi della buona società,
incapaci di umanità.
Per altri, la chiave di lettura del romanzo è piuttosto nella
volontà satirica che porta alla caricatura, all'accentuazione delle linee di
carattere, spinte fino al grottesco.
In realtà Gogol era lontano dalla volontà di cambiamento
stutturale della società russa che pure a quel tempo cominciava a esprimersi
negli ambienti più avanzati. Non vedeva la necessità di modificare il sistema
sociale. Era piuttosto un conservatore che considerava le tare individuali:
grettezza, avarizia, ambizione, responsabili della miseria in cui viveva il
popolo. I necessari cambiamenti dovevano essere per lui la conseguenza di una
rigenerazione morale più che politica.
Resta il fatto che questo libro, senz'altro il più significativo
della sua pur notevole opera, è forse l'affresco più riuscito della società
russa del XIX secolo. Morto a 43 anni, Gogol sarà considerato dai suoi
successori come il padre di una nuova letteratura russa. I grandi autori che
continueranno a scrivere dopo la sua morte Dostojevski, Tolstoi, Turgenev (che
fece un mese di carcere e due anni di esilio per un necrologio dedicato a Gogol
e pubblicato malgrado il divieto della censura) riconosceranno in lui un
maestro e un esempio.
Scritto nella lontananza, Le
Anime morte è soprattutto un
omaggio alla terra russa anche -e soprattutto- quando il paesaggio si fa, per
contappunto, italiano.
Qui una
pagina – nella traduzione di *Traduzione di Agostino Villa
Terra di Russia, terra di Russia! Io ti vedo; dalla mia
incantevole, meravigliosa lontananza, io ti vedo. Tutto è povero in te,
disordinato, inospitale; non rallegrano, non atterriscono lo sguardo gli arditi
miracoli della natura, coronati dagli arditi miracoli dell'arte: le città con
gli alti castelli dalle mille finestre, radicati sui dirupi; le pittoresche
piante ed edere radicate sulle case, fra lo scroscio e l'etreno vaporio delle
cascate. Non si rovescia indietro la testa a guardare il sovrapporsi senza
fine, nelle altezze, dei blocchi di pietra; non brillano attraverso gli oscuri
archi gettati uno sull'altro, rivestiti di tralci di viti, d'edere e di milioni
e milioni di rose selvatiche, non brillano in lontananza gli eterni profili dei
monti radiosi, alzati agli argentei, limpidi cieli. Tutto è aperto, desolato e
uniforme in te; come piccoli punti, come piccoli segni, visibili appena,
spiccano tra le distese le piatte tue città: nulla che accarezzi o che
affascini lo sguardo. Ma che inaccessibile forza è dunque questa che attira a
te? Perché riecheggia e di continuo risuona al'orecchio, malinconica, come si
diffonde su tutta l'ampiezza tua, da mare a mare la tua canzone? Che c'è in
essa, in codesta canzone? Che cosa chiama così, e singhiozza e afferra il
cuore? Che suoni son questi che morbosamente si insinuano e penetrano nell'anima,
e s'attorcigliano al mio cuore? Terra di Russia! Che cosa vuoi dunque da me?
Quale inaccessibile legame esiste tra noi? Che hai da guardarmi così e perché
tutto quello che c'è in te si rivolge a me con quest'occhi pieni di
aspettazione?... E ancora pieno di stupore, rimango immoto, e già sul capo ho
l'ombra di una nube minacciosa, gravida di piogge incombenti, e il pensiero
ammutolisce dinnanzi alla tua vastità illimitata? Forse qui, forse in te
sorgerà uno sconfinato pensiero, giacché tu stessa sei senza fine? Non potrebbe
avere qui l'avvento un eroe gigante, giacché c'è spazio abbastanza perché si
sviluppi e si muova? E minacciosamente mi abbraccia la possente vastità,
riverbandosi con terribile forza nel profondo del moi essere; d'una potenza
arcana s'illuminano i miei occhi... Oh, sfolgorante, fascinosa, ignota al mondo
sconfinatezza! Terra di Russia!...*
immagine - copertina del libro di Gogol dell'ultima edizione di Feltrinelli - traduzione Paolo Nori - nelle librerie o su IBS al link http://www.ibs.it/code/9788807822025/gogol-nikolaj-zzz99-nori/anime-morte.html
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Uh, sì, senz'altro desueta! Le traduzioni invecchiano, a differenza degli originali che rimangono identici in eterno.
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