IL MISTERO DELLA POESIA





Questo tema di dibattito è stato aperto dal poeta Calogero Di Giuseppe nel suo blog
e qui Arpa eolica lo inserisce In Tandem di collaborazione – i commenti pervenuti transiteranno in ambedue i blog

Come scrive l'amico poeta Dario Pericolosi nel suo blog http://www.calcioallapoesia.blogspot.it/ “la Poesia non ci fa economicamente ricchi” però, aggiungo io, ci fa sereni, gioiosi e con la coscienza tranquilla. Spesso soffriamo più degli altri per le ingiustizie che ci sono nel "Percosso Terreno" ma riusciamo a superare ogni scoglio.

Essere poeta vuol dire camminare FRA LAMIERE AGUZZE e vivere da Uomo-Poeta.

 Esporre un fragilissimo fiore, anche se grazioso, quale è la Poesia all’impeto della tramontana o quando ulula lo scirocco è cosa ardua. Questo fiore ha il gambo sottilissimo: basta un nonnulla per spezzarlo. Voglio affermare che è un fiore di serra, che il giardiniere non ha seminato né piantato e che ora per amore si diletta a coltivarlo. Al di là di ogni allegoria questa è la poesia pura, vale a dire quella ispirata. Quindi va letta in un determinato stato d’animo. Quando il letterato si sovrappone al poeta, cercando forme con “ismi” e associandosi a gruppi distinti con pretese avanguardistiche dando una via obbligata alla tematica, non potrà mai scrivere dei versi che contengano la Poesia pura.
Con questo sono ben lontano dall’affermare che il poeta non ha il dovere di rispettare le regole che fanno di una lingua l’espressione del pensiero. Se è difficile trovare nel letterato l’afflato poetico perché non sa staccarsi da schemi prefissi, dal tipo di metrica da adottare, dalla forma delle strofe, se fare le inversioni alla latina, ecc. ecc. è altrettanto difficile da decifrare per il lettore; rinunciando così a “capire “ e a trovare lo stato d’animo adatto per la lettura del componimento poetico.
Se la poesia non è “sofferta” o  “goduta” secondo il messaggio dell’autore, questi non ha raggiunto lo scopo. Ma tante volte non è colpa dell’autore: molti leggono delle poesie con scarso interesse oppure pensando ad altro. Ecco perché a volte la poesia nasce “ TRA LAMIERE AGUZZE”.  Ognuno di noi ha il dovere di non far arrugginire il gracile gambo, cioè di migliorare le relazioni e le condizioni sociali con amore senza guardare né colore né razza. Questa premessa per affermare che la semplicità delle parole, degli schemi, della forma dei versi sciolti, scritti soltanto se ispirati, possono avvicinare il componimento maggiormente alla Poesia, soprattutto se si tiene conto di una sincerità assoluta nella tematica portando il lettore ad un maggiore interesse.                                                                     
Maggio 1974  Pioltello (MI) . Confermo quanto sopra anche oggi 5 Maggio 2013.
Calogero Di Giuseppe

Intervento – di francesco zaffuto - Raccolgo l’invito del poeta Calogero Di Giuseppe sul parlare della Poesia.
Penso che la poesia sia il tentativo più elevato dell’uso della parola ed anche il tentativo di scoprire il contenuto magico della parola.
C’è una frase emblematica nel Vangelo di Giovanni “in principio fu il verbo” e possiamo ritrovare questo concetto più volte ripetuto nei Veda. La parola è come se fosse il dono divino più elevato dato agli uomini. Anche chi non crede in un messaggio religioso, e si limita a considerare il processo evolutivo, non può esimersi dal considerare la parola come tappa fondamentale del genere umano, tramite la parola l’uomo comincia a comprendere l’altro uomo e riesce a fare ordine tra i suoi pensieri. Anche in grandi momenti di difficoltà ricorri alla parola per farti forza e senti che è nutriente quanto il pane. La poesia è volere trovare l’essenza della parola.
Sono d’accordo con la simbologia data da Calogero che la poesia nasce “Tra lamiere aguzze”, perché compito della parola è la ricerca verità e la poesia non può rinunciare alla ricerca della verità e la vera magia si realizza quando la parola poetica in qualche modo riesce a raggiungere altri esseri umani, a far sì che possano comprendersi e non distruggersi. Allora si può dire che il tentativo della parola è riuscito e il tentativo della poesia è riuscito. 
Forse questa mia scarna trattazione può portare anche a negare la poesia stessa; potrebbe essere interpretata come un preferire la prosa e un preferire un linguaggio scientifico (o giuridico) meno esente da equivoci; ma non è così, perché il linguaggio scientifico non riesce a parlare al cuore degli uomini, li lascia nel coccio dei propri interessi o nel coccio di idee che sono diventati vecchi forzieri di convinzioni; la poesia, per la sua intima libertà, e per lo stare connessa al sentire più profondo dell’uomo è capace di scuoterlo dal torpore, e lo sveglia perché si serve dei suoni più profondi della parola. Il tentativo della poesia si può dire riuscito se le parole dicono il vero accompagnate dal suono. Ma il suono non deve essere un mero artificio a detrimento del vero come il vero non deve essere una trattazione senza suono. Un grande poeta come Ungaretti seppe dare in “Commiato” un denso e sintetico significato di poesia che qui mi piace di riportare.

COMMIATO

Gentile
Ettore Serra
poesia
è il mondo l’umanità
la propria vita
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento
Quando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso
Giuseppe Ungaretti

+ l’immagine sopra riportata e quella di Erato musa della Poesia d’amore. I greci non indicavano per la poesia una sola musa ispiratrice, infatti oltre ad Erato ci stavano: Calliope per la poesia epica, Euterpe per la poesia lirica, Pollinia per la poesia sacra, Talia per la poesia bucolica, e anche Tersicore la musa dei cori. Come se facessero riferimento a  diversi  stati del sentire umano.
Le muse potrebbero dirci che il dibattito non si è di certo esaurito e vale la pena di continuarlo; inserite liberamente un commento.

L’immagine fa riferimento a questo link http://it.wikipedia.org/wiki/File:Erato_monte_calvo.jpg

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5 commenti:

  1. Grazie d'aver inserito il mio blog nel tuo elenco.

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  2. Caro Francesco, volevo precisare che la poesia non vende nulla e acquista umanità. I miei libri di poesie li ho quasi sempre regalati. La poesia, tra le sette arti, non ha mai goduto di privilegi particolari, salvo qualche caso di poeta stipendiato dallo stato (D'Annunzio, Ungaretti, Montale, Luzi e altri di cui non ricordo i nomi). Continuo a non capire tutti quei poeti che si rivolgono a editori senza scrupoli con la speranza di vendere.
    Detto questo, della poesia non ne possiamo fare a meno, soprattutto in questi momenti di crisi morale e senza precisi riferimenti.
    Dario Pericolosi

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    1. Caro Dario, tu ci riporti a considerazioni più complessive sull’uomo. Quel comportamento di “tutti quei poeti che si rivolgono a editori senza scrupoli con la speranza di vendere”, direi che fa parte di comportamenti “normali” umani. Vendere viene visto come la documentazione oggettiva del successo. Il desiderio del successo non credo che sia una rara malattia, ma un aspetto dell’ansia di riconoscimento del proprio io che ogni uomo ripone dentro di se. Se aggiungiamo che il poeta è invaghito della magia delle parole, diventa facile che possa cercare il riconoscimento dell’io attraverso le sue opere grandi o misere che siano. Questa considerazione però non vale sempre, perché il poeta può avere perfino paura del riconoscimento dell’io, per paura delle storture umane, e conduce la ricerca poetica in grande solitudine. Spesso mi sovviene alla mente l’esempio di Gioacchino Belli che scrisse in segreto più di 2.200 sonetti e nel suo testamento incarico il figlio di bruciarli.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Dario e Francesco: LA Dignità è UN PROBLEMA SERIO. Parliamone.
    Sono convintissimo che la Poesia è un mistero tanto quanto l'essere umano. Ed è indefinibile come il pensiero dell'uomo... che per sua natura è egoista e giustamente narcisista specialmente quando coltiva le arti. Ormai da anni consiglio sempre di non rivolgersi mai agli editori: perché i più bravi poeti con la più grande casa editrice vendono al massimo 2 tre mila copie. Al contrario via internet tre mila lettori leggono un autore in pochi mesi senza spendere un centesimo. Da sempre ho preferito collaborare con riviste periodiche e mensili perché vendono da un minimo di tre mila copie ad un massimo 15 mila copie. Il mio orgoglio ed la sfiducia che ho nel prossimo mi suggeriscono di conservare la mia dignità di presunto poeta. Ormai mi nutro poeticamente con gli incontri laddove mi invitano gli amici o che organizziamo insieme. La notorietà mi consente di essere felce e contento e non desidero altro se non la comprensione e l'affetto di chi mi segue e mi vuol bene. Ho sempre aiutato e incoraggiato ad amare la poesia. Non umiliatevi alle "case editrici: bene che vada non otterrete nulla.

    30 ottobre 2013 12:34

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