dalla raccolta qui una delle poesie – la sua traduzione in italiano e la
prefazione al libro
ddi capiddazzi lunghi ‘ntesta
e dda varbazza pp’ ammucciari
‘na facci di carusu
ca pinsava
chiù migliu
forsi ‘un l’annu cangiatu ancora
intra ‘ na scorcia di minnula muddisa
campa ancora comu primu
e je biddu vidirisì arrì
doppo tant’anni
e spirtusannu sulu un millimitru
di scorcia
truvarisi arrì
ancora carusi
ancora sinceri
ancora nuantri
senza machini né pupiddi
c’affacciano ogni sira a’ a televisioni
ma a parlari di cosi nusci
intra a ‘na casuzza sdirrupata
Pino Canta – in “Cantu d’amuri”
quei lunghi capellii in testa
e la barbaccia per nascondere
una faccia di ragazzo
che pensava
con più senso
forse non l’hanno cambiato ancora
sta dentro la scorzia di mandorla morbida
campa ancora come prima
ed è bello rivedersi ancora
dopo tanti anni
e scavare solo un millimetro
di scorza
ritrovarsi di nuovo
ancora ragazzi
ancora sinceri
ancora noi
senza macchine né marionette
che si vedono ogni sera in televisione
ma a parlare delle nostre cose
dentro un casetta diroccata
il
libro è stato edito in proprio in una tiratura limitata come dono agli amici, la
veste grafica è stata curata da Pericolosi Dario (per la serie i
darietti di Calcio alla Poesia)
Qui il
link della serata di presentazione del libro
Ci sono
poche copie a disposizione – chi ne volesse una copia al prezzo €
10,00 comprensivo del recupero spese di spedizione, può inviare un messaggio ad
arpa eolica dalla colonna inserita sulla destra del blog, fornendo il
proprio recapito – arpa eolica farà pervenire la richiesta allo stesso autore –
il pagamento potrà avvenire tramite vaglia postale -
Immagine - la copertina del libro con un dipinto di Salamone Salvatore “il Castello di Pietrarossa”
Immagine - la copertina del libro con un dipinto di Salamone Salvatore “il Castello di Pietrarossa”
Qui la prefazione di Salvatore Rizza a "Cantu
d'amuri"
Pino
Canta non ha deluso le aspettative. Nell’ultimo volume delle sue poesie, Come una farfalla di sole
(2003) io stesso concludevo la presentazione auspicando il prosieguo della sua
arte assicurandogli che “noi l’aspettavamo”. Ed ecco Cantu d’amuri.
La continuità della sua produzione poetica è uno sgranarsi di temi, di
personaggi e di paesaggi legati insieme, come grani di un rosario, dalla catena
ferma e solida che è il sentimento dell’Amore. O, se si preferisce, data la
tripla caratteristica di Pino — poeta, pittore e
scultore — sono le tessere di un mosaico ben delineato e disegnato, e
tuttavia sempre in costruzione e alla ricerca di nuovi linguaggi. La lingua
siciliana semmai concorre a rendere più immediata la percezione o, se
possibile, più dura la sensazione di un rapporto, mai dimenticato e
costantemente vissuto, con la terra, con le persone; attraverso lo sguardo e il
tatto con le pietre, con i fiori, con i parenti, con le donne, con i compagni
di gioco e con gli amici. Un misto di geografia, di antropologia ed etnografia
filtrate dal linguaggio poetico di questo testo, ma anche da quello artistico dei
quadri e delle sculture.
La
maturità anagrafica di Pino Canta registra un ritorno all’infanzia e alla
giovinezza, vissuta in Sicilia prima e in giro per il mondo successivamente,
quasi come una catarsi liberatoria dai lacci forse ancora sentiti, ma comunque
mai rimossi completamente.
La
poesia del resto, come ogni altra forma artistica, è liberante e diventa capace
di restituire l’uomo alle sue origini senza però impedire che il corso
dell’esistenza si svolga nei tempi, nelle modalità e nei luoghi che il tempo
dipana per ogni uomo.
Cantu d’amuri
raccoglie le poesie di tanti anni vissuti con amore e per amore. L’amore sembra
essere il sentimento unificante della produzione come della vita stessa: amore
per i luoghi e per le persone che videro affacciarsi alla vita il “piccolo”
Pino, che ne seguirono la crescita fino alla giovinezza libera e alla maturità
grave della vita quotidiana. E’ l’amore che segna la felicità di un momento, la
nostalgia di un tempo trascorso, l’attesa e la speranza di un ritorno o di un
riallaccio, o, ancora, di una prosecuzione. Però non solo amuri, ma l’amore
cantato, appunto Cantu d’amuri. Il canto si addice alla poesia perché è il modo più
esaltante, più intenso e più gioioso di dire le cose, di esprimere l’amore e di
dare all’amore una veste e un decoro (se mai ce ne fosse bisogno!) che lo rende
bello e gradevole, lirico e immateriale anche quando pervaso di carnalità. La
madre, il padre, la terra, l’amico, la donna (e le donne) premono alle porte
della poesia di Pino Canta per evocare, rimpiangere e piangere, desiderare e
ringraziare, donare: insomma, per amare con il Cantu d’amuri.
Non riesco a comprendere le parole in siciliano di questo Cantu d'amuri, ma ne sento il flusso armonico che si snoda lungo le righe come, appunto, un canto forte e delicato.
RispondiEliminaPino mi ha detto che questa poesia è dedicata ad un amico lontano che desidererebbe rincontrare
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