Addio a Paul Polansky, un americano simpatico

 

Addio a Paul Polansky, un americano simpatico che ricordava vagamente l'immagine di Hemingway. L'ho conosciuto a Milano in una serata tenuta dall'Associazione la Conta per la presentazione del suo libro di poesie "Il pianto degli zingari". Ricordo il suo cordiale sorriso e la sua forte stretta di mano. 

Paul Polansky non è stato solo un poeta ed un  giornalista, è stato un uomo che si è impegnato a difendere i diritti civili nel ruolo di presidente di una associazione umanitaria 
la “Kosovo Roma Refugee Foundation”- qui il
 Qui il video su youtube  del poeta Polansky che legge la sua poesia “Why”  http://www.youtube.com/watch?v=jcfYrqqzPUg

Ho tristemente appreso della sua morte (avvenuta il 26 Marzo) da un post su facebook di Eraldo Bigi che ha inserito nell'annuncio una breve biografia e il testo di una sua poesia CALL IT WHAT YOU LIKE . Inserisco qui di seguito il post di Eraldo Bigi e il link che raccoglie i post che Arpa eolica gli aveva dedicato. (fr.z)

http://arpaeolica.blogspot.com/search/label/Polansky%20Paul

Si è spento ieri 26 Marzo Paul Polansky, nato a Mason City in Iowa (USA) il 17 Febbraio 1942.
Fotografo, documentarista, operatore culturale e sociale, antropologo e romanziere: Polansky è stato tutto questo, ma soprattutto è stato un poeta.
Un poeta con una grande passione per la boxe.
La poesia e la boxe danno vita ad un binomio bizzarro che racchiude tutta la grinta di quest’uomo che si trasferì a Madrid nel 1963, anno in cui scelse di disertare, ribellandosi al sistema di leva allora vigente negli Stati Uniti per reclutare soldati destinati a combattere la guerra del Vietnam.
Dopo gli studi universitari, in Europa, Polansky iniziò un viaggio alla scoperta delle sue origini, un viaggio che lo portò ad esplorare per oltre vent’anni la comunità degli Zingari, con cui visse in Est Europa, in qualità di antropologo.
Polansky filmò e pubblicò oltre quattrocento racconti orali di Zingari stabilitisi in oltre diciannove paesi diversi.
Inoltre, si batté sempre per i Rom kosovari, ed è questo che lo rese principalmente noto a livello internazionale.
Nel 2004 è stato insignito da Günter Grass del prestigioso premio Human Rights Award.
Pubblico una delle sue poesie più rappresentative, tanto in italiano, quanto nel suo originale in inglese:
CHIAMALO COME TI PARE
Chiamalo
come ti pare,
ma io l’ho
trovato solo
per strada.
A casa
non era amore,
ciò che mio padre
mi faceva.
Alla scuola superiore
non era amore
ciò che i ragazzi
mi facevano fare
sui sedili posteriori
delle loro macchine.
Nel mio matrimonio
non era amore
quando mio marito
mi vomitava addosso
ogni notte.
All’ospizio
non era amore
quando gli infermieri
ti facevano
fare quello
che volevano.
Ma in strada
è amore
quando qualcuno
divide con te
una coperta
e non
ti tocca.
CALL IT WHAT YOU LIKE
You call it
what you like,
but I’ve only
found it
on the street.
At home
it wasn’t love
what my father
did to me.
In high school
it wasn’t love
what the boys
made me do
in the backseats
of their cars.
In my own marriage
it wasn’t love
when my husband
threw up
on me,
every night.
In the county home
it wasn’t love
when the male nurses
made you
do anything
they wanted.
But on the street
it is love
when someone
shares
a blanket,
and doesn’t
touch you.
(la poesia è tratta dal libro “Undefeated/Imbattuto”, edito da Multimedia Edizioni/Casa della poesia).

post inserito il 28/03/2021

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