La poesia e l’abisso

Può la poesia dare un suo contributo per arginare l’abisso umano della distruzione, l’abisso dell’odio e del terrorismo spietato in cui si vuol far precipitare l’umanità?
 Arpa eolica ospita l’editoriale di Luigi Giurdanella Da: “I POETI DELL’ARIETE NEWS” N° 117 dicembre 2015  -

IL POPOLO DELLA POESIA 3
L’ultimo nostro incontro, quello del 18 novembre 2015, è stato proprio a ridosso dei terribili attacchi terroristici avvenuti a Parigi, il venerdì 13 novembre.
La razionalità non riesce a trovare parole per raccontare come persone all’apparenza normali possano trasformarsi in macchine di morte. Non si comprendono le ragioni di questa disumanità così determinata, d’avere un tale disprezzo per la vita degli altri e la propria. All’accadere di tali tragici avvenimenti non bastano filosofie e psicologie a definire l’abisso dell’animo umano, forse solo la poesia con la sua carica emozionale può servire a comprendere qualcosa.
Come abbiamo sempre sostenuto, il poeta oggi interagisce con il suo tempo, non è avulso da quello che succede, ma è naturalmente portato ad osservare con acutezza e sensibilità ogni avvenimento, vedere il mondo con interesse e passione, donando risposte emozionali. Pertanto la “gigantesca minoranza” degli appassionati di poesia (come la definì Juan Ramòn Jiménezi), presenti all’ incontro di “Lettura Libera di Poesia”, non poteva stare zitta alla notizia di questi misfatti giganteschi e brutali, e hanno voluto dedicare versi ed esprimere solidarietà a Parigi e alla Francia tutta. Lo hanno fatto con il mezzo che è loro più congeniale: la Poesia; poesia usata, in questo caso, come denuncia e condanna. Maria Elena ha voluto iniziare la lettura di testi poetici, proponendo un suo breve componimento, che riprendendo il tema dell’incontro, “Nudità autunnali”, così recita: “Nudi/ di fronte alla violenza/ i nostri rami/ restano spogli/ come spettri/ di morte.” Pochi versi ma incisivi, che esprimono tutto lo sgomento dell’uomo, impietrito di fronte a tanta violenza. Al sentimento totalizzante di morte della poesia di Maria Elena Mejani, faceva eco subito dopo il testo di Rosella Fumagalli titolato “Parigi 13 novembre”, che così dice: “E ci scopriamo/ ancora una volta/ disarmati e nudi/ di fronte all’orrore/ come alberi spogli/ i cui rami rinsecchiti/ penetrano il cielo/ con un grido di dolore/ che lacera l’aria/ ancor più degli spari/ ancor più delle bombe.” . Versi chiari, quelli di Rosella, di quella chiarezza che è passata attraverso l’orrore e il dolore, dove la vita e la morte sembrano toccarsi. Due testi che partendo da un sentire personale, riflettono lo sgomento dell’intera umanità e dove percepisci quel soffio gelido di violenza e rimani attonito di fronte a tanta disumanità. È fuori dalla nostra comprensione come ragazzi possano avere un rancore così cieco nella testa, da propagandare nel mondo tali messaggi di morte. Nonostante cerchiamo in tutti i modi di esorcizzare la violenza, dobbiamo ammettere che qualcosa dentro di noi è cambiata. Molto particolare originale e coinvolgente l’intervento di Claudia Vigo, che ispirata da alcune mie considerazioni (contrastiamo il terrorismo, l’oscurantismo, l’intolleranza con le risorse profonde della poesia), portava una bellissima e significativa opera pittorica con inserito un testo poetico (poesia a pagina 3). Testo che partendo da un’immagine potente: “ti ho visto scappare, piccolo fagotto/ il tuo terrore lo percepivo/ nel battito del mio cuore” denota come il poeta riesce a fare suo perfino il senso panico per il terrore andando al cuore della tragedia, di tutte le tragedie umane. Il dipinto come sapiente scrittura delle immagini e la poesia con la potenza delle parole, si compenetravano attraverso una acuta trascrizione verbo-visiva: una denuncia feroce, intensa e dolorosa. Va segnalato ancora l’intervento di Luca che lanciandosi in una performance estemporanea declamava versi di denuncia. Luca ha descritto la guerra, la violenza, ma alla fine ha evocato e auspicato la pace. A latere, desidero ribadire la bontà della formula “Lettura libera di poesia a tema”, e come il tema, nel nostro caso: “Nudità autunnali”, fa da stimolo creativo e collante nelle poesie sopra citate. Poesie come testimonianza di una persistente umanissima vitalità, capace di evocare un intero orizzonte di riflessione, sensibilità, indagine, approfondimento. Nella Poesia non c’è niente che non sia già nella nostra esistenza, tra il poeta e la sua poesia c’è pochissima distanza: fare poesia è un modo d’esistere! L’imbecille violenza, come le stragi di Parigi e altri atti terroristici, vengono spesso perpetrati nel nome di un dio, o comunque questo venga appellato. Allora, per sgombrare il campo di fraintendimenti, dobbiamo rivalutare il patrimonio religioso, insegnarlo nelle scuole, non per inculcare la religione ma per interrogarla, interpretarla, problematizzarla, non lasciarla in mano ai predicatori di morte. E a questo proposito va sottolineato che l’operazione che hanno fatto i nostri poeti ha un che di sacrale, una professione di fede, un rito religioso umile e devoto, officiato con il più intimo e personale dei culti: quello della poesia! Una liturgia che punta alla comunione e alla condivisione di una fede che pone a comandamento supremo la salvaguardia degli ideali sanciti dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: libertà, uguaglianza, fratellanza. Una fede, la nostra, a testimonianza di una persistente umanissima vitalità poetica.

Immagine dal web

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