“OLTRE L’ACCADUTO” è l’ultima
fatica poetica di Vittorio Stringi, che fa seguito alla raccolta del 2012 L’umano
sopra l’erba , è stata
data alle stampe nel novembre 2014, dalla casa editrice Prova d’Autore, con una prefazione di Vincenzo Guarracino. In copertina un dipinto di Ugo Attardi “Ulisse
che uccide i Proci liberando la sua casa”. Arpa eolica ha posto al poeta alcune domande
su questa drammatica e intensa raccolta di poesie. L’intervista è stata condotta a distanza in
forma epistolare e le domande sono state poste da Francesco Zaffuto
Il titolo della raccolta “Oltre l’accaduto” è un invito a
pensare sull’origine dei nostri mali?
Credo proprio di si. La poesia ha come
vocazione l’arte della parola, una parola che sa andare in profondità, senza
curarsi dei condizionamenti che possono venire dalle vicende che investono
l’uomo durante il suo percorso esistenziale. Quindi mi è venuto naturale, dopo
aver composto le liriche di questa silloge che scavano dentro
la condizione umana, alzare lo sguardo e indicare con questo titolo l’insieme
della raccolta.
Avere consapevolezza del male ci può liberare dal male?
Nell’ecclesiaste si scrive “la
consapevolezza accresce il dolore”, come a voler dire che più si sa, più si è
partecipi della vicenda umana che si sa essere travagliata.
Credo che non ci si possa liberare dal male, pur essendo consapevoli di esso, perché non è possibile, per ogni essere umano, liberarsi del dissidio che ciascuno vive dentro di sé (bene e male). Per questo è necessario un continuo interrogarsi della coscienza che, con grande introspezione, può portare alla conoscenza di sé stessi, cercando sempre di distinguere ciò che è giusto, da ciò che è ingiusto.
Credo che non ci si possa liberare dal male, pur essendo consapevoli di esso, perché non è possibile, per ogni essere umano, liberarsi del dissidio che ciascuno vive dentro di sé (bene e male). Per questo è necessario un continuo interrogarsi della coscienza che, con grande introspezione, può portare alla conoscenza di sé stessi, cercando sempre di distinguere ciò che è giusto, da ciò che è ingiusto.
Una
delle tue poesie “Il
moderno è morto” pare raffigurare l’attuale stato del pianeta
attraversato da guerre ed atti di terrorismo;
quel moderno iniziato con la rivoluzione industriale e con le spinte
verso il socialismo è definitivamente morto?
Io credo, che con la rivoluzione
industriale si è formato un tipo di moderno che, via, via, ha espropriato le
coscienze dal dare un senso alle cose e alla vita. Con l’evoluzione della
tecnica, che si aggiunge al processo industriale, il senso si è smarrito,
sfociando nelle scelte materiali, effimere, consumistiche, ecc…Del resto il
socialismo stesso, in mancanza di un presupposto umanistico, si è iscritto tra
le deviazioni totalitarie, facendo morire l’idea utopica che ha animato la fede
di milioni di persone nel mondo. Al riguardo, va aggiunto, che il mancato
approfondimento delle ragioni del suo fallimento, non ha aiutato a determinare
nuove speranze e nuove utopie nel mondo. Nella mia raccolta la raffigurazione e
constatazione del momento che viviamo
(fatto di guerre, terrorismo, violenze di ogni genere) viene espresso con i
versi, che si sono mossi dentro di me, con l’impeto di chi sente che, anche
attraverso la poesia, si può rendere fruibile il messaggio umano, contribuendo
ad alimentare nuove aspirazioni e, soprattutto, a precisare meglio che l’uomo
deve essere sempre considerato, non in senso utilitaristico e di potere, ma
essenza della vita presente e futura.
Un invito in queste
poesie è quello di cominciare a fare pulizia nel proprio paese; Pasolini negli anni sessanta ci indicò il
malessere delle periferie urbane; oggi
si possono individuare delle priorità?
Oggi tutte le comunità sono periferie:
Parigi è una periferia, così come lo sono Roma e tutte le nostre città. La
globalizzazione ci rende tutti periferici. Quindi parlare di priorità è molto
impegnativo, perché si tratta di fare pulizia, quasi una bonifica, non solo nel
nostro Paese, che è il paradigma dello sconquasso morale e politico, che
investe l’intero pianeta. Ma, contemporaneamente, si tratta di ricollocare
nella loro giusta dimensione, parole quali: valori, principi, morale, etica,
ecc… La corruzione, i delitti, le
violenze a donne e bambini, che nel nostro Paese hanno assunto significativi
livelli di guardia, nella loro specificità nazionale, sono anch’essi il
riverbero di un magma incandescente di un mondo che non trova nuovi equilibri.
Nonostante la condizione umana disperante mi pare che non
cessa in “Oltre l’Accaduto” la speranza di un mondo migliore. E’ necessaria
ancora l’utopia?
Se per utopia si intende, come disse
Tommaso Moro: “paese immaginato” , o “nessun luogo” in base alla terminologia
greca, possiamo pensare che, in questa mia raccolta di liriche, il non luogo
viene espresso estraniandosi dalla faccende squisitamente materiali, e si
protende sempre verso un al di là, un oltre, che sfiora la dimensione utopica.
E’ immaginabile un uomo, una vita, senza una visione che supera il contingente,
il provvisorio, l’accadimento imprevisto? Io credo di no. La tua domanda mi
suggerisce di dire: …non sarai tu, uomo, senza cielo che muoverai la storia…
Per cui se mi dici che in “Oltre l’accaduto” c’è la speranza di un mondo
migliore, (Guarracino nella prefazione la chiama: “messaggio in bottiglia”),
non posso che risponderti che c’è. Attenzione però, per me, la speranza non è una categoria astratta
dello spirito, ma è la consapevolezza che sono tante le forze che concorrono
all’armonia dell’universo, e tutte convergono verso la storia dell’uomo
modificandone, nel bene e nel male, i percorsi, i tracciati, anche di una
singola vita. Sperare vuol dire immergersi in questa complessità che comprende
anche il senso del divino.
La
poesia si basa sulla parola, non ha altra forza che questa, può la parola
essere salvifica per l’uomo?
Ricollegandomi alla precedente risposta
direi che, il valore salvifico della parola, per l’uomo, ha un contenuto
soltanto in relazione alle forze che compongono l’insieme: noi, il cielo, la
terra, ci leghiamo soltanto nominando, parlando, ed è la parola che dice questo
è il cielo, questa è la terra, questi siamo noi. L’antico asserto biblico dice
che …”in principio era il verbo”…come a volere significare che nell’atto della
creazione la parola preesisteva, facendosi strumento di elevazione, rispetto a
tutte le altre cose inanimate. E siamo alle solite: se l’uomo ha dentro di sè i
contenuti morali, etici, e la consapevolezza di essere alla base di una scala
di valori, allora la parola lo può condurre verso un cammino di giustizia, di
verità e di amore per tutto ciò che lo circonda. La poesia, quindi,
contribuisce all’arricchimento delle potenzialità umane, essendo la forma
espressiva che porta alla luce, in modo lirico, i significati autentici di
tutti i quesiti che assillano l’uomo nella sua affannosa ricerca della verità.
C’è
anche in diverse poesie di “Oltre l’accaduto” la ricerca di un al di là, il
poeta Vittorio Stringi ha raggiunto una certezza o continua nella speranza?
Si può mai essere certi di ciò che si
continua a cercare? Un ‘al di là’ ha il contenuto della certezza e della
speranza. Sembra una contraddizione se pensiamo, come di solito facciamo, che
dividendoci, frazionandoci, come fossimo delle membra sparse, troviamo la risposta. Per me non è così. Io
ho certezza di un grande spazio dove tutto è contenuto dopo la nostra morte e,
nel contempo, la speranza illuminata dal dio che si cala dentro di noi come un
atto di riconciliazione, tra ciò che siamo stati e ciò che saremo. L’alfa e
l’omega, il principio e la fine, trovano sintesi nell’aspirazione a non
considerarsi un accidente della natura. Credere, per me, è un atto laico e mi augurerei che, in questo
tempo, dove nessuno crede in niente, fossero in molti a dire “io credo” a prescindere dall’essere
cristiano o no, credimi, significherebbe trovarsi di fronte ad una persona che
sta cercando fuori da questo contesto barbaro, un qualcosa, un motivo alla sua
esistenza.
Dopo
questa drammatica e intensa raccolta di poesie il poeta Vittorio Stringi sta
iniziando un’altra fatica poetica?
Il percorso creativo di un poeta, se è
poeta, non si esaurisce con la pubblicazione di una raccolta. La vita del poeta
è un continuo esporsi all’imprevedibile delle domande che la realtà ci consegna.
In particolare, in questo momento di difficile lettura dei sentimenti umani, il
poeta non può fare a meno di sentirli prima su di sé poi, con l’impeto di chi
non accetta che una civiltà vada a rotoli, diventa messaggero e, perché no,
profeta, annunciando con le sue verità
che molto deve cambiare dentro di noi. Mi pare chiaro che sto continuando a
riflettere e a scrivere, pensando anche a quello che ho costruito fino ad ora,
per me, per gli amici e per i miei cari. Citando Pirandello posso dire: …”la vita
o si vive e si scrive”…Naturalmente sto continuando a scrivere.
Mi
permetti di concludere con una tua poesia che ho molto a cuore?
Te lo permetto non solo, mi fa molto
piacere e ti ringrazio. Ecco vedi la poesia ha già fatto un miracolo: sei più
vicino a me e questo gratifica tutto il mio lavoro.
COME
IN CATENE
Viene
senza
annuncio,
si
immerge
senza
rumore
nella
grande acqua
il
soffio di tutte
le
cose vive
della
terra, e
poi
risale dai fondali
verso
il cielo
cantando
a più voci
come
il solo dio
che
è l’insieme.
Niente
e nessuno
si
perde
in
questo alito
senza
spazio e misura.
Essere
nulla
noi
che figuriamo
tra
gli anelli
chiusi
come
in catene,
dal
primo sorgere
fino
alla fine,
dinanzi
a
tale evento
che
non incontra
la
paura.
All’orizzonte,
albe
e poi tramonti
mentre
nell’anima
si
spegne la vendetta e
l’odio
Muore
soltanto
il
nostro peso
che
fa oscurare
l’aria
e la luce.
Dalla raccolta “Oltre l’Accaduto”
Il libro è in vendita in tutte le librerie
della Sicilia, per il resto dell’Italia è ordinabile presso ogni libreria o direttamente
alla casa editrice.
o su IBS
http://www.ibs.it/code/9788862821421/stringi-vittorio/oltre-l-accaduto.html
post inserito il 29/01/15
Tutta l'intervista fa rinascere in me la speranza proprio perché "sono tante le forze che concorrono all’armonia dell’universo".
RispondiEliminaE questa poesia finale è davvero stupenda, riesce a ricomporre quell'armonia di cui si parla appunto nell'intervista.
Quello che ho pensato e scritto nell'intervista e nelle mie precedenti raccolte di liriche - vedi sito: www.vittoriostringi.it - è il frutto di un lungo lavoro di riflessione che mi ha portato a una poetica che contempla la cultura classica e quella moderna fino a trovare una sintesi che mette in rilievo la condizione dell'uomo durante il suo viaggio. Un grazie sincero per l'apprezzamento Vittorio Stringi
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