Diversi
sonetti di Gioachino Belli descrivono e criticano certe leggende di Santi che
per le loro esagerazioni cozzano con il minimo esercizio della ragione. Il Belli fa parlare un popolo romano che crede,
ma ha anche un certo ritegno nell’essere
credulone, e smorza con una battuta ogni esagerazione.
Una di queste leggende è quella di
San Silvestro e della sua velocissima mula bianca.
Papa Silvestro 1° viveva in contemplazione sul monte Soratte
quando l’imperatore Costantino si ammalò di lebbra. Gli aruspici, prontamente
consultati da Costantino, gli indicarono, come unico mezzo di guarigione, di
immergersi nel sangue di tremila bambini, ma l’imperatore non se la sentì di
guarire a quel prezzo. Saputa la notizia, Silvestro montò su una mula bianca
materializzatasi dal nulla e in soli tre balzi miracolosi giunse al cospetto
dell’imperatore morente. Grazie a San Silvestro, che gli somministrò il
battesimo, l’imperatore guarì e per riconoscenza avrebbe concesso al Papa il
potere temporale con un documento, la cosiddetta “donazione di Costantino”, che
in realtà è uno scritto apocrifo. Comunque siano andate le cose, ancora adesso
si possono vedere, nei pressi di Rignano Flaminio, a Prima Porta e al Laterano,
le presunte impronte dello zoccolo della mula.
E ora
godiamoci il sonetto del Belli
San
Zilvestro
San Zirvestro, finiti scerti
chiassi,
volenno viení a Rroma a ccose leste,
disse a una bbella mula co le sceste:
«Curre, per Dio, ch’er vento nun te passi».
A la mula je preseno le creste;
e cco ggnente de ppiú che de tre ppassi,
lassanno le pedate su tre ssassi,
se ne venne sin qui dda Sant’Oreste.
Cristo! Senza speroni e ssenza brijja,
ma ssolo co la frusta de la fede
pe ’ggni passo volà ssedisci mijja!
Inzomma, cazzo, la faccenna aggnede
che, o sta mula era er diavolo o la fijja,
fesce er viaggio in tre ssarti, e spregò un piede.
volenno viení a Rroma a ccose leste,
disse a una bbella mula co le sceste:
«Curre, per Dio, ch’er vento nun te passi».
A la mula je preseno le creste;
e cco ggnente de ppiú che de tre ppassi,
lassanno le pedate su tre ssassi,
se ne venne sin qui dda Sant’Oreste.
Cristo! Senza speroni e ssenza brijja,
ma ssolo co la frusta de la fede
pe ’ggni passo volà ssedisci mijja!
Inzomma, cazzo, la faccenna aggnede
che, o sta mula era er diavolo o la fijja,
fesce er viaggio in tre ssarti, e spregò un piede.
Roma, 15 gennaio 1833
Qualche nota di
traduzione
San Silvestro (Zilvestro – la z sta per la s sibilante
nel romanesco)
San
Silvestro, finiti certi chiassi, (probabile riferimento all’editto di Sardica
che aveva permesso la
ripresa delle cerimonie degli auguri
e aruspici)
volendo
venire a Roma al più presto,
disse a una
bella mula con le ceste: (le ceste che si ponevano sul dorso delle mule
per il trasporto di cose)
“Corri. Per
Dio, che in vento non ti passi”.
E la mula s’imbizzarrì, (prendere le creste come dire eccitarsi)
e con niente
più di tre passi,
lasciando le
pedate su tre sassi,
se ne venne (a Roma) da Sant’Oreste. (altro
modo romano di indicare il monte Soratte)
Cristo!
Senza speroni e senza briglia,
ma solo con
la frusta della fede
per ogni
passo volò sedici miglia!
Insomma,
cazzo, andò
che, sta
mula era il diavolo o la figlia,
fece il
viaggio in tre salti, e sprecò un piede. (e come quadrupede lasciò inoperoso il
quarto piede)
San Zilrvestro – un video con una lettura di
Paolo Grassi
Alcuni
Link di Storia
Auguri e aruspici
L’editto di Sardica o
Serdica
San Silvestro tra storia
e Mito
immagine
d’apertura del post - uno degli
affreschi A ROMA Dell’ORATORIO DI SAN SILVESTRO AL CELIO
L’itinerario del Monte Soratte
IL LETTO DI SAN SILVESTRO
Nella cripta della chiesa del Soratte si osservano colonne e decorazioni marmoree, avanzi del tempio pagano. Fra i dipinti di varie epoche, esistenti in detta cripta, si vede un San Silvestro ma del secolo XIV.
Li presso trovasi una dura e aspra scogliera, che il popolo di Sant’Oreste chiama “il letto di S.Silvestro”. Si racconta che su quello scoglio dormisse il Santo, durante la sua dimora nelle alpestre solitudini del Monte Soratte. E’ una vera cella del “sepolto vivo”, una specie di tomba, comunicante con l’esterno per mezzo di un foro, dal quale apparisce un piccolo lembo di cielo. http://www.centrostudisoratte.com/sansilvestro.htm
Nella cripta della chiesa del Soratte si osservano colonne e decorazioni marmoree, avanzi del tempio pagano. Fra i dipinti di varie epoche, esistenti in detta cripta, si vede un San Silvestro ma del secolo XIV.
Li presso trovasi una dura e aspra scogliera, che il popolo di Sant’Oreste chiama “il letto di S.Silvestro”. Si racconta che su quello scoglio dormisse il Santo, durante la sua dimora nelle alpestre solitudini del Monte Soratte. E’ una vera cella del “sepolto vivo”, una specie di tomba, comunicante con l’esterno per mezzo di un foro, dal quale apparisce un piccolo lembo di cielo. http://www.centrostudisoratte.com/sansilvestro.htm
post inserito il 30/12/2017
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Certa chiesa ci vorrebbe creduli e il Belli, nelle sue righe, vendica tutti coloro che, invece e saggiamente, intendono usare la ragione.
RispondiEliminaP.S.: Ah, credevo che l'usatissima, strausata, abusata parola con due zeta fosse cosa moderna... invece già il Belli...
Ciao.
Il Belli era un uomo di fede ma era anche un uomo che credeva nel buon uso dell'intelligenza donata da Dio. Ciao e buon Anno.
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