LA POESIA AI TEMPI DI
INTERNET
Editoriale di Luigi Giurdanella
Da: “I
POETI DELL’ARIETE NEWS” numero 135 dicembre 2017
La poesia
è destinata a scomparire o rinasce con Internet?
Questa domanda è consequenziale a quanto abbiamo detto nel numero precedente parlando de”La poesia al tempo del computer”. Come ben sappiamo, oggi la più grande rete di informazione esistente, definita la “rete delle reti”, è proprio Internet, la quale offre milioni di pagine di informazioni, collegando tra loro altrettanti milioni di utenti sparsi nel mondo. Con l’avvento di Internet la produzione ed il consumo della poesia sono aumentati notevolmente, infatti, secondo le fonti di alcuni anni fa, ogni anno circa quattro milioni di poesie vengono pubblicate sulla rete, in migliaia di siti di scrittura on-line. In particolare c’è una generazione di poeti, i cosiddetti Instapoets, che per esprimersi ha scelto i social. Nell’era in cui la poesia sembrava morta sono un deposito di speranze, dicono! C’è da chiedersi, però, se la loro sia poesia o forse una domanda di attenzione. Hanno account curatissimi, con poesie brevi che risaltano nella cornice quadrata. Quasi tutti scrivono in minuscolo e tutti allo stesso modo, tanto che viene da chiedersi se questi Instapoets siano degli algoritmi più che persone. Spesso si disamorano perché postare almeno due componimenti al giorno è molto stressante quasi una maledizione del social. Internet comunque, è anche simbolo di una diffusa libertà di comunicazione ed integrazione sociale, rendendo pertanto possibile la realizzazione di una società sicuramente più aperta. Un caso eclatante è quello della Instapoet Rupi Kaur. Rupi Kaur ha cominciato a pubblicare su Instagram le sue storie di ragazza immigrata, affrontando tramite poesie brevi, temi importanti e di attualità: denunciando l’ipocrisia e la repressione delle istanze femminili. Condivisa ed apprezzata da milioni di persone, è diventata una delle più seguite Instanpoets. Di conseguenza quando decise di stampare in proprio le sue poesie in volume, con il titolo “Milk and Honey” (Latte e Miele), ottenne un successo clamoroso, attirando l’attenzione di una delle più grandi case editrici americane che ne ha fatto, a soli 24 anni, un fenomeno editoriale mondiale. Forse un giorno o forse è già quel giorno, mossi da una emozione e senza altre apparenti ragioni, navigheremo veloci sfidando l’entropia digitale, in cerca di un poeta. Ricostruendo i passaggi, indagando e sperando di trovare altri versi che ci possano ancora una volta emozionare. Attenzione però: Internet rappresenta sicuramente una grande libertà di comunicazione, ma è anche il luogo dove si pubblicano notizie false e tendenziose, le cosiddette bufale o peggio, notizie false e denigratorie dette fake news, e questo meriterebbe un discorso a parte. Ma tornando al nostro discorso, possiamo affermare che Internet e la poesia possono coesistere assieme sicuramente, dal momento in cui, oltre a quanto precedentemente detto, con l’utilizzo della rete si offre anche una maggiore visibilità ai poeti. Internet ha indubbiamente provocato una fuoriuscita della poesia (blog, riviste telematiche) non inferiore a ciò che accadde in passato negli anni ’70, ad esempio, con la proliferazione di riviste cartacee. Fino a due anni fa la fruizione del web da parte dei poeti era ancora vista con sospetto; oggi pare uno strumento indispensabile per conoscersi, discutere e misurarsi. Quindi sicuramente Internet favorisce e favorirà la divulgazione di questa forma d’arte grazie anche a siti come “Il mio libro”, “Interno poesia” e tanti altri. Detta così sembrerebbe che chi non si muove all’interno di questo sistema, non riuscendo a far conoscere le sue poesie viene automaticamente escluso. E’ bene precisare che la poesia esisterà fin tanto che i fruitori ne recepiranno le emozione, le pulsioni esistenziali che scorrono a livello sotterraneo; fin quando non smetteremo di cercarla: essa è sopravvissuta ai conflitti, all’usura della stessa carta su cui è stata scritta, e sopravvivrà ad Internet. Il mondo della poesia non è spento è solo opacizzato da una società confusionaria, progredita ma caotica. Una fonte di luce per diradare l’offuscamento intorno alla poesia, sono i nostri incontri di lettura libera di poesia a tema, dove il tema, che i partecipanti devono sviluppare, è pensiero, emozione, ispirazione , poi quello che li rende unici, inimitabili, insuperabili da qualsiasi mezzo o supporto tecnologico è che le poesie vengono recitate dall’autore, e noi ne possiamo recepire il tremolio della voce che tradisce l’emozione, il turbamento che arrossa le guance, e queste sono sensazioni che nessun social ci può trasmettere. Voglio comunque precisare che tutti siamo grati a Internet e al formidabile progresso che rappresenta, però come monito voglio concludere con quanto sosteneva il compianto Umberto Eco (estimatore dei nostri incontri di poesia): “Una volta bisognava saperle le cose; oggi è importante saperle cercare su Internet. Il computer non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi è una macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti”.
Questa domanda è consequenziale a quanto abbiamo detto nel numero precedente parlando de”La poesia al tempo del computer”. Come ben sappiamo, oggi la più grande rete di informazione esistente, definita la “rete delle reti”, è proprio Internet, la quale offre milioni di pagine di informazioni, collegando tra loro altrettanti milioni di utenti sparsi nel mondo. Con l’avvento di Internet la produzione ed il consumo della poesia sono aumentati notevolmente, infatti, secondo le fonti di alcuni anni fa, ogni anno circa quattro milioni di poesie vengono pubblicate sulla rete, in migliaia di siti di scrittura on-line. In particolare c’è una generazione di poeti, i cosiddetti Instapoets, che per esprimersi ha scelto i social. Nell’era in cui la poesia sembrava morta sono un deposito di speranze, dicono! C’è da chiedersi, però, se la loro sia poesia o forse una domanda di attenzione. Hanno account curatissimi, con poesie brevi che risaltano nella cornice quadrata. Quasi tutti scrivono in minuscolo e tutti allo stesso modo, tanto che viene da chiedersi se questi Instapoets siano degli algoritmi più che persone. Spesso si disamorano perché postare almeno due componimenti al giorno è molto stressante quasi una maledizione del social. Internet comunque, è anche simbolo di una diffusa libertà di comunicazione ed integrazione sociale, rendendo pertanto possibile la realizzazione di una società sicuramente più aperta. Un caso eclatante è quello della Instapoet Rupi Kaur. Rupi Kaur ha cominciato a pubblicare su Instagram le sue storie di ragazza immigrata, affrontando tramite poesie brevi, temi importanti e di attualità: denunciando l’ipocrisia e la repressione delle istanze femminili. Condivisa ed apprezzata da milioni di persone, è diventata una delle più seguite Instanpoets. Di conseguenza quando decise di stampare in proprio le sue poesie in volume, con il titolo “Milk and Honey” (Latte e Miele), ottenne un successo clamoroso, attirando l’attenzione di una delle più grandi case editrici americane che ne ha fatto, a soli 24 anni, un fenomeno editoriale mondiale. Forse un giorno o forse è già quel giorno, mossi da una emozione e senza altre apparenti ragioni, navigheremo veloci sfidando l’entropia digitale, in cerca di un poeta. Ricostruendo i passaggi, indagando e sperando di trovare altri versi che ci possano ancora una volta emozionare. Attenzione però: Internet rappresenta sicuramente una grande libertà di comunicazione, ma è anche il luogo dove si pubblicano notizie false e tendenziose, le cosiddette bufale o peggio, notizie false e denigratorie dette fake news, e questo meriterebbe un discorso a parte. Ma tornando al nostro discorso, possiamo affermare che Internet e la poesia possono coesistere assieme sicuramente, dal momento in cui, oltre a quanto precedentemente detto, con l’utilizzo della rete si offre anche una maggiore visibilità ai poeti. Internet ha indubbiamente provocato una fuoriuscita della poesia (blog, riviste telematiche) non inferiore a ciò che accadde in passato negli anni ’70, ad esempio, con la proliferazione di riviste cartacee. Fino a due anni fa la fruizione del web da parte dei poeti era ancora vista con sospetto; oggi pare uno strumento indispensabile per conoscersi, discutere e misurarsi. Quindi sicuramente Internet favorisce e favorirà la divulgazione di questa forma d’arte grazie anche a siti come “Il mio libro”, “Interno poesia” e tanti altri. Detta così sembrerebbe che chi non si muove all’interno di questo sistema, non riuscendo a far conoscere le sue poesie viene automaticamente escluso. E’ bene precisare che la poesia esisterà fin tanto che i fruitori ne recepiranno le emozione, le pulsioni esistenziali che scorrono a livello sotterraneo; fin quando non smetteremo di cercarla: essa è sopravvissuta ai conflitti, all’usura della stessa carta su cui è stata scritta, e sopravvivrà ad Internet. Il mondo della poesia non è spento è solo opacizzato da una società confusionaria, progredita ma caotica. Una fonte di luce per diradare l’offuscamento intorno alla poesia, sono i nostri incontri di lettura libera di poesia a tema, dove il tema, che i partecipanti devono sviluppare, è pensiero, emozione, ispirazione , poi quello che li rende unici, inimitabili, insuperabili da qualsiasi mezzo o supporto tecnologico è che le poesie vengono recitate dall’autore, e noi ne possiamo recepire il tremolio della voce che tradisce l’emozione, il turbamento che arrossa le guance, e queste sono sensazioni che nessun social ci può trasmettere. Voglio comunque precisare che tutti siamo grati a Internet e al formidabile progresso che rappresenta, però come monito voglio concludere con quanto sosteneva il compianto Umberto Eco (estimatore dei nostri incontri di poesia): “Una volta bisognava saperle le cose; oggi è importante saperle cercare su Internet. Il computer non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi è una macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti”.
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post inserito il 27/12/2017
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IL GIOCO
RispondiEliminaBasta giocare ed affrontiamo in modo
serio, vero, reale, concreto, i
problemi, le preoccupazioni.
Stiamo bene prima con noi
stessi e poi con gli altri.
Il gioco è bello quando dura poco,
il gioco va bene per i bambini,
ma basta con le paranoie.
Non capisco, comprendo, in quale
mondo, società viviamo, non ho
paura di morire, nel mondo, nella
società,dobbiamo creare fiducia,
altrimenti vivere non ha senso.
Più andiamo avanti e più il gioco
si fa duro, noi siamo parte del
gioco e lo fanno apposta per metterci
alla prova,allontaniamoci da circoli
viziosi.
Non serve a niente e nessuno
fuggire, scappare,confusione
totale nella mia mente, la
felicità è difficile da conquistare
non diventiamo pigri, siamo
come dei pesci nell'acquario.
Qui non siamo in un videogioco,
non è una finzione, ma è
tutto reale.
Con il tempo tutto si dissolve,
tutto finisce.
grazie per l'intervento
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