17 dicembre 2017 - è morto questa notte, a
93 anni, Francesco Leonetti, nella casa di riposo milanese dove aveva trascorso
gli ultimi anni della sua vita. Ne ha
dato notizia la moglie Eleonora Fiorani.
Qui di seguito alcune note di persone
che l’anno conosciuto:
una nota di un lontano ricordo di Francesco
Zaffuto:
“Francesco Leonetti, un grande vecchio
della sinistra di lotta e non poltronaia. Ricordo che lo conobbi nel 1973
quando aveva aderito da poco al nascente Partito Comunista (marxista-leninista)
di cui anch’io facevo parte. Lui non era giovane allora (nato nel 1924 aveva un
25 anni in più rispetto alla media), ma era nel pieno della sua vivace produzione intellettuale e pareva particolarmente
felice in quel periodo, con sempre accanto sorridente la sua giovane moglie
Eleonora Fiorani. Per noi giovani lui
era il vecchio grande intellettuale della sinistra., e ci potevamo vantare di
averlo nelle nostre fila; aveva partecipato alle maggiori esperienze letterarie
del Novecento, (amico di Pier Paolo Pasolini e Roberto Roversi, con loro aveva
fondato nel 1955 la rivista 'Officina';
negli anni sessanta aveva partecipato alla stesura de il Menabò, rivista culturale fondata da Elio Vittorini e Italo
Calvino, aderendo al movimento della Neoavanguardia). Niente male se sei un
giovane che hai scritto un romanzo, avere l’occasione di chiedere un parere ad
un intellettuale come Leonetti; e approfittando della comune militanza glielo
diedi da leggere. Pazientemente lo lesse e pazientemente mi disse che era buono
ma … che lo dovevo riscrivere tutto. Debbo dire, col senno del poi, che aveva
ragione. Dal 1974 non ho più avuto occasione d’incontrarlo. Sentire che ieri e
morto mi rattrista, e al tempo stesso debbo prendere atto che sono passati in
un batter di ciglia più di quaranta anni; mi va di ricordarlo nello spirito di
quel 1973 e credo che sia rimasto attivo e curioso come allora, fino agli
ultimi anni della sua vita.” (fr. z.)
Una nota di Visconte Grisi :
Visconte Grisi Il mio ricordo di Francesco è
legato alla comune militanza nel PC ml (La voce operaia) che, dopo la cacciata
di Brandirali e il cambio radicale di linea, era in rapporto con i compagni
dell'autonomia operaia organizzata. Poi negli anni 80/90 le riviste Alfabeta
prima serie e Campo. E le letture dei suoi libri, sempre lucidi e stimolanti.
Insieme con Eleonora Fiorani un grande protagonista delle avanguardie del
secondo novecento.
La notizia riportata dall'Ansa
Qui, per quanto
abbiamo potuto raccogliere in rete: una
breve biografia e tre delle sue poesie
Francesco Leonetti (Cosenza
il 27 gennaio 1924 – Milano 17 dicembre 2017) Scrittore e poeta espressionista ed esaltatore della realtà attraversò le maggiori
esperienze letterarie del Novecento.
Insieme a Pier Paolo Pasolini partecipò alla
fondazione della rivista Officina nel 1955
Negli anni sessanta partecipò
alla stesura de Il Menabò, rivista culturale fondata da Elio Vittorini e Italo
Calvino
Aderì al movimento della Neoavanguardia partecipando a quella
che fu una continua ricerca di nuove sperimentazioni formali. Fu vicino alle posizioni del Gruppo 63.
Collaborò come attore nei film di Pasolini partecipando con
ruoli in diversi dei suoi film: Il Vangelo secondo Matteo, Edipo Re, Che cosa
sono le nuvole, I racconti di Canterbury;
in particolare sarà la voce
predicatoria e saccente del corvo di Uccellacci e uccellini. Come attore,
nella sua molteplice attività, incontrerà altri registi come Liliana Gavani.
Nel 1967 è cofondatore con Carlo Oliva, Roberto di
Marco, Gianni Scalia, del 1° numero della rivista,Che fare; fu stampata,
con quella redazione, fino al numero 10 del maggio 1972; in una nuova serie la rivista Che fare divenne la rivista teorica del
Partito Comunista (marxista-leninista) Italiano (con lui in redazione: Enzo
Todeschini, Fausto Lupetti e Roberto di Marco).
Negli anni
ottanta torna alla letteratura entrando nella redazione della rivista Alfabeta, per poi fondare alla fine
degli anni novanta la rivista Campo.
Ha insegnato Filosofia
ed Estetica dell'Arte all' Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.
Nei suoi testi ha dato stimolanti analisi del
complesso rapporto letteratura/politica, mentre a livello espressivo ha cercato
di restituire lo scindersi e l’automatizzarsi della coscienza nella società
contemporanea.
Tra i libri di poesia: La cantica (1959), In uno
scacco (1979).
Tra le opere di narrativa e saggistica: Fumo, fuoco e dispetto (1956), Conoscenza per errore (1961), L’incompleto (1964), Tappeto volante (1967), Irati e sereni (1974), Campo di battaglia (1981).
Tra le opere di narrativa e saggistica: Fumo, fuoco e dispetto (1956), Conoscenza per errore (1961), L’incompleto (1964), Tappeto volante (1967), Irati e sereni (1974), Campo di battaglia (1981).
Da MOLTINPOESIA - Il blog del
Laboratorio Moltinpoesia, Palazzina Liberty, L.go Marinai d’Italia 1, Milano
Francesco
Leonetti
Tre delle “Poesie scelte 1942-2001”
Tre delle “Poesie scelte 1942-2001”
Riassunti
mondiali (1994)
1.
I corpi in trincea a buchi / bombardati da velivoli.
E quindi si solleva in su / la crosta terrena stessa.
È lava rossa, espansa; / è movimento come in noi, si esulta.
Ma per bloccare l’impeto / caldo umano sono scaricati
addosso i massi giù / dai mostri meccanici in cielo.
Oh non c’è un bel essere / diabolico fra noi capace
di rispondere ribelle e / battere l’ irragione al dominio.
I corpi in trincea a buchi / bombardati da velivoli.
E quindi si solleva in su / la crosta terrena stessa.
È lava rossa, espansa; / è movimento come in noi, si esulta.
Ma per bloccare l’impeto / caldo umano sono scaricati
addosso i massi giù / dai mostri meccanici in cielo.
Oh non c’è un bel essere / diabolico fra noi capace
di rispondere ribelle e / battere l’ irragione al dominio.
2.
Qui c’è solo la cosa del lavoro e la foia.
Ma stiamo per ore allo schermo mirando.
Le giostre, le sfide, con camere addosso.
Da vedenti. Il caracollante occidentale
attacca coi suoi fendenti a spada corta.
L’altro d’oriente col sandalo pesta fango:
per levare gli schizzi fulminei nella cura
di percezione del dettaglio trasversale
durante i sobbalzi dei passaggi continui.
La stilla infine all’occhio acceca quello …
Ma non era che un’ ombra, una sagoma esposta:
si ripresenta, duplicata presenza, il cavaliere
dell’ occidente e un musulmano è in campo.
Qui si combatte a pezzi per le lunghe notti.
Solo il guardare i grandi ci è concesso.
Ahi mai nessuno muore fra i campioni presto.
Qui c’è solo la cosa del lavoro e la foia.
Ma stiamo per ore allo schermo mirando.
Le giostre, le sfide, con camere addosso.
Da vedenti. Il caracollante occidentale
attacca coi suoi fendenti a spada corta.
L’altro d’oriente col sandalo pesta fango:
per levare gli schizzi fulminei nella cura
di percezione del dettaglio trasversale
durante i sobbalzi dei passaggi continui.
La stilla infine all’occhio acceca quello …
Ma non era che un’ ombra, una sagoma esposta:
si ripresenta, duplicata presenza, il cavaliere
dell’ occidente e un musulmano è in campo.
Qui si combatte a pezzi per le lunghe notti.
Solo il guardare i grandi ci è concesso.
Ahi mai nessuno muore fra i campioni presto.
3.
Vengono i mali giù dai mostri meccanici in cielo.
Un bell’ essere diabolico non c’è più in noi indigeni.
Vengono i mali giù dai mostri meccanici in cielo.
Un bell’ essere diabolico non c’è più in noi indigeni.
La
vecchiezza (2001)
Un nome in mente non torna più bene …
È scarsa la
compattezza del pene.
Di rado l’escremento mostra valore. Il cuore palpita come
in amore …
Più volte l’udito non sente … Eppure il tutto è ancora
di adolescente.
Come di chi non ha vissuto quasi niente. Anche se insorge il
disincanto:
non si scorge più nulla di grande … Né ci conviene affaticarci
avanti .
Si sa che la vita è un composto di spinte e di parole che sono dita .
e un dì si torna alla resa, molecole nel vento, materia estesa .
Oggi il sussulto di male che induce il pensiero mortale
presenta il poi come un umus, con l’antica saggezza: il fiume
oscuro (nulla è detto), il sogno di un fiore, lo smarrimento puro …
Ma non si tocca la rinuncia che è radicale: l’illusione dura.
lo non sono, non c’è il mondo, tutto è un’onda …
Ma mi piace quest’ ombra.
Non si alzerà più il sole, se così succede un giorno, se si vuole …
Ma mi piace ancora una donna. Mi curo. E corro;
poi mi appoggio al muro.
E resta che il padrone, che il potere, che l’irragione, vincendo,
mostra che il fme non è affatto il nostro … Noi peschiamo dentro
il tutto errante, in un insieme – e è questo il solo senso.
compattezza del pene.
Di rado l’escremento mostra valore. Il cuore palpita come
in amore …
Più volte l’udito non sente … Eppure il tutto è ancora
di adolescente.
Come di chi non ha vissuto quasi niente. Anche se insorge il
disincanto:
non si scorge più nulla di grande … Né ci conviene affaticarci
avanti .
Si sa che la vita è un composto di spinte e di parole che sono dita .
e un dì si torna alla resa, molecole nel vento, materia estesa .
Oggi il sussulto di male che induce il pensiero mortale
presenta il poi come un umus, con l’antica saggezza: il fiume
oscuro (nulla è detto), il sogno di un fiore, lo smarrimento puro …
Ma non si tocca la rinuncia che è radicale: l’illusione dura.
lo non sono, non c’è il mondo, tutto è un’onda …
Ma mi piace quest’ ombra.
Non si alzerà più il sole, se così succede un giorno, se si vuole …
Ma mi piace ancora una donna. Mi curo. E corro;
poi mi appoggio al muro.
E resta che il padrone, che il potere, che l’irragione, vincendo,
mostra che il fme non è affatto il nostro … Noi peschiamo dentro
il tutto errante, in un insieme – e è questo il solo senso.
Il
piede
Questo il mio
bellissimo potente piede;
rotto piagato appoggiato esposto.
Oh che puzzo!
Sono un perdente,
un ribelle infame al dio del denaro.
Amen.
Vengo dal campo dei villani fottuti,
degli insolenti operai, degli intellettuali di merda.
lo con questo,
con questo calciavo all’inferno
i signori e i padroni e i ministri del dio.
E ora, dove è andato il mio piede invitto? Oh meschino!
Non è più grande, non ha un fine,
non ha neppure un seggio.
C’erano una volta i Saraceni, Attila, i Gialli;
ci risaremo noi, ritornati un dì
nel millennio terziario di bancate globali.
bellissimo potente piede;
rotto piagato appoggiato esposto.
Oh che puzzo!
Sono un perdente,
un ribelle infame al dio del denaro.
Amen.
Vengo dal campo dei villani fottuti,
degli insolenti operai, degli intellettuali di merda.
lo con questo,
con questo calciavo all’inferno
i signori e i padroni e i ministri del dio.
E ora, dove è andato il mio piede invitto? Oh meschino!
Non è più grande, non ha un fine,
non ha neppure un seggio.
C’erano una volta i Saraceni, Attila, i Gialli;
ci risaremo noi, ritornati un dì
nel millennio terziario di bancate globali.
* Le poesie sono tratte da Francesco
Leonetti, Sopra una perduta estate, a cura di Aldo Nove, NO REPLY Editore 2008 http://ciaomondoyeswecan.myblog.it/2012/01/21/francesco-leonetti-tre-delle-poesie-scelte-1942-2001/
post inserito il 17/12/2017
Altri post di Arpa eolica della sezione Narrativa
e saggistica
Per i post recenti o in evidenza di Arpa eolica vai all’Home
page
Nessun commento:
Posta un commento
Post aperto a dibattito, si possono inserire commenti immediatamente ed automaticamente – i curatori di arpa eolica si riservano di cancellare rettifiche e commenti che possano contenere offese a terzi o appelli alla violenza. Grazie per i commenti che andate ad inserire.