Era dal
pane che dovevamo partire.
Stiamo
qua
laceri
di pioggia
con i
nostri volantini inzuppati.
Proviamo
a bussare a tutte le porte
nel
tentativo
di
vendere un’aspirapolvere.
Era dal
pane che dovevamo partire
e ci
siamo persi nelle parole crociate
rese
stupide dalle caselle del gioco dell’oca.
Avevate
studiato tutte le regole
per
dimostrare che eravamo inutili.
Avete
detto
che
occorreva essere vincenti
e noi
non lo eravamo.
Intanto
il pane
è
scomparso dalle nostre mense
e
l’acqua
che pur
ci bagna
è acida
e non
possiamo berla.
Dobbiamo
vendere
quell’aspirapolvere.
Stringere
i denti
sopportare
le vostre lamentele
Perché
siete
capaci di lamentarvi
delle
tasse
degli
orpelli di una vita vuota
mentre
cercate una meta
per le
vostre vacanze
Siete
capaci di lamentarvi
della
felicità.
Perché?
Perché siete
ossessionati dal lavoro
dalla
vostra realizzazione
che
uccide il nostro pane quotidiano.
Era dal
pane che dovevamo partire.
E stiamo
qua
con
l’aspirapolvere che ormai non volete più
perché
ce ne avete un’altra
e in
cantina ce ne sta ancora un’altra.
E voi
stessi
siete
un’aspirapolvere
e noi
siamo la materia
sedimentata
distrutta.
E’ dal
pane che dobbiamo partire
immagine - descrizione per disabili della vista - su un piccolo foglietto di carta a quadretti, disegnata a biro, una ruota dentata e un uomo avvolto a tale ruota, nudo, senza sesso, ma con in bocca un fiore rosso.
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Sei grande Francesco! E' molto bella la lirica. Mi piace l'apertura e la chiusura, anzi, direi che è uno slogan per questi tempi di crisi. Dario
RispondiEliminaHai ragione, non è poesia, è amarezza.
RispondiEliminaLeggevo, e nella mente mi scorreva, sovrapponendosi una canzone del Ventennio, la "Saga di Giarabub", sai quella che faceva:
«Colonnello non voglio il pane, / voglio piombo per il moschetto, / ho la terra del mio sacchetto / che per oggi mi basterà...».
Altri tempi; per il poco che allora ne capivo, la terra era commestibile...
Oggi, è dal pane che dobbiamo partire, poiché quella che stiamo mangiando non è più terra, ma altra materia...
E di piombo per i moschetti ce n'è fin troppo.
Ciao.
E si spera che l'attesa sia finita o quasi.
RispondiEliminaIn ogni modo angosciante quel disegno, con l'uomo torturato dai denti della ruota, col fiore tra le labbra, rosso sangue.
RispondiEliminaCari Amici
PRIMO MAGGIO 2013 "Sfesta dei disoccupati"
Ormai ogni cosa che ci manca immancabilmente ci conduce alla gravissima crisi ETICA, MORALE ED ECONOMICA. I poeti spesso si occupano di "Politica" che non si vede neanche a guardarla col più sofisticato mezzo oculistico.
Da tempo il "pane non è più quotidiano". La mafia è nelle due camere" e speriamo che ci lascia almeno l'acqua per poi partire per il pane.
Che dire... io sono in crisi e non so più che "pesce pigliare"... anche se il pane ce l'ho: quasi quasi mollo tutto e mi lasio morire di dispiacere. Opportuna la Poesia e il disegno. Ciao Calogero Di Giuseppe
Invece e purtroppo, per molti il pane è un punto d'arrivo.
RispondiEliminaBellissimi versi.
Cristiana
Versi aspri per una sacrosante denuncia sociale!
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