al grande poeta Stefano Vilardo



al grande poeta Stefano Vilardo  
di  Delia ( Caltanissetta )
                                     
                                      come un senghor degli erei
                                      canti l’anima profonda
                                      di una terra di diaspora
                                      e di un popolo mai domo
                                      pizzuto di sicilitudine
                                      dovunque si trovi
                                      per accumulare il denaro
                                      per poter ritornare
                                      nella terra natale
                                      dove scorre sangue di zolfo e di sale
                                      e dove  lavoravano paesi interi di zolfatari
                                     
                                      ma  anche di piccoli carusi
                                      resi schiavi nelle miniere siciliane
                                      sino agli anni cinquanta
                                      ed ora finalmente sui banchi di scuola
                                                                    
 Pino Canta -  Milano, 4-4-2013

Alcune note biografiche ed alcune poesie di Stefano Vilardo  sono reperibili in rete sul blog “Bollettario” 

Qui di Stefano Vilardo  una parte da
Tutti dicono Germania Germania,
1
Sono partito per la Germania nel sessantuno 
ché non avevo lavoro
Quando facevo una giornata
per due giorni poi restavo a spasso
Facevo il manovale
guadagnavo millecinquecento lire al giorno 
in Germania invece
tre marchi tre marchi e mezzo l'ora
Siccome avevo contratto di lavoro
alla stazione trovai uno ad aspettarmi 
che mi portò in baracca dai compagni
I primi giorni pensavo sempre alla famiglia 
ma mi volli rassegnare
e quando accumulavo un po' di soldi 
li mandavo a casa
Poi diventai aiutante carpentiere
e mi aumentarono la paga
Guadagnavo quattrocentocinquanta cinquecento lire l'ora 
per dieci ore cinquemila lire
ma dovevo pagarci le tasse l'assicurazione la chiesa 
Non mi sono adattato subito
ché non capivo la lingua
se il pulia mi mandava a prendere un attrezzo di lavoro
io dimenticavo la parola
e ritornavo indietro con la coda tra le gambe 
come un cane bastonato
e così mi sfottevano tutti e mi rimproveravano 
Magari adesso che mi trovo lì da quattro anni
qualche parola la mastico un poco
I tedeschi sono mischiati buoni e cattivi
ma quando una persona impara a parlare
e comincia a rispondere bene 
allora si fa amare per quello che dice
A me mi volevano bene dove stavo
A volte qualche disgraziato ci insulta
sciais italien
perché non restate nelle vostre case
ebbene dobbiamo fare pazienza 
che non c'è lavoro in Italia 
dobbiamo ingoiare queste offese 
Io avrei voluto rispondergli 
però sempre straniero sono
e bisogna fare pazienza 
sempre pazienza
che se ho torto o ragione ci perdo sempre io 
Avrei avuto la capacità di rompergli la faccia 
ma lasciavo perdere per non rovinarmi
Altri invece non ci pensano più di una volta
e arrivano al coltello


Tutti dicono Germania Germania è stato edito  da Garzanti, Milano  nel 1975; e successivamente da Sellerio, Palermo 2007 

immagine d’epoca di emigrati in Germania – da internet