Frustieri (Forestiero) di Luigi Cinardo

Frustieri
 (Forestiero)
poesia  di Luigi Cinardo
Arpa eolica ringrazia
l’autore per il
permesso di pubblicazione.
La poesia è scritta
in siciliano, nel particolare
idioma di Mazzarino,
e viene qui presentata,
con i suggerimenti
dello stesso autore,
con una traduzione
in italiano a fronte
per una più universale
comprensione.
Frustieri                                                      Forestiero

San Giseppi ncapu u sceccu,                 San Giuseppe sull’asino,
chi passava a Mazarinu,                         che passava da Mazzarino,
vitti crapi, nenza beccu,                         vide capre senza il montone,
ccu ciarbeđđi di vicinu.                          con caprette loro vicino.

Jinnu avanti, ntra baneđđi,                  Andando avanti, tra viuzze,
cci tuccá di rriggirari,                              gli toccò di rigirare,
ppâ munnizza comu steđđi                   per l’immondizia in ceppi
chi scaliata un fa passari.                      che impediva di passare.

Vitti genti chi u taliava,                          Vide gente che lo guardava,
ppâ mugghieri ccu carusu,                    per la moglie col bambino,
ncapu u sceccu, chi rrinava,                  sopra l’asino, che andava,
ccu taliata di curiusu.                             con lo sguardo da curioso.

Comu vitti na putia,                                Come vide una bottega,
ferma u sceccu, đđa davanti,                ferma l’asino, là davanti,
e fa scinniri a Maria,                               e fa scendere Maria,
chi cattari, aviva n menti,                      che comprare, aveva in mente,

ppi mutiari, calamientu.                        qualche cosa da mangiare.
Si prisenta d'operaiu:                             Si presenta da operaio:
Ji vi dugnu sirvimientu                           io vi do il mio lavoro,
chi dinari, propriu, un àiu                      poiché non ho denari

ppi ccattarimi ssu pani!                          per comprarmi quel pane!
Cci rrispunni a putijara:                          Gli risponde la bottegaia:
Ppa rusugghia e l'ossa a cani,               con stoppie e ossa di cani,
nun si ssetta na quadara!                      non si prepara la pentola!

Cu travagghia cca nun pigghia             Chi lavora qua non piglia
li dinari comu paga.                                i denari come paga.
E sta merci cca mi ggigghia                   E questa merce resta invenduta
ppâ cridenza chi dilaga.                         per i tanti debiti dei clienti.

Si ppi mia à travagghiari,                     Se per me devi lavorare,
ppi stu pani chi ti vinnu                        per questo pane che ti vendo
e chi tu nun po' pagari,                         e che tu non puoi pagare,
siđđu ccattu comu spinnu?                  come faccio io a compralo?

Fatta chista discussioni,                       Mentre discutevano,
senti trummi ccu cianciani!                 si sentono trombe e sonagli!
Ncapu a vara, n prucissioni,                Sul fercolo (1), in processione,
passa u re ccu li rumani.                       passa il re con i romani.

Fermu a stacci, đđa davanti,                Fermo sulle travi, là davanti,
spetta a tassa, dâ passiata,                aspetta la tassa per la passeggiata,
da đđa casa cummircianti...               alla bottega del commerciante…
chi di cursa fu pagata!                          che di corsa fu pagata!

2 marzo 2019  Luigi Cinardo 
1)    Fercolo – carro o macchina a uso di trasporto di immagini sacre – in siciliano vara –
La pagina di Arpa eolica dedicata a Luigi Cinardo

L'immagine fuori testo,  sopra riportata, è la parte centrale dell'affresco di Renato Guttuso "Fuga in Egitto" -  L'affresco è collocato accanto alla terza Cappella del Sacro Monte di Varese. da http://www.rmfonline.it/?p=10138
Un commento  a questa poesia 
Caro Luigi, 
mi pare che quel Paese che chiami Mazzarino, sia ormai ogni angolo
di questo mondo dominato da quella che chiamano
“crisi economica”. Questa strana “crisi economica”  vale
sopratutto per il “forestiero” e il forestiero può essere chiunque,
anche chi non si è mai mosso dal proprio paese. Il forestiero è sempre
povero,  e sempre  necessita per sopravvivere di vendere il proprio lavoro.
 In quell'incrocio di strada della poesia, con la bottegaia,  si viene
ad affrontare la questione essenziale di tutta la società
capitalista in crisi:  spesa/salario/prodotto.
Il salario dovrebbe essere sufficiente per comprare i
prodotti,  e se non lo è tutto si blocca e gli stessi prodotti
restano invenduti.
 Di lavoro no ne manca, basterebbe usarlo per togliere
l’immondizia che ci sta seppellendo.
 Ci vorrebbe un saggio (re) a cui pagare una tassa,
ma una tassa che dovrebbe essere redistribuita al
povero sotto forma di paga per un utile
lavoro sociale … e questo si sa da tempo (fr. z.)


Post inserito il 12/03/2019
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