La tecnologia ci porta una nuova
notizia: sta per arrivare il robot poeta
capace di imitare il
linguaggio umano.
I ricercatori della Microsoft e dell’Università giapponese di Kyoto hanno perfezionato algoritmi in grado di associare immagini e testi. Questi programmi sono stati in un certo senso ‘addestrati’ attraverso l’utilizzo di migliaia di immagini, in modo da imparare ad associare loro delle rime o comunque delle frasi di senso compiuto. Finita la fase iniziale di scolarizzazione, gli algoritmi hanno affrontato la prova della scrittura, realizzando delle rime dopo aver ‘osservato’ immagini suggestive, in modo analogo ad alcuni test psico-attitudinali che legano figure colorate alle emozioni umane.
I ricercatori della Microsoft e dell’Università giapponese di Kyoto hanno perfezionato algoritmi in grado di associare immagini e testi. Questi programmi sono stati in un certo senso ‘addestrati’ attraverso l’utilizzo di migliaia di immagini, in modo da imparare ad associare loro delle rime o comunque delle frasi di senso compiuto. Finita la fase iniziale di scolarizzazione, gli algoritmi hanno affrontato la prova della scrittura, realizzando delle rime dopo aver ‘osservato’ immagini suggestive, in modo analogo ad alcuni test psico-attitudinali che legano figure colorate alle emozioni umane.
A cosa può servire un’applicazione tecnologica
di questo tipo? Forse servirà a ribadire che i poeti nella nostra società non
servono. E in qualche modo l’avevamo
capito, bastava analizzare quello strano rapporto tra i tanti che scrivono
poesie e i pochi che leggono poesie. Aggiungo qui di seguito un’invettiva che
avevo scritta nel 1976, quando ancora non era arrivato il grande progresso
tecnologico (fr.z.)
Sputar
versi
Perché
tanto soffrire
a
sputar versi?
Ci
sarà da qualche parte
un
laborioso e intelligente calcolatore
Un
supercalcolatore calcolato
in
ogni millesimo particolare
capace
di fornire versi profondi
come
il più lirico degli amanti
versi
impegnati
come
il poeta più d’avanguardia nello slinguare
Perché
tanto morire
a
sputar versi?
Poeti!
Che
maledetti torturatori di se stessi costoro!
Che
presuntuosi esseri
che
vogliono indicare il loro sentire al mondo!
Che
caparbietà indegna il loro continuo innamorarsi!
E
continuano a spuntare
nonostante
il tossico sparso nelle città e nella campagna
Sono
delle vere gramigne
Hanno
la pretesa d’immortalarsi
Hanno
la pretesa di essere veri uomini
e
piangono come donnette su delle incomprensibili cose
Capaci
di commuoversi
su un
tramonto
su un
albeggiare
su un
mucchio di rovi
su
un’aspra scogliera
Su
nature
Come
se il mondo potesse vivere solo d’amori
senza
il bisogno delle fabbriche
degli
enti
dei
padroni
dei
vincenti
Perché
tanto morire
a
sputar versi?
Novembre
1976
Poesia tratta dalla raccolta Scritti selvaggi di Francesco Zaffuto
(1976/1978), chi vuole
Immagine – dalla notizia Ansa
riportata
Post
inserito il 04/05/2018
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Versi straordinari che anticipano i tempi. Cmq un robot che scrive versi non potrà superare la creatività umana per quanto rielabori l'esistente, perché la mente umana e creativa va oltre l'elaborazione, è istinto e pensiero proprio. Certo che l'idea che qualcuno ci abbia cmq pensato è davvero triste.
RispondiEliminaconcordo con la tua tristezza
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