Un assassino troppo innocente
Racconto di
Racconto di
Un breve thriller molto particolare con un finale
tutto da scoprire.
Oggi Vincenzo Di Lalla, scomparso nel 1996, compierebbe gli anni,
Questo racconto fa parte di sei racconti
di Vincenzo Di Lalla pubblicati postumi dalla moglie Marilena Verri con La
Versiliana Editrice nell’aprile 2008.
Viene qui inserito su Arpa eolica per gentile concessione di Marilena Verri
Il racconto porta inserita questa dedica che
qui riportiamo
Mio caro Enzo queste “tue” belle righe mi servono attualmente per esprimere
il mio pensiero:
- C'è più fuoco nel cuore di un uomo che in tutte le stelle del cielo; c'è
più vuoto nel mio cuore che negli spazi infiniti! – Marilena
UN
ASSASSINO TROPPO INNOCENTE
-Ecco il sacco – disse Franco con molto affanno, - dobbiamo
sbrigarci, prima che ci scoprano. Dai, mettiamolo dentro!
Ma Alberto non si mosse: era sconvolto e guardava fisso il
cadavere sul letto.
- Ehi!… Non startene lì impalato!… Non c’è tempo da perdere! –
gridò scuotendolo bruscamente Franco, - Prendi il cadavere; io terrò il sacco
aperto. Dai! –
Alberto sembrava come imbambolato e non riusciva a scostare lo
sguardo dalla sua vittima. Nelle mani stringeva ancora l’arma del delitto:
-E' stata una disgrazia - mormorò quasi a sé stesso, - è stata
solo una disgrazia…
Franco abbandonò il sacco e con decisione gli sferrò due
schiaffoni.
- Svegliati, Alberto, svegliati! Se non facciamo presto siamo
fritti. Capito?… Capito?…
- E’ stata una disgrazia – singhiozzò Alberto, non sono un
assassino… Io gli volevo bene… -
-Lo so, lo so, per questo ti voglio aiutare. Dai, prendi il morto
che io tengo il sacco! –
Alberto si chinò meccanicamente sul letto e amorevolmente prese la
sua vittima e la infilò nel sacco! Franco lo chiuse velocemente, legandolo con
uno spago che si era preparato, poi accennò un sorriso volutamente sinistro.
Alberto singhiozzò disperato
- Mi scopriranno, lo so, l’assassino viene sempre scoperto!… -
- Non ti scopriranno mai – lo rassicurò il fratello, con una
carezza, - ho pensato un piano perfetto per far sparire il cadavere, vedrai…
Solo però tu devi calmarti, se no, comprometti tutto. –
Alberto si guardò le mani sporche di sangue:
- Guarda… - disse – dovrei lavarmi. –
- Dio!…- allargò meravigliato le braccia Franco, - c’è l’acqua
no?!… Non si può dormire così! Vai a lavarti e non lasciare tracce di sangue
sul lavabo. Io aspetterò. –
Ma dello stesso sonno dormiva anche lui, poiché non si ricordò che
quelle mani poco prima stringevano un coltello: erano sconvolti!
__________________________________
Alberto tornò dal bagno più fresco. Si era lavato anche la faccia
e riusciva a ragionare meglio: - Mi sono rinfrescato un po' - disse con
incredibile disinvoltura; poi aggiunse distrattamente: - Allora, Franco, che si
fa? –
- Che si fa?… - gridò il fratello, -lo sai che si fa! Si trasporta
il morto, no?!…
- Ehi! - si scocciò l'assassino - non c'è mica bisogno
d'arrabbiarsi!… -
- Sei stato un'eternità in quel bagno e non dovrei arrabbiarmi? –
- Te l'ho detto: mi sono rinfrescato. –
- Rinfrescato, rinfrescato… Dobbiamo sbrigarci! –
- E sbrighiamoci! –
- Prendi il sacco. –
– Perché io? –
- Alberto, tu l'hai ucciso e tu lo trasporti! –
- Va bene, va bene, ma per favore non arrabbiarti. –
Prese il sacco e con
facilità se lo girò sulle spalle.
Franco sorrise: voleva bene a quel testardo!
- Pesa? - gli domandò. –
- Ce ne vogliono dieci di questi pesi per me! - rispose con
superbia Alberto; - Andiamo? –
- Ti sto aspettando. –
E uscirono.
___________________________
Erano le quattro del pomeriggio. Per le strade c'era un discreto
viavai, ma nessuno sembrava sospettare che quei due trasportassero un morto, né
loro se ne preoccupavano, anzi si sarebbe detto che le paure si fossero
attenuate nel momento stesso in cui si trovarono fra la gente, come se da
questa non si aspettassero nessun pericolo. Camminavano imperterriti, schivando
e anche urtando i passanti, con un'incredibile incoscienza.
- Dov'è il posto, Franco? - chiese ad un tratto Alberto: -
- Seguimi e vedrai. - fece serio Franco.
- E' lontano? –
- Non molto. Ancora dieci minuti di strada. –
- Che, lo sotterriamo? –
- Abbiamo delle pale con noi? –
- No. –
- Allora come potremmo sotterrarlo? –
- Fai troppi misteri. In fondo sono io che l'ho ucciso. –
- Come sei curioso Alberto. –
- Ho diritto di sapere. –
- E va bene, va bene. Ci stiamo dirigendo verso un prato, dove
scorre un canale. Hai capito? –
Alberto storse le labbra:
- Tutto qui?… - chiese deluso, - è questo il piano perfetto? –
- Non è tutto qui. –
- E allora sputa il resto. –
Franco sembrava non aver altro piano e Alberto se ne accorse.
- Tu esiti troppo: vuol dire che non hai un piano. –
- Non fare la voce grossa con me, Alberto! –
- Voglio sapere come sparirà il morto! –
- Devi fidarti. –
- Vuoi buttarlo nel canale, eh?… -
- No. –
- E' questo il grande piano tuo… Mi fai ridere… Io l'avrei
studiato migliore! –
- Senti chi parla!
- Sei un illuso! –
- E tu un assassino!-
- Ripeti? –
- Sei un assassino! –
Alberto posò di colpo il sacco per terra e assunse una posa da
pugilatore:
- Ripeti, vigliacco! -
- Vuoi litigare, assassino? E magari farmi fuori come quello? –
- Se avessi il coltello lo vedresti. –
Franco tacque di colpo, poi portandosi le mani ai capelli urlò:
- Non hai il coltello?!… -
- Che ti prende adesso? - chiese smarrito Alberto.
- Pezzo di scemo, te lo sei dimenticato!… -
Anche Alberto capì ad un tratto:
- Dio, è sul letto!… L'ho lasciato quando ho preso il cadavere… -
- Ed era sporco di sangue!
- Siamo perduti!… -
- Sei perduto tu!… -
- Aiutami, Franco!-
- Ormai non c'è più tempo. –
- No, guarda!… - indicò un orologio sulla strada che segnava le
quattro e venticinque, - abbiamo cinque minuti. –
- Andiamo! –
Senza esitare lasciarono il sacco sulla strada e di corsa rifecero
la via di casa. Giunsero giusto alle quattro e mezzo. Si precipitarono nella
stanza del delitto, presero il coltello e corsero a lavarlo nel bagno.
Proprio un istante dopo, una chiave s'infilò nella serratura della
porta:
- Franco, Alberto?… - chiamò una voce di donna, appena la porta si
aprì.
- Siamo qui. - risposero quasi assieme i due fratelli.
- Oh, meno male! - esultò la voce.
Ci fu un piccolo, lungo silenzio, poi la voce chiese ansiosa:
- E' con voi Guglielmo? - Un impulso che non avrebbero saputo
spiegare, fece correre verso la donna e singhiozzare, prima Franco:
- Io non c'entro, mammina, è stato lui!… -
E poi Alberto:
- E' stata una disgrazia, una disgrazia, mammina!… -
In quello stesso momento, alcune persone aprivano un sacco,
trovandoci dentro un bianco cagnolino, semisvenuto per una piccola ferita.
FINE
Copyright © Vincenzo Di Lalla
Il 12 marzo
Arpa eolica aveva inserito un altro racconto
La pagina di
Arpa eolica dedicata a Vincenzo Di Lalla
Il prossimo post del 26 Marzo 2017 per la narrativa
su Arpa eolica sarà
Addio alle Armi, 1917 - 2017
post inserito il 19/03/2017
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