Segnaliamo
l’Album
di poesia e musica
di Paolo Gambi
Si
tratta di una sperimentazione alla ricerca di un nuovo equilibrio fra parola e
musica.
Sono
50 poesie accompagnate da musica di composizione originale dell'autore.
Sono versi che hanno come filo conduttore l'autostima e la motivazione, per un'umanità che ora ne
ha particolarmente bisogno.
Qui
di seguito
Il
link che riassume diversi brani
https://www.paologambi.com/it/poesie-e-musica/
il
link per fruire dell’opera su Spotify
https://open.spotify.com/album/6NOMseBFtI4nVogTsSLFMq?si=sP9brhj8TTmP5nPqU3XtMw
Il
link del movimento poetico fondato da Paolo Gambi
e continuando un’intervista all’autore
Poesia e musica
Le poesie sono accompagnate da musica. Qual è il
percorso che porta questi due generi a ibridarsi?
«Poesia e musica erano nei tempi antichi
un unico genere. Bisognerebbe tornare alla Poetica di Aristotele per
comprendere che è dal loro divorzio che sono nati da un lato tutti i generi
musicali che hanno costellato la storia, dall'altro tutti i generi letterari:
poesia, teatro, narrativa. Oggi viviamo in un'era particolare, nuova. La
tecnologia e la globalizzazione oggi impongono sperimentazioni che facciano di
nuovo incrociare i cammini delle parole e delle note. Il mio è un tentativo di
andare in questa direzione».
Cosa c'è da dire sulla distinzione di genere fra
poesia e musica contemporanea?
«É molto difficile tracciare una linea
dritta che divida il mondo della musica da quello della poesia. Il
cantautorato, per esempio, non può dirsi talvolta poesia? E l'attenzione
metrica di certi poeti neanche tanto antichi non è forse una ricerca di ritmo?
Si può però affermare con certezza che in tutto ciò che sino ad oggi abbiamo
chiamato musica a prevalere siano il ritmo, la melodia e l'attenzione
all'armonia. Invece in tutto ciò che chiamiamo poesia deve prevalere la forza
della parola come strumento di apertura al mistero. La sperimentazione che ho
fatto è tutta volta a questo: ritrovare un equilibrio fra le due arti assegnando
alla parola la centralità, con la musica che si pone al suo servizio come
sostegno alla sua carica emozionale. E l'ho fatto in un'epoca in cui è la
rivoluzione tecnologica a segnare il passo del cambiamento».
In che senso la sua ricerca artistica è influenzata
dalla tecnologia?
«Se guardiamo alla storia della
comunicazione vediamo come sono cambiate le ere: prima quella orale, poi la
lenta affermazione della scrittura, fino ad arrivare a Gutenberg e alla stampa.
Arrivano poi altri mezzi di comunicazione: radio, tv. Infine la rivoluzione
digitale, dove siamo ora. Molti di noi ragionano ancora come se fossimo
nell'era di Gutenberg. Ma la tecnologia ogni giorno apre nuove strade e nuove
possibilità. Oggi la poesia può rimanere viva, orale, senza essere sepolta
nella carta. E può arrivare cavalcando onde elettriche in mari sterminati».
Autostima e motivazione
Paolo Gambi ha a lungo lavorato come
mental coach fra l'Italia e il Principato di Monaco e si è occupato di
benessere emotivo, goal management, crescita personale. Quanto c'è di questi
percorsi in questo album?
«Nella poesia, nell'arte, ciascuno mette
ciò che ha: l'arte è una spugna, siamo noi il mare in cui galleggia. Io, tra le
altre cose, ho fatto molta esperienza nei mondi della crescita personale.
Centinaia, migliaia di ore di sedute di coaching, incontri in cui si lavorava
su emozioni, obiettivi, viaggi dentro se stessi. Alla fine fra le dita mi sono
trovato versi che davano eco anche a quelle esperienze».
Ma la poesia può trovare un punto di
contatto con i mondi della crescita personale?
«Quando mi occupavo di mental coaching
sentivo che facevo una cosa bella, ma mancava qualcosa. La Poesia mi ha fatto
capire che l'Arte è la massima forma di crescita personale. D'altra parte, per
fare solo pochi esempi, Dante scrive nella Commedia un percorso di crescita
interiore, Francesco d'Assisi imbriglia nel Cantico delle Creature le emozioni
dell'universo, Walt Whitman nel suo Foglie d'erba si staglia in modo quasi
esplicito come coach. Non vedo perché non si possa dire che fare Poesia
significa fare crescita personale».
Sono quindi poesie e musica dai sapori
positivi?
«Decisamente sì. Nella vita ho avuto tre
grandi maestri: il cardinal Tonini, Raoul Casadei e mia madre. Di tutti e tre
non potrò mai dimenticare il sorriso, quasi ci fosse l'intero universo a
sorridere con loro. Sento di avere una responsabilità di tradurlo e di farlo
conoscere a chi ha voglia di vedere luce, sole, simpatia, positività. È quello
che ho cercato di fare anche in questo album».
Pandemia
Questo album esce, non a caso, in un
momento particolare della storia. Che rapporto c'è con la pandemia?
«Oggi la gente è smarrita. Con questa
pandemia stiamo affrontando uno dei periodi più complessi della storia recente.
Gli artisti hanno una responsabilità nei confronti del mondo: indicare il di
là, l'altrove, l'incomprensibile. Questo è il modo in cui oggi si può dire alle
persone che amare se stessi, credere nelle proprie capacità, avere il coraggio
di guardare oltre è la promessa più straordinaria che si può fare a sé e al
mondo intero. La Poesia deve continuamente ricordare alle persone che ogni
tramonto è promessa di una nuova alba».
Musica
Chi ha composto gli accompagnamenti
musicali delle poesie?
«Io. All'inizio degli anni “80 il Maestro
Riccardo Muti portò a Ravenna, la mia città natale, un progetto che allora era
sperimentale. Si trattava del metodo Suzuki, una tecnica che insegna ai bambini
a suonare uno strumento con il semplice metodo dell'imitazione. Avevo 4 anni e
partecipai. Ho finito per suonare il violino per più di dieci anni. Questo non
fa di me un musicista, ma un imitatore di musicisti, un piccolo artigiano del
suono. Oggi fra le mani mi sono trovato i nuovi strumenti digitali che la
tecnologia fornisce. E, non nego, un pizzico di intelligenza artificiale, che
vuole proiettare questa ricerca anche nel futuro».
Quali generi musicali sono stati scelti?
«Una delle grandi fortune del vivere
nell'era contemporanea globalizzata è quella di poter accedere con mente aperta
a tutti i possibili generi, sapori e sfumature della musica. Questo mi ha
consentito di non focalizzarmi su un genere musicale, ma di trarre dalla musica
universale quelle note e quei ritmi che servivano di volta in volta alle mie
parole. Per cui ho attinto alla classica e al jazz, all'ambient, al tango, al
pop, al rock, all'elettronica e alla musica tradizionale cinese».
Molti dei suoi trenta libri sono stati
pubblicati dal Gruppo Mondadori, Piemme, Sperling. Non ha pensato di cercare
per quest'opera musicale un corrispondente nell'industria musicale?
«Questa è una sperimentazione. Ho scelto
di inseguire la mia vocazione indie, di anarchico alla ricerca della Poesia.
L'indipendenza dai grandi gruppi mi consente un tipo di ricerca artistica che
forse non risponderà in pieno alle logiche commerciali delle major, ma di certo
ha il sapore della libertà».
Rinascimento poetico
Che cos'è Rinascimento poetico?
«É un movimento poetico nato in modo
spontaneo su internet, sul mio profilo instagram (@paologambi) durante la prima
quarantena. Da lì, grazie alle dirette, sono transitate centinaia, migliaia di
poeti e aspiranti poeti che hanno condiviso se stessi nei propri versi. Ho
avuto la fortuna e il privilegio di scoprire quanto la realtà poetica italiana
sia diffusa e pervasiva. Ora siamo oramai una squadra molto numerosa, in
continua crescita (siamo un movimento fortemente inclusivo e vogliamo
continuare ad esserlo) che si sta strutturando in modo solido e che ha un
obiettivo poco ambizioso: salvare il mondo con la Poesia. Chi condivide con noi
questa follia è e sarà sempre benvenuto».
Post inserito il
24/04/2021
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