In questo post l’editoriale di
Luigi Giurdanella,
Luigi Giurdanella,
POESIE A MEMORIA: ISTRUZIONE PER L’USO da “I POETI DELL’ARIETE
NEWS” N° 130 aprile 2017
E la poesia Invictus di William
Ernest Henley che Nelson Mandela usò a memoria come un mantra negli anni
di prigione
Luigi Giurdanella
Ci sono versi che si insinuano nella mente, mettono radici e poi
rispuntano. Per la nostra generazione e più ancora per quella dei nostri
genitori, era normale imparare le poesie a memoria, allora erano moltissimi i
versi che si insinuavano nella mente, perciò era più probabile che al momento
opportuno rispuntassero alla mente. Era un patrimonio personale di inestimabile
valore, solo tuo, perché quello che impari a memoria nessuno te lo può portar
via. Oggi è un esercizio sempre più raro, addirittura c’è una diffusa
avversione per lo studio a memoria di brani letterari, avversato non solo dagli
studenti ma anche dagli stessi insegnati: insomma l’imparare a memoria è da ritenersi
superato. A parte le poesie natalizie recitate d’un fiato, quelle che
ricordiamo ancora adesso sono quelle che ci hanno fatto imparare alle scuole
elementari. E’ vero che le poesie imparate a memoria in quegli anni erano
poesie rimate e ritmate, come le filastrocche, pertanto molto facile da
memorizzare, ma erano soprattutto le maestre che riuscivano a istillare la
passione poetica nelle menti fertili della prima infanzia. Avanzando nella
scuola, era la parafrasi che generalmente si esercitava nei confronti di un
testo poetico e questo rischiava di annullare la potenza della poesia, perché
la riportava al ragionamento, alla logica. Viceversa l’apprendimento a memoria
valorizza la sua energia naturale. Sapere a memoria dei versi vuol dire avere
un rapporto intimo con la poesia: se ne può apprezzar a pieno il senso e il
ritmo, godere del fascini della musicalità, gioire in modo profondo di un
sentimento: si viene avvolti da una misteriosa passione, è un tassello della
bellezza che ognuno si porta appresso. E’ inutile, se vuoi capire fino in fondo
una poesia, il modo migliore è saperla a memoria: è la prova inconfutabile
della vitalità della poesia. Le poesie a memoria sono un pronto soccorso, un
piccolo asse a cui aggrapparsi nel maremoto della vita. Tutti gli insegnanti,
dovrebbero far capire che memorizzare un testo poetico può essere una risorsa
da far fruttare nelle relazioni personali, che apre innumerevoli porte, oltre
che un piacevole esercizio mnemonico molto gratificante. Il ricordare è una
delle funzioni mentali basilari, la memoria ha un funzionamento muscolare,
memorizzare un testo ci aiuta anche a scoprire come funziona la nostra memoria
personale, e perché sia efficiente va allenata. Oggi la comunicazione
quotidiana, come la maggior parte della cultura, è visiva, il piacere per la
lettura è una cosa che ormai importa a pochi. Eppure cogliere la fisicità della
parola ci permette di vedere il mondo sotto una luce meno banale, perché certi
versi diventano una lente aggiuntiva nei momenti cupi, senza dimenticare che la
poesia a mente è un arricchimento della lingua personale, un’esperienza
esistenziale che vale più di un serial televisivo. Ci sono poesie che meritano
di essere conosciute, a tutte le età, e nella nostra letteratura ce ne sono
tante. Può essere gioco piacevole, emozione a portata di mente, conforto,
bagaglio di conoscenza e di risonanza per la vita; una vita intima parallela,
una compagna affidabile, una colonna sonora interiore piena d’immagini, parole,
accostamenti sorprendenti. Certi testi anticamente memorizzati ripetuti come
mantra, formule magiche di una magia privata, inoffensiva, servivano a
fronteggiare la pesantezza della realtà. E ancora, la poesia ci insegna a
rallentare, a fermarci, a riflettere, a spiegarci il mondo, la morte, le
guerre, l’amore, la solitudine, la disperazione. E concludo con quanto
scriveva, Umberto Eco, di cui ricorre l’anniversario della morte, nella lettera
indirizzata al nipotino: “… c’è il rischio che quando si diventa vecchi ci
venga l’Alzheimer, uno dei modi per evitare questo spiacevole incidente è di
esercitare sempre la memoria. Ogni mattina impara qualche verso, una breve
poesia, o come hanno fatto fare a noi, La cavallina storna o Il sabato del
villaggio. E magari fai a gara con gli amici per sapere chi ricorda meglio …
Coltiva la memoria, dunque, e da domani impara a memoria La vispa Teresa”.
Luigi Giurdanella - da: “I POETI
DELL’ARIETE NEWS N° 130 aprile 2017
Ciao Luigi,
Ecco perché ho scelto per
questo post la foto a corredo: ricordo che Nelson Mandela diceva che la poesia ci può essere di
aiuto come un mantra da ripetere nei momenti più difficili della vita. E durante i periodi bui
della sua prigionia usava ripetere i versi di Invictus del poeta inglese William Ernest Henley. L’allego
la poesia a questo post nella versione italiana e nell’originale inglese. (francesco zaffuto)
Invictus
Dal profondo della notte che mi avvolge,
Nera come un pozzo da un polo all'altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per la mia anima invincibile.
Nella feroce morsa delle circostanze
Non ho arretrato né gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma non chino.
Oltre questo luogo d'ira e lacrime
Incombe il solo Orrore delle ombre,
E ancora la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.
Nera come un pozzo da un polo all'altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per la mia anima invincibile.
Nella feroce morsa delle circostanze
Non ho arretrato né gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma non chino.
Oltre questo luogo d'ira e lacrime
Incombe il solo Orrore delle ombre,
E ancora la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.
Invictus
Out of the
night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.
In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.
Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.
It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.
In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.
Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.
It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.
Post di Arpa
eolica su Nelson Mandela
Luigi Giurdanella - la pagina su Arpa eolica
dedicata all’autore http://arpaeolica.blogspot.it/2013/03/giurdanella-luigi.html
post inserito il 29/04/2017
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