LUIGI
PIRANDELLO
nato ad Agrigento (Girgenti)
il 28 giugno
1867
Arpa eolica
dedicherà quest’anno diversi post alla celebrazione dell’anniversario: oggi un post con una sua ironica novella sugli inglesi che
hanno sempre ragione…
IL CAPRETTO NERO
Senza dubbio il signor Charles Trockley ha ragione.
Sono anzi disposto ad ammettere che il signor Charles Trockley non può aver
torto mai, perché la ragione e lui sono una cosa sola. Ogni mossa, ogni
sguardo, ogni parola del signor Charles Trockley sono cosí rigidi e precisi,
cosí ponderati e sicuri, che chiunque, senz'altro, deve riconoscere che non è
possibile che il signor Charles Trockley, in qual si voglia caso, per ogni
questione che gli sia posta, o incidente che gli occorra, stia dalla parte del
torto.
Io e lui, per portare un esempio, siamo nati
lo stesso anno, lo stesso mese e quasi lo stesso giorno; lui, in Inghilterra,
io in Sicilia. Oggi, quindici di giugno, egli compie quarantotto anni;
quarantotto ne compirò io il giorno ventotto. Bene: quant'anni avremo, lui il
quindici, e io il ventotto di giugno dell'anno venturo? Il signor Trockley non
si perde; non esita un minuto; con sicura fermezza sostiene che il quindici e
il ventotto di giugno dell'anno venturo lui e io avremo un anno di piú, vale a
dire quarantanove.
È possibile dar torto al signor Charles
Trockley?
Il tempo non passa ugualmente per tutti. Io
potrei avere da un sol giorno, da un'ora sola piú danno, che non lui da dieci
anni passati nella rigorosa disciplina del suo benessere; potrei vivere, per il
deplorevole disordine del mio spirito, durante quest'anno, piú d'una intera
vita. Il mio corpo, piú debole e assai
meno curato del suo, si è poi, in questi quarantotto anni, logorato quanto
certamente non si logorerà in settanta quello del signor Trockley. Tanto vero
ch'egli, pur coi capelli tutti bianchi d'argento, non ha ancora nel volto di
gambero cotto la minima ruga, e può ancora tirare di scherma ogni mattina con
giovanile agilità.
Ebbene, che importa? Tutte queste
considerazioni, ideali e di fatto, sono per il signor Charles Trockley oziose e
lontanissime dalla ragione. La ragione dice al signor Charles Trockley che io e
lui, a conti fatti, il quindici e il ventotto di giugno dell'anno venturo
avremo un anno di piú, vale a dire quarantanove.
Premesso questo, udite che cosa è accaduto di
recente al signor Charles Trockley e provatevi, se vi riesce, a dargli torto.
Lo scorso aprile, seguendo il solito
itinerario tracciato dal Baedeker per un viaggio in Italia, Miss Ethel
Holloway, giovanissima e vivacissima figlia di Sir W. H. Holloway, ricchissimo
e autorevolissimo Pari d'Inghilterra, capitò in Sicilia, a Girgenti, per
visitarvi i maravigliosi avanzi dell'antica città dorica. Allettata
dall'incantevole piaggia tutta in quel mese fiorita del bianco fiore dei
mandorli al caldo soffio del mare africano pensò di fermarsi piú d'un giorno
nel grande Hôtel des Temples che
sorge fuori dell'erta e misera cittaduzza d'oggi, nell'aperta, campagna, in
luogo amenissimo.
Da
ventidue anni il signor Charles Trockley è viceconsole d'Inghilterra a
Girgenti, e da ventidue anni, ogni giorno, sul tramonto, si reca a piedi, col
suo passo elastico e misurato, dalla città alta sul colle alle rovine dei
Tempii akragantini, aerei e maestosi su l'aspro ciglione che arresta il
declivio della collina accanto, la collina akrea, su cui sorse un tempo,
fastosa di marmi, l'antica città da Pindaro esaltata come bellissima tra le
città mortali.
Dicevano gli antichi che gli Akragantini
mangiavano ogni giorno come se dovessero morire il giorno dopo, e costruivano
le loro case come se non dovessero morir mai. Poco ora mangiano, perché grande
è la miseria nella città e nelle campagne, e delle case della città antica,
dopo tante guerre e sette incendii e altrettanti saccheggi, non resta piú
traccia. Sorge al posto di esse un bosco di mandorli e d'olivi saraceni, detto
perciò il Bosco della Cívita. E i chiomati olivi cinerulei s'avanzano in teoria
fin sotto alle colonne dei Tempii maestosi e par che preghino pace per quei
clivi abbandonati. Sotto il ciglione scorre, quando può, il fiume Akragas che
Pindaro glorificò come ricco di greggi. Qualche greggiola di capre, attraversa
tuttavia il letto sassoso del fiume: s'inerpica sul ciglione roccioso e viene a
stendersi e a rugumare il magro pascolo all'ombra solenne dell'antico tempio
della Concordia, integro ancora. Il caprajo, bestiale e sonnolento come un
arabo, si sdraja anche lui sui gradini del pronao dirupati e trae qualche suono
lamentoso dal suo zufolo di canna.
Al signor Charles Trockley questa intrusione
delle capre nel tempio è sembrata sempre un'orribile profanazione; e
innumerevoli volte ne ha fatto formale denunzia ai custodi dei monumenti, senza
ottener mai altra risposta che un sorriso di filosofica indulgenza e un'alzata
di spalle. Con veri fremiti d'indignazione il signor Charles Trockley di questi
sorrisi e di queste alzate di spalle s'è lagnato con me che qualche volta lo
accompagno in quella sua quotidiana passeggiata. Avviene spesso che, o nel
tempio della Concordia, o in quello piú sú di Hera Lacinia, o nell'altro detto
volgarmente dei Giganti, il signor Trockley s'imbatta in comitive di suoi
compatriotti, venute a visitare le rovine. E a tutti egli fa notare, con
quell'indignazione che il tempo e l'abitudine non hanno ancora per nulla
placato o affievolito, la profanazione di quelle capre sdrajate e rugumanti
all'ombra delle colonne. Ma non tutti gl'inglesi visitatori, per dir la verità,
condividono l'indignazione del signor Trockley. A molti anzi sembra non privo
d'una certa poesia il riposo di quelle capre nei Tempii, rimasti come sono
ormai solitari in mezzo al grande e smemorato abbandono della campagna. Piú
d'uno, con molto scandalo del signor Trockley, di quella vista si mostra anzi
lietissimo e ammirato.
Piú di tutti lieta e ammirata se ne mostrò, lo
scorso aprile, la giovanissima e vivacissima Miss Ethel Holloway. Anzi, mentre
l'indignato vice-console stava a darle alcune preziose notizie archeologiche,
di cui né il Baedeker né altra guida hanno ancor fatto tesoro, Miss Ethel Holloway commise l'indelicatezza di voltargli
le spalle improvvisamente per correr dietro a un grazioso capretto nero, nato
da pochi giorni, che tra le capre sdraiate springava qua e là come se per aria
attorno gli danzassero tanti moscerini di luce, e poi di quei suoi salti arditi
e scomposti pareva restasse lui stesso sbigottito, ché ancora ogni lieve
rumore, ogni alito d'aria, ogni piccola ombra, nello spettacolo per lui tuttora
incerto della vita, lo facevano rabbrividire e fremer tutto di timidità.
Quel giorno, io ero col signor Trockley, e se
molto mi compiacqui della gioja di quella piccola Miss, cosí di subito
innamorata del capretto nero, da volerlo a ogni costo comperare; molto anche mi
dolsi di quanto toccò a soffrire al povero signor Charles Trockley.
— Comperare il
capretto?
— Sí, sí! comperare
subito! subito!
E fremeva tutta anche lei, la piccola Miss,
come quella cara bestiolina nera; forse non supponendo neppur lontanamente che
non avrebbe potuto fare un dispetto maggiore al signor Trockley, che quelle
bestie odia da tanto tempo ferocemente.
Invano il signor Trockley si provò a
sconsigliarla, a farle considerare tutti gl'impicci che le sarebbero venuti da
quella compera: dovette cedere alla fine e, per rispetto al padre di lei,
accostarsi al selvaggio caprajo per trattar l'acquisto del capretto nero.
Miss Ethel Holloway, sborsato il denaro della
compera, disse al signor Trockley che avrebbe affidato il suo capretto al
direttore dell'Hôtel des Temples, e
che poi, appena ritornata a Londra, avrebbe telegrafato perché la cara
bestiolina, pagate tutte le spese, le fosse al piú presto recapitata; e se ne
tornò in carrozza all'albergo, col capretto belante e guizzante tra le braccia.
Vidi, incontro al sole che tramontava fra un
mirabile frastaglio di nuvole fantastiche, tutte accese sul mare che ne
splendeva sotto come uno smisurato specchio d'oro, vidi nella carrozza nera
quella bionda giovinetta gracile e fervida allontanarsi infusa nel nembo di
luce sfolgorante; e quasi mi parve un sogno. Poi compresi che, avendo potuto,
pur tanto lontana dalla sua patria, dagli aspetti e dagli affetti consueti
della sua vita, concepir subito un desiderio cosí vivo, un cosí vivo affetto
per un piccolo capretto nero, ella non doveva avere neppure un briciolo di
quella solida ragione, che con tanta gravità governa gli atti, i pensieri, i
passi e le parole del signor Charles Trockley.
E che cosa aveva allora al posto della
ragione la piccola Miss Ethel Holloway?
Nient'altro che la stupidaggine, sostiene il
signor Charles Trockley con un furore a stento contenuto, che quasi quasi fa
pena, in un uomo come lui, sempre cosí compassato.
La
ragione del furore è nei fatti che son seguiti alla compera di quel capretto
nero.
Miss Ethel Holloway partí il giorno dopo da
Girgenti. Dalla Sicilia doveva passare in Grecia, dalla Grecia, in Egitto;
dall'Egitto nelle Indie.
È miracolo che, arrivata sana e salva a
Londra su la fine di novembre, dopo circa otto mesi e dopo tante avventure che
certamente le saranno occorse in un cosí lungo viaggio, si sia ancora ricordata
del capretto nero comperato un giorno lontano tra le rovine dei Tempii
akragantini in Sicilia.
Appena arrivata, secondo il convenuto,
scrisse per riaverlo al signor Charles Trockley.
L'Hôtel
des Temples si chiude ogni anno alla metà di giugno per riaprirsi ai primi
di novembre. Il direttore, a cui Miss Ethel Holloway aveva affidato il
capretto, alla metà di giugno, partendo, lo aveva a sua volta affidato al
custode dell'albergo, ma senz'alcuna raccomandazione, mostrandosi anzi seccato
piú d'un po' del fastidio che gli aveva dato e seguitava a dargli quella
bestiola. Il custode aspettò di giorno in giorno che il vice-console signor
Trockley, per come il direttore gli aveva detto, venisse a prendersi il
capretto per spedirlo in Inghilterra, poi, non vedendo comparir nessuno, pensò
bene, per liberarsene, di darlo in consegna a quello stesso caprajo che lo
aveva venduto alla Miss, promettendoglielo in dono se questa, come pareva, non
si fosse piú curata di riaverlo, o un compenso per la custodia e la pastura,
nel caso che il vice-console fosse venuto a chiederlo.
Quando, dopo circa otto mesi, arrivò da
Londra la lettera di Miss Ethel Holloway, tanto il direttore dell'Hôtel des
Temples, quanto il custode, quanto il caprajo si trovarono in un mare di
confusione; il primo per aver affidato il capretto al custode; il custode per
averlo affidato al caprajo, e questi per averlo a sua volta dato in consegna a
un altro caprajo con le stesse promesse fatte a lui dal custode. Di questo
secondo caprajo non s'avevano piú notizie. Le ricerche durarono piú d'un mese.
Alla fine, un bel giorno, il signor Charles Trockley si vide presentare nella
sede del vice-consolato in Girgenti un orribile bestione cornuto, fetido, dal
vello stinto rossigno strappato e tutto incrostato di sterco e di mota, il
quale, con rochi, profondi e tremuli belati, a testa bassa, minacciosamente,
pareva domandasse che cosa si volesse da lui, ridotto per necessità di cose in
quello stato, in un luogo cosí strano dalle sue consuetudini.
Ebbene, il signor Charles Trockley, secondo
il solito suo, non si sgomentò minimamente a una tale apparizione; non tentennò
un momento: fece il conto del tempo trascorso, dai primi d'aprile agli ultimi
di dicembre, e concluse che, ragionevolmente, il grazioso capretto nero
d'allora poteva esser benissimo quest'immondo bestione d'adesso. E senza
neppure un'ombra d'esitazione rispose alla Miss, che subito gliel'avrebbe
mandato da Porto Empedocle col primo vapore mercantile inglese di ritorno in
Inghilterra. Appese al collo di quell'orribile bestia un cartellino con
l'indirizzo di Miss Ethel Holloway e ordinò che fosse trasportata alla marina.
Qui, lui stesso, mettendo a grave repentaglio la sua dignità, si tirò dietro
con una fune la bestia restia per la banchina del molo, seguito da una frotta
di monellacci; la imbarcò sul vapore in partenza, e se ne ritornò a Girgenti,
sicurissimo d'aver adempiuto scrupolosamente all'impegno che s'era assunto, non
tanto per la deplorevole leggerezza di Miss Ethel Holloway, quanto per il
rispetto dovuto al padre di lei.
Jeri, il signor Charles Trockley è venuto a
trovarmi in casa in tali condizioni d'animo e di corpo, che subito,
costernatissimo, io mi son lanciato a sorreggerlo, a farlo sedere, a fargli
recare un bicchier d'acqua.
— Per amor di Dio,
signor Trockley, che vi è accaduto?
Non potendo ancora parlare, il signor
Trockley ha tratto di tasca una lettera e me l'ha porta.
Era di Sir H. W. Holloway, Pari
d'Inghilterra, e conteneva una filza di gagliarde insolenze al signor Trockley
per l'affronto che questi aveva osato fare alla figliuola Miss Ethel,
mandandole quella bestia immonda e spaventosa.
Questo, in ringraziamento di tutti i
disturbi, che il povero signor Trockley s'è presi.
Ma che si aspettava dunque quella
stupidissima Miss Ethel Holloway? Si aspettava che, a circa undici mesi dalla
compera, le arrivasse a Londra quello stesso capretto nero che springava
piccolo e lucido, tutto fremente di timidezza tra le colonne dell'antico Tempio
greco in Sicilia? Possibile? Il signor Charles Trockley non se ne può dar pace.
Nel vedermelo davanti in quello stato, io ho
preso a confortarlo del mio meglio, riconoscendo con lui che veramente quella Miss
Ethel Holloway dev'essere una creatura,
non solo capricciosissima, ma oltre ogni dire irragionevole.
— Stupida! stupida!
stupida!
— Diciamo meglio
irragionevole, caro signor Trockley, amico mio. Ma vedete, — (mi son permesso
d'aggiungere timidamente) — ella, andata via lo scorso aprile con negli occhi e
nell'anima l'immagine graziosa di quel capretto nero, non poteva, siamo giusti,
far buon viso (cosí irragionevole com'è evidentemente) alla ragione che voi,
signor Trockley, le avete posta davanti all'improvviso con quel caprone
mostruoso che le avete mandato.
— Ma dunque? — mi ha
domandato, rizzandosi e guardandomi con occhio nemico, il signor Trockley. —
Che avrei dovuto fare, dunque, secondo voi?
— Non vorrei, signor
Trockley, — mi sono affrettato a rispondergli imbarazzato, — non vorrei
sembrarvi anch'io irragionevole come la piccola Miss del vostro paese lontano,
ma al posto vostro, signor Trockley, sapete che avrei fatto io? O avrei
risposto a Miss Ethel Holloway che il grazioso capretto nero era morto per il
desiderio de' suoi baci e delle sue carezze; o avrei comperato un altro
capretto nero, piccolo piccolo e lucido, simile in tutto a quello da lei
comperato lo scorso aprile e gliel'avrei mandato, sicurissimo che Miss Ethel
Holloway non avrebbe affatto pensato che il suo capretto non poteva per undici
mesi essersi conservato cosí tal quale. Seguito con ciò, come vedete, a
riconoscere che Miss Ethel Holloway è la creatura piú irragionevole di
questo mondo e che la ragione sta intera
e tutta dalla parte vostra, come sempre, caro signor Trockley, amico mio.
Luigi Pirandello da
Novelle per un anno
Immagini – 1- una foto di Luigi Pirandello – 2 – antica cartolina
a colori dell’Hotel dei Templi – 3 – il Tempio della Concordia – 4 – un capretto
nero – 5 - antica cartolina in bianco e nero dell’Hotel dei Templi – 6 – un caprone
nero.
Un’elegante lettura della novella su youtube
post inserito il 09/04/2017
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