“la democrazia della poesia”

Di Luigi Giurdanella 
La beat generation ha introdotto quella che fu definita “la democrazia della poesia”, riconoscendo a ciascun uomo, a prescindere della sua condizione e della sua istruzione, una propria natura poetica. Superando l’idea che l’ispirazione poetica era riservata agli spiriti eletti, poteva essere poeta la stragrande maggioranza delle persone.
Fu così aperta la strada affinché ognuno di noi potesse scrivere poesie. Il nostro vero io è qualcosa di cui non sempre, anzi quasi mai, siamo consapevoli, ma che comunque è alla base dei nostri pensieri e delle nostre azioni. È stato Sigmund Freud ad insegnarci che una parte decisiva della nostra vita si svolge al di là della soglia della consapevolezza. Tuttavia, quando si è assaliti nel proprio intimo dalla voglia di esprimere i propri sentimenti o emozioni, si pensa solo a se stessi e a chi o cosa ci ha emozionato e non alle teorie freudiane e alle convenzioni sociali! La creatività altro non è che l’acquisizione vitale della pienezza umana, Camus sosteneva che: “Creare è dare una forma al proprio destino”. La poesia è un appropriazione del sé, compiuta in virtù della forza dell’emozione e dei sentimenti, che però devono trovare una corrispondenza interna capace di recepirli. Le parole designano il complesso sia dei processi conoscitivi e cognitivi, ma le istanze affettive ed emozionali sono prerogativa della parola poetica. Naturalmente in questo processo di democratizzazione, tenendo conto dei mutamenti culturali, delle trasformazioni sociali, si intrecciano in forma tutt’altro che lineare, svariati ed accesi dibattiti, il più cruento è: cos’è la poesia? Non esiste una risposta univoca a questo annoso quesito. Si può dire che ogni poeta dà la sua. La mia per esempio è che: “la poesia è un atteggiamento nei confronti della vita”. Definizione che coniai anni fa durante un convegno organizzato da “Artecultura” intorno alla “Psicopoesia” di Giuseppe Martucci, fu accolta con molto entusiasmo, e da allora non perdo occasione per ribadirlo, tanto che per il nostro Gruppo è diventato quasi uno slogan. Ecco, il nostro Gruppo de “I Poeti dell’Ariete”, è un po’ che non ne parliamo, pensare che il 21 marzo
son ben 26 anni che operiamo nel campo della Poesia. Uno dei principali temi della poesia degli ultimi decenni ha a che vedere non tanto con la poetica come tale, quanto con il confronto, o più propriamente il dialogo con l’Altro. Confronto che può comportare tanto l’identità quanto la differenza; tanto l’accordo quanto il contrasto. Il poeta oggi sente la necessità di avere dei riscontri, per agire e per sopravvivere. Di conseguenza riunirci per leggere, confrontarci, consultarci, serve per migliorare la nostra poesia, ma soprattutto il nostro essere poeti. Pertanto gli incontri di lettura libera di poesia diventano per noi un’esigenza ineludibile.
Il nostro non è un gruppo secolarizzato, ma una comunità in divenire; persone con il senso forte di appartenenza, dove la razionalità si mette a servizio dell’emotività, dando valore e sapore alle nostre poesie. Sempre di più le nostre manifestazioni diventano laboratorio, terreno di coltura, non solo per la poesia, ma anche per capire la società e la vita. La lettura di poesie è momento privilegiato in quanto si ha l’impatto immediato tra lettore e ascoltatore, e dove si raggiunge la fusione tra suono della parola e significato. Un elemento importantissimo del Gruppo è il mensile “I POETI DELL’ARIETE NEWS”, che chiamiamo affettuosamente il nostro “Giornalino”, foglio riepilogativo dove raccogliamo i testi letti negli incontri. Questo “Giornalino” è stato voluto affinché non si disperda tanta poesia, ma soprattutto perché rimanga traccia di tanta umanità. E poi a rileggere le poesie, nostre e altrui, si scopre sempre qualcosa di nuovo, si apprende qualcosa che prima era sfuggito: si apprezza pienamente il senso profondo della parola poetica.
E in conclusione desidero ritornare alla beat generation, di cui sono appassionato cultore. Con la democratizzazione della poesia, questi nuovi, puri poeti, intendevano
portare la poesia alle origini, quando era sostanzialmente orale, esprimendo le emozioni e i sentimenti così come li recepivano, cioè senza barbosi cavilli accademici, cercando nella poesia il significato della vita. I poeti beat all’inizio si cimentarono declamando le loro poesie, spesso estemporanee, nei vari locali di San Francisco: infatti la loro poesia fu tipizzata come “San Francisco Renaissance”. Con i dovuti distinguo, mi piace far notare che noi ci riuniamo e leggiamo le nostre poesie, in un bar: il Gran Caffè al Foro!

Luigi Giurdanella (Da: - I POETI DELL’ARIETE NEWS - n°120 marzo 2016)
immagini
1 - il poeta della bit generation Allen Ginsberg legge poesia in un parco
2 - il simbolo dei poeti dell'Ariete
3 - Un momento di lettura di poesia al Gran Caffè al Foro di Milano (qualche pittore coglie anche l'occasione per mostrare un suo quadro )
4 - Una vecchia foto del degli incontri nei bar dei poeti della bit generation

La pagina di Arpa eolica dedicata Luigi Giurdanella http://arpaeolica.blogspot.it/2013/03/giurdanella-luigi.html
post inserito il 05/04/16
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