LI CRASTI
‘Na quantità di Crasti in un sticcatu, Da una quantità di Crasti in un recinto,
Mentri chi si scurnavanu tra d'iddi, mentre si
scornavano tra loro,
Ni fu da un strifizzaru unu acchiappatu, ne fu da un macellaio uno
acchiappato,
Chi un ferru ci ficcau intra li gariddi, che un ferro gli ficcò
in gola,
E in prisenza di tutti l'ammazzau, e in presenza
di tutti l’ammazzò,
L'unciau, lu battiu beni, e lu scurciàu. l’attaccò all’uncino,
lo batté bene, e lo scorciò.
L'autri si eranu mossi a vindicari Gli altri si
erano mossi per vendicare
Lu so mortu cumpagnu e allura certu il compagno morto e
allora certo
Eranu in statu di putirlu fari; erano in grado di
poterlo fare;
Ma nun fu di durata lu cuncertu, ma non fu di
durata l’accordo,
Pirchì testi di Crasti, e testi assai: perché teste di
Crasti, e tante:
Pignata di comuni 'un vugghi mai. (1) pentola in comune non bolle mai.
Da multi si dicia, chi l'ammazzatu Molti dicevano,
che l’ammazzato
Era superbu e chinu di arruganza: era superbo e pieno
di arroganza:
‘Na mala spina ni avemu livatu, una mala spina
ci siamo levata,
Quali sconsu ni fa la sua mancanza? Quale danno a noi fa la sua mancanza?
Menu consumu d'erva, e la sua parti Meno consumo d’erba, e la
sua parte
Crisci la nostra, pirchì a nui si sparti. cresce la nostra, perché
a noi si sparte
Si eranu cuitati a stu cunfortu, Si erano
quietati con questo conforto,
Quannu lu strifizzaru trasi arreri, quando il macellaio
entra di nuovo,
Ed eccu cadi nautru Crastu mortu. ed ecco cade un altro
Crasto morto.
Tornanu l'autri a mettirsi in pinseri, Tornano gli altri a
mettersi in pensieri,
Freminu; ma poi trovanu anchi in chistu Fremono; ma poi trovano anche in
questo
Li soi difetti, ch'era fausu e tristu. i suoi difetti, ch’era falso e
triste.
Vidinu poi chi la processioni Vedono poi
che la processione
Seguita a longu, né la straggi speddi; seguita a lungo, né la
strage finisce;
Vannu trasennu in custernazioni, vanno entrando in
costernazione,
Ed in timuri pri la propria peddi: e in timore per la
propria pelle:
Perciò tennu consigghiu espressamenti perciò tengono consiglio espressamente
Pri risolviri un giustu espedienti. per trovare un
giusto espediente.
Ma mentri si cunsulta e si riscontra Ma mentre si consulta e
si riscontra
Da una parti e dall'autra ogni pruggettu, da una parte e dall’altra ogni
progetto,
E si matura cu lu pro e lu contra, e passa il tempo
con i pro e i contra,
Menzu sticcatu è già sbrigatu e nettu, mezzo recinto è già sgombrato e finito,
Pirchì, scannannu a drittu ed a traversu, perché, scannando a destra e
manca,
Lu strifizzaru tempu nun ni ha persu. il macellaio tempo non ha
perso.
L'ultimi, ah! tardu! apprisiru, e a so costu, Gli ultimi, ah! tardi! Appresero, e a
proprio costo,
Chi duvia farsi a privati odj un ponti, che si doveva fare ai
privati odi un ponte,
Lu nimicu comuni avennu 'ncostu! il nemico comune avendo vicino!
E chi ‘ntra gran periculi, li pronti E che nei gran
pericoli, le pronte
E li chiù arditi risoluzioni e le più
ardite risoluzioni
Sunnu a salvarci unici menzi e boni. sono
per salvarci unici mezzi e buoni
Per il testo della poesia in siciliano del Meli si è fatto
riferimento alla edizione curata di Edoardo Alfano del 1914.
1)Antico
proverbio siciliano “A pignata 'ncomune un vugghi mai! (La pentola in
comune non bolle mai – se si fa qualcosa
in tanti non si conclude niente. Proverbio in uso anche in altre regioni
d’Italia ad esempio il ligure: “A
pignatta in cumün a nu buie mai a témpu (la pentola in comune non bolle mai al
momento opportuno) – Da non confondere con un altro proverbio “La pignata taliata `un vugghi mai” (la
pentola guardata non bolle mai) che fa riferimento all’attesa: quando una cosa
si aspetta non arriva mai).
Ho proposto
per questa poesia una mia traduzione in italiano; la maggior parte delle parole
sono ben comprensibili in siciliano e in esse se ne può cogliere la sonorità
scelta dal Meli, ma qualche parola resta di non facile comprensione, spero che
questa traduzione possa tornare utile per
i lettori che non conoscono il
siciliano.
Nella storia
e nella vita ognuno di noi potrebbe aver visto chi sono li Crasti (e se stava
tra loro) e forse potrebbe aver visto
chi era il macellaio. Potrebbe! Ma ci si accorge dopo, molto tempo dopo …
E’ una
poesia che può assumere più significati: la difficoltà di realizzare un
progetto comune, gli aspetti più cattivi dell’egoismo individuale che possono
albergare tra gli oppressori e anche tra gli oppressi, l’invito a lottare in
tempo per la risoluzione dei mali. (f.z.)
Sempre di G. Meli su
questo blog L'ALLIANZA
DI LI CANI
Non conosco il dialetto siciliano e ho gradito la tua traduzione. La poesia dice efficacemente di quel che caratterizza l'uomo che non sa farsi solidale e giusto. Non sa difendere quindi sè stesso.
RispondiEliminaA tal riguardo, ricordo la poesia del pastore Martin Niemoller che sicuramente conosci... "Quando vennero per gli ebrei e i neri, distolsi gli occhi
Quando vennero per gli scrittori e i pensatori e i radicali e i dimostranti, distolsi gli occhi
Quando vennero per gli omosessuali, per le minoranze, gli utopisti, i ballerini, distolsi gli occhi
E poi quando vennero per me mi voltai e mi guardai intorno, non era rimasto più nessuno..."
.
ciao Sari, grazie per questa citazione
EliminaMi è sparito il commento.
RispondiEliminaDicevo che il siciliano è bellissimo, certo non lo so pronunciare, ma riesco tuttavia a sentirne la musicalità dei suoni.
Quello che maggiormente mi colpisce è proprio l'egoismo individuale degli oppressi, l'aspetto più distruttivo della società.