Qui sopra un murales
di Milano dell’artista che si fa chiamare Blu; era
inserito , in febbraio, nel post di Arpa
eolica di Ambra Borganti del Bono
Oggi dobbiamo riparlare di murales perché è accaduto a
Bologna qualcosa che resterà nella storia dell’arte dei murales: l’artista Blu ha
deciso di cancellare tutti i suoi murales dalla città di Bologna.
Con una passata di vernice grigia, qualche
colpo di scalpello, Bologna ha
perso tutti i murales di Blu,
uno tra i più celebri artisti della street
art internazionale. E’ stata cancellata la famosa “battaglia” che
decorava la facciata dell’Xm24,
in stile Signore degli Anelli, appena fuori dal centro storico della Dotta, con
la Torre degli Asinelli che fiammeggiava quanto l’occhio di Sauron, è sparito
l’uomo con la maschera antismog, dipinto sul ponte di Stalingrado, e un’altra
decina di lavori apprezzati e sia dai bolognesi, scesi in strada numerosi la
mattina del 12 marzo per guardare Blu e i ragazzi dei collettivi sociali Clash e Xm24 strappare le opere
dai muri.
Sul suo blog, a opere ormai rimosse, Blu ha
scritto: “A Bologna non c’è più Blu, e non ci sarà più finché i magnati
mangeranno. Per ringraziamenti o lamentele, sapete a chi rivolgervi”.
E’
accaduto che a Bologna l’Istituzione Genus Bononiae, guidata dal potente Fabio Roversi Monaco, ex rettore
dell’Università della Dotta, ha organizzato
una mostra sui murales, portando in un museo opere che vengono da oltre oceano
ed anche opere che vengono da vicino, da Bologna stessa. In pratica i “geniali”
organizzatori hanno fatto distaccare dai muri alcuni murales per portarli in un
museo dove si paga il biglietto. Lo stesso artista Blu ha potuto constatare che
ciò è stato fatto con la sua arte senza prendersi cura di chiedergli un parere .
Il
sindaco di Bologna Virginio Merola dice:
“Se non è stato avvisato Blu è stato fatto un errore. Ma è poi bene discutere
se le opere che sono nate per essere per strada debbano essere portate per
forza in un museo.”
Solo che la discussione doveva essere fatta prima e non certo
dopo, visto che la mostra apre i battenti il 18 Marzo 2016.
I
murales fanno parte di quell’arte povera vissuta come lotta e come dono a
tutti, assolutamente gratuita. Certo è soggetta alle intemperie e all’usura del
tempo; ma se si vuole, può essere anche
restaurata con l’aiuto dei tanti artisti di strada. Strapparla e portarla in un
museo dove si paga è la cosa più assurda. Non chiedere il parere allo stesso
artista, che è in vita e reperibile, è un’offesa all’artista ed il furto di un
dono alla città.
Gli
artisti dei murales sono artisti particolari, vivono nel desiderio di colorare
la loro vita colorando la città e rendendola meno grigia; e spesso odiano il
dominio del potere e del denaro. E gli artisti vanno almeno un po’ rispettati.
La storia dell’arte è la storia degli
artisti diceva Ernst H. Gombrich
Non esiste in realtà una cosa chiamata arte. Esistono solo
gli artisti: uomini che un tempo con terra colorata tracciavano alla meglio le
forme del bisonte sulla
parete di una caverna e oggi comprano i colori e disegnano gli affissi
pubblicitari per le stazioni della metropolitana, e nel corso dei secoli fecero
parecchie altre cose. Non c'è alcun male a definire arte tutte codeste
attività, purché si tenga presente che questa parola può significare cose assai
diverse a seconda del tempo e del luogo, e ci si renda conto che non esiste
l'Arte con la A maiuscola che è oggi diventata ridicola e spaventosa. (dall’introduzione alla
sua Storia dell’Arte)
Linnk sull’argomento
Ma che solenne stupidaggine. E arroganza. Al di là della molto discutibile idea di chiudere un murales in una mostra, per di più a pagamento, come non pensare che si doveva chiedere l'autorizzazione all'autore? Arroganza, appunto.
RispondiEliminaE pensare che si considerano, e vengono considerati, anche esperti e grandi critici.
Elimina